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9 Maggio 2004

Iraq: Parisi, o svolta o rientro

Il fatto che Fini giudichi le torture una vergogna per l’intera coalizione della quale l’Italia si trova a far parte, il fatto che esponenti di primo piano del nostro governo come sono il Vice Presidente del Consiglio, il Ministro degli Esteri e il Ministro della Difesa si proclamino  totalmente all’oscuro delle efferatezze compiute, efferatezze che appaiono ogni giorno di più non occasionali, ci rassicurano sulla loro condivisione del comune sentire degli italiani sul piano personale. Anch’io credo che non ci sia ragione di dubitare delle parole dei nostri governanti. Ma quello che è in discussione, quello che ci preoccupa non è il sentire privato dei nostri governanti ma l’agire pubblico del nostro governo. Lungi dal costituire una attenuante l’ignoranza e l’impotenza dichiarata dal nosto governo è il riconoscimento più grave della nostra marginalità e della nostra subalternità, della condizione di truppe ausiliarie nella quale la politica del nostro governo ha ridotto i nostri soldati, truppe ausiliarie in una guerra fin dall’inizio ingiusta e ogni giorno che passa sempre più sporca. L’unico modo perchè l’agire dei nostri governanti  sia coerente con il loro sentire è che il governo si associ alla nostra richiesta: o una svolta o il rientro. Non è concepibile che i nostri soldati restino un giorno di più sottoposti ad una catena di comando connessa in modo diretto una persona come Rumsfeld.