Nel momento nel quale ricordiamo con riconoscenza i nostri caduti in Irak il nostro pensiero non può non andare agli avvenimenti drammatici che vanno svolgendosi nella città di Nassiriya e nella provincia di Dhi Qar dove essi persero la vita a sostegno del nuovo Iraq. Il nostro è un pensiero di solidarietà e di ansia. Di solidarietà per un popolo che ha troppo sofferto. Di ansia per la tenuta del sistema di sicurezza che in questo momento è sottoposto ad un vero e proprip battesimo del fuoco. A Nassiriya non sono infatti di fronte gruppi religiosi contrapposti o come si dice componenti dello stesso gruppo per motivi religiosi, ma per la prima volta compiutamente e innanzitutto le forze regolari che dipendono dal legittimo governo irakeno e gruppi di ribelli che ad esso si contrappongono, l’ordine contro la sovversione dell’ordine. Ma se questo è pensabile prima ancora che possibile è perchè noi abbiamo lavorato per l’autonomia e l’autosufficienza delle forze irachene portando a termine la missione che pur prevedendo il rientro del nostro contingente ci eravamo dati. Addestrare la 3 Brigata del Nuovo Esercito iracheno e circa 12000 uomini delle Forze di Polizia locali. Il confronto aperto dall’attacco delle milizie ribelli mette ora alla prova questo dispositivo di sicurezza.
Avevamo detto che avremmo portato a compimento la missione ma l’avremmo fatto con onore e non avremmo voltato le nostre spalle all’Iraq.
E’ quello che abbiamo fatto. E’ per questo seguiamo con ansia quelli che abbiamo affiancato come amici e come amici abbiamo continuato a sostenere attraverso l’intervento civile che vede 46 civili dei quali ancora a Nassiriya in posizione di responsabilità la presenza italiana nel locale Piano di Ricostruzione Territoriale (18 esperti dei quali 9 persone e guida italiana), nonchè 107 militari impegnati a Bagdad in funzioni di addestramento all’interno della Nato Training Mission.
Sappiamo che la prova alla quale sono sottoposti non è facile a causa delle ricadute dovute alle difficoltà e agli episodi drammatici registratisi nella vicina Bassora che assieme a Bagdad rappresenta il fuoco principale di questo passaggio.
Il sacrificio che oggi ricordiamo è parte di questa storia segnata dal dramma ma aperta alla speranza. La Forze Armate, le famiglie, e noi tutti ne siamo consapevoli.
Arturo Parisi
Ministro della Difesa