1 Dicembre 2012
INTERVISTA AD ARTURO PARISI SU “IL MATTINO”, di Corrado Castiglione
Professore, ci siamo: ma quante polemiche. Si potevano evitare?
Si dovevano evitare. Sarebbe stato meglio per tutti che il dibattito sulle regole lo si fosse aperto all’inizio magari con asprezza, ma quando il risultato era ancora oscuro. Meglio che litigare sulla loro applicazione alla vigilia del voto finale. Da una parte si è invece forse ecceduto troppo in buonismo alternando i “mi fido di te” ai “faccia lui le regole, che per me vanno bene”. Dall’altra si è risposto chiudendo prima il chiudibile, poi socchiudendo, e infine richiudendo con delibere a raffica che inseguivano i fatti e confondevano sempre più le idee.
Quanto questo dibattito toglie o aggiunge all’immagine del centrosinistra litigioso che gli italiani già conoscono?
Perchè, nel centrodestra le cose vanno meglio? O il modello ideale è forse quello dei partiti padronali? La buona politica non è una festa fatta di applausi e di voti unanimi. La buona politica è quella nella quale vengono riconosciute le differenze, messe a confronto, e infine affidate alla scelta dei cittadini col metodo democratico. Anche se fino a quando tutto non è finito nulla è finito, penso che questa volta un altro passo avanti sia stato fatto.
Rispetto a domenica scorsa teme un calo fisiologico alle urne?
Quello che temo è che le regole producano alla fine il risultato per il quale erano state pensate nel momento in cui si è deciso di chiudere oggi le primarie che nel 2005 erano aperte a tutti. Se nel primo turno questo effetto è stato contenuto ma tuttavia visibile, questa volta potrebbe essere decisamente maggiore. Spero tuttavia che i cittadini travolgano con la loro passione ogni chiusura.
Trova che nell’ultima settimana Renzi sia riuscito a recuperare il gap di proposta sul Mezzogiorno?
Nel Mezzogiorno il vero gap è stato per tutti nella risposta degli elettori. Se nel nord i votanti alle primarie sono stati di gran lunga superiori agli iscritti di partito, a stare ai dati del Cattaneo, nel sud sono stati poco più del doppio. Giusto ad esempio, se in Lombardia per ogni iscritto hanno votato altri otto, in Campania per ogni iscritto ne ha votato in più meno di uno.
A suo avviso, chi ha più chances di vittoria?
Le regole adottate, i comportamenti prevalenti delle strutture di partito, e i dati conosciuti direbbero Bersani. Ma il bello della vita è la sorpresa.
Ritiene che il confronto tv abbia giovato più all’uno o all’altro?
Li hanno fatti conoscere meglio confermando nei più giudizi precedenti.
L’eventuale successo di Bersani spiana la strada a Renzi verso la segreteria del partito?
Si apre comunque una fase nuova. Se, a dispetto di tutto, la partecipazione resterà significativa, e la distanza tra i due recuperabile nel tempo, dopo l’esordio del 2005, e le primarie attuali che di questo nuovo strumento hanno mostrato compiutamente le potenzialità, ce ne saranno sicuramente altre. Ogni volta più vere, se ogni volta più aperte. Altrimenti, come troppe volte in passato, ci toccherà ricominciare da tre.