Roma – In vista della riunione del coordinamento del Pd convocato
per le prossime ore, Arturo Parisi, coordinatore politico del
referendum elettorale per l’abrogazione del Porcellum, si rivolge ai big
del Pd che oggi
sono stati chiamati dal Segretario a confrontarsi sulle decisioni da
assumere sul tema del referendum.
‘Per una volta – scrive in una nota
– mi dispiace non essere ammesso a partecipare alla riunione chiamata oggi ad
assistere Bersani in una decisione delicata quale e’ quella che riguarda
la scelta sul referendum per l’abrogazione del Porcellum. Pur nel clima
informale di un consesso che, non essendo statutario, e’ sottratto alla
necessita’ delle decisioni unanimistiche che caratterizza da tempo le
riunioni del Pd non potrei tuttavia che ripetere ai quaranta big del
partito quello che, nell’assoluto isolamento, vado dicendo da tempo.
Dica ognuno quello che veramente pensa. E’ finito il tempo nel quale la
regola era ‘e’ meglio sbagliare assieme che avere ragione da soli’. Si
assuma ognuno le sue responsabilita’ anche col rischio di aver ragione
da solo.
Esattamente come stanno facendo le decine di migliaia di
elettori e iscritti che in questi giorni vanno firmando il referendum.
Come hanno gia’ fatto dirigenti del partito di primissimo piano. Come
hanno invitato a fare, seppure con diversi accenti e distinte posizioni
Europa e l’Unita’.
Il partito continui pure a spendersi per la sua
proposta di legge elettorale in parlamento. Ma ascolti allo stesso tempo
la gente: la voglia di ricominciare, la domanda di un nuovo Parlamento
che consenta al Paese di uscire tutto insieme dalla tempesta. E allo
stesso tempo guardi il calendario, pensando al momento nel quale sara’
chiesto conto di cosa abbiamo fatto per cancellare questa vergogna negli
anni anni passati, e cosa avremo fatto dei pochi giorni che ci restano a
disposizione per costringere il Parlamento a fare quello che finora si
e’ rifiutato di fare. Il referendum e’ uno strumento costituzionale
pensato appunto per consentire alle ragioni sconfitte o ignorate in
Parlamento di appellarsi direttamente al voto dei cittadini. Non e’
forse questo – conclude – il momento dell’appello?’.