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16 Febbraio 2004

Intervento di Arturo Parisi




Uniti: finalmente!

Noi donne e uomini dei Democratici di sinistra,

donne e uomini della Margherita, donne e uomini dei Repubblicani Europei,

donne e uomini dei Socialisti Democratici Italiani,

donne e uomini che si riconoscono solo nell’Ulivo,

siamo qua venuti per riconoscerci in questa semplice parola: Uniti.

 

Uniti, non più contrapposti, come siamo stati fino al 96.

Non più affiancati in una gara moderata dal riferimento comune della appartenenza alla stessa coalizione.

Ma semplicemente: uniti.

 

Mescolati senza distinzioni, senza la protezione e il limite degli steccati seduti fianco a fianco così come lo siamo in questa grande convenzione. Non dimentichi delle nostre storie, delle nostre appartenenze, delle nostre specificità, della diversità delle nostre preferenze ma accomunati dagli stessi valori messi alla prova dall’esperienza.


Uniti non più dal solo calcolo di massimizzare il risultato nel quadro di una regola maggioritaria spesso malsopportata, uniti non dalla paura di non riuscire da soli a superare soglie elettorali che da soli esiteremmo ad affrontare. Uniti nonostante la logica stessa delle convenienze che, in un sistema proporzionale spingerebbe piuttosto alla differenziazione.


Privi per la prima volta dei nostri riferimenti particolari. Privi per una libera scelta che sentiamo forte e sappiamo rischiosa. Privi per esprimere la nostra scelta di fondare la nostra unità nel progetto e solo nel progetto di governo dell’Europa e del Mondo che ci accomuna, e la nostra determinazione a rappresentarlo dentro il Parlamento Europeo.


Dice facile Follini che si permette di ironizzare sulla nostra scelta di unità, come se fosse un fatto grafico, una semplice dichiarazione di intenti fatta a cuor leggero senza costi.


Ci dica piuttosto della unità della coalizione alla quale è così orgoglioso di appartenere. Ci dica dei valori e del progetto che li tiene uniti. Ci dia conto delle sue sempre più evidenti contraddizioni: delle verifiche infinite, delle contrapposizioni sempre più manifeste, del continuo contrasto tra i voti palesi e i voti segreti. Ci assicuri sul futuro della loro unità, quando la Casa nella quale abita perderà il suo padrone, quando le promesse e i ricatti consentiti dalla forza del danaro perderanno la loro forza. Ci dica Follini come nonostante il controllo quasi monopolistico dei mezzi di comuncazione non riescono a rappresentare la loro unità neppure nella rappresentazione.


Lo diciamo certo con sfida perchè sappiamo che questo è appunto la posta in gioco della competizione politica: la capacità di costruire all’interno della propria parte una unità che muovendo dal riconoscimento delle diversità sia allo stesso tempo uno strumento e una anticipazione per l’unità di tutto il Paese. Ma lo diciamo anche con preoccupazione. Sappiamo infatti che nella democrazia bipolare la costruzione dell’unità di un polo è causa ed effetto dell’unità del polo contrapposto.


E’ proprio perchè sappiamo quanto difficile sia il cammino dell’unità che noi siamo venuti qua a ripetere la nostra scelta di unità: certo con orgoglio per il cammino fatto, ma anche con la umiltà che ci viene dalla consapevolezza delle difficoltà che abbiamo dovuto superare per arrivare fin qui e del cammino che ancora ci attende.


Questo non è un punto di partenza, questo non è il punto di arrivo, questo è un altro passaggio, un passaggio decisivo di un cammino, del nostro cammino di unità.


Uniti nell?Ulivo, uniti per l?Europa, dice insieme una storia,

un progetto, una promessa.


Tre sono i messaggi che vogliamo mandare al Paese.

 

*****

 

Il primo messaggio viene dalla nostra storia. La nostra scelta di collocare il nostro progetto dentro l?Ulivo, quella intuizione che milioni di Italiani resero realtà nel 1996 e, che pur con difficoltà ed errori ha segnato nella scorsa legislatura il più importante elemento di novità e di speranza della scena  italiana.


L?Ulivo ha saputo interpretare le attese degli italiani nella stagione difficile in cui occorreva dare al Paese, disorientato dal rapido fallimento rovinoso del primo governo della destra e smarrito di fronte alle difficoltà di una transizione infinita, una risposta capace di assicurare non solo governabilità ma anche progettualità, non solo lotta e contrapposizione ma anche fiducia e senso di comunità.

 

L?entrata nell?euro fu il momento più alto di quella fase, e fu dovuto al senso di squadra, dello stare insieme, del remare tutti nella stessa direzione che il governo dell?Ulivo seppe dare al Paese. 

Il Paese capì e gli italiani cooperarono con convinzione al grande sforzo che allora chiedemmo a tutti i nostri concittadini.


Da lì, da quel momento alto e convinto di vero senso di Patria e di comunità che in quel periodo l?Ulivo seppe interpretare, noi oggi ripartiamo. 


L?Ulivo era, è, sarà la nostra storia e il nostro futuro, la nostra speranza e la nostra prospettiva: la promessa, che oggi rinnoviamo agli italiani, che noi siamo una realtà forte, motivata, responsabile, consapevole dei bisogni del Pese.


Per questo noi oggi ci uniamo nell?Ulivo, nell?Ulivo che noi siamo e che noi vogliamo,  per l?Italia che siamo e che vogliamo.


Sappiamo bene che l?Ulivo è qualcosa più grande e più ampio della nostra unione e non abbiamo pretesa alcuna di essere da soli, noi soli, l?Ulivo.

 

Sappiamo che l?Ulivo è, e deve essere, una grande alleanza di forze politiche e sociali, di impegno morale e di volontà comune. Sappiamo che deve essere un grande impegno di popolo, capace di dare a tutti gli italiani forza  ed energia per costruire il futuro comune.


L?esperienza di questi anni ci ha insegnato però che anche i sogni devono camminare su gambe forti e robuste.


Sappiamo che i nostri concittadini chiedono a noi per primi di dimostrare  che l?idea dell?Ulivo, questa idea di unità e di comunità laboriosa di intenti condivisi, non sia minato dalle divisioni e dalle contrapposizioni fra le forze che lo compongono.


Per questo noi oggi, mentre ci uniamo, diciamo ai nostri alleati della coalizione di centro sinistra che la nostra unione non è, e non vuole essere, elemento di divisione ma piuttosto di rafforzamento della coalizione comune, per meglio servire tutti insieme il nostro Paese.

 

*****

 

Il secondo messaggio è che l?avvenire dell?Europa è il nostro avvenire.


Il centro destra, e soprattutto Silvio Berlusconi, sembrano pensare all?Europa come a un elemento, magari importante, di un quadro mondiale in cui ciascun Paese può fare da sé, coltivando i propri interessi e i propri egoismi nazionali.

Una visione basata su una concezione vecchia, che ricorda il

periodo ?delle cannoniere?, quando la guerra era la soluzione naturale, anche se ultima, dei conflitti, e quando le alleanze militari erano il cuore stesso della politica. 

Un tempo in cui quello che contava era ?indovinare

le alleanze giuste?, e per il resto competere con ogni mezzo, lecito e illecito, nella gara all?accaparramento dei mercati e delle migliori opportunità commerciali.

Quando due sere fa il Premier ha rivendicato come titolo di merito che, grazie ai suoi contatti, anche di amicizia personale, oggi i mercati dell?est europeo sarebbero più facilmente penetrabili per le nostre imprese rispetto a qualche anno fa, ha dimostrato con chiarezza quale sia la sua concezione della politica internazionale e del ruolo dell?Italia.


Non possiamo accettare che un leader, la cui cultura politica pare ferma a quella di un liceale degli anni cinquanta, possa continuare riportare indietro di decenni il nostro Paese, così come è avvenuto durante la brutta vicenda della presidenza europea, grazie alla quale l?Italia ha rischiato di sperperare in soli sei mesi il credito accumulato dall’Italia in Europa e l’eredità dei nostri grandi europeisti da De Gasperi a Spinelli.


Sappiamo che l?Europa è per l?Italia condizione essenziale della sua stessa modernizzazione e del suo stesso sviluppo. Nell?epoca moderna infatti, di fronte ai grandi giganti mondiali che sempre più domineranno la scena planetaria, per i singoli Paesi europei non c?è né storia né avvenire se non nell?Europa unita.


Dobbiamo far capire che l?Europa è l?unico strumento di cui disponiamo per concorrere al governo del mondo e della globalizzazione. 

 

?Meno Europa? significa in realtà privarci della capacità di padroneggiare, con gli altri, i fenomeni che in varia misura concorrono a determinare le difficoltà che già oggi abbiamo.


L?Europa che il 1° maggio comincerà una nuova storia, caratterizzata dal ricongiungimento dell?est con l?ovest

è un soggetto politico importante, potenzialmente e concretamente forte, ricco tanto di storia quanto di futuro.


Esso è la nostra casa comune, la sola casa che abbiamo.

Per questo l?Europa è parte dell?Italia  come l?Italia è parte dell?Europa.

Per questo abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa.

 

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Il terzo messaggio è ai nostri concittadini elettori.


Cari compatrioti, sì lasciatemelo dir con questo termine desueto che al seguito dell’insegnamento di Ciampi abbiamo voluto recuperare dalla nostra grande tradizione risorgimentale.

Cari compatrioti la transizione italiana è lunga, forse più del previsto, e in certi momenti può anche sembrare più lunga del sopportabile. 

La costruzione dell?Europa è complessa e difficile. In certi momenti può indurre a pessimismo e scoramento.


Le difficoltà di tutti i giorni, lo stato di disagio del Paese, i problemi quotidiani di tutti sono oggi più difficili e pesanti di ieri. E a nulla serve l’ottimismo irresponsabile del nostro Premier, che sembra davvero confondere il mondo reale con uno dei tanti ?Dallas? che le sue televisioni hanno propinato per anni e anni agli italiani.


Stiamo vivendo un periodo in cui per la prima volta dal dopoguerra molti pensano che domani potranno stare peggio di oggi e che i loro figli non potranno avere il loro stesso tenore di vita.


Noi, unendoci oggi nell?Ulivo e per l?Europa vogliamo lanciare un messaggio di speranza.

 

Non è infatti tempo di propaganda ma piuttosto di discorsi di verità.


L?Italia e L?Europa stanno affrontando lo stesso tipo di problemi: come governare oggi la complessità, la pluralità, la modernizzazione.


Il sistema politico italiano, sia pure con difficoltà, incertezze, tensioni, è oggi più di ieri un sistema in cui i cittadini contano e possono decidere davvero col loro voto da chi e come essere governati.


Il sistema politico europeo va cambiando e sempre di più, anche in vista delle prossime elezioni, si va delineando un quadro in cui i cittadini europei, con il loro voto a favore dell?uno o dell?altro schieramento in campo, potranno decidere in modo efficace non solo chi li rappresenterà ma anche chi li governerà in Europa.


La democrazia italiana avanza e avanza la democrazia europea, dando ai cittadini potere e responsabilità. 

Il nostro impegno è di dare ai cittadini la possibilità

di esercitare la loro responsabilità decidendo su proposte vere, programmi seri, prospettive chiare e concrete.


Siamo chiamati a sfide inaspettate fino a pochi anni fa.


Di fronte alla preoccupazione che cresce vogliamo mandare un messaggio di rassicurazione ai nostri concittadini.


Sappiamo cosa è necessario fare, siamo pronti a farlo, ci impegniamo a farlo con l?aiuto e il concorso di tutti.

 

 

   La nostra unione per l?Europa e nell?Ulivo è la manifestazione più concreta della nostra consapevolezza e del nostro senso di responsabilità. 

 

La dimostrazione che abbiamo riflettuto sull?esperienza del passato e abbiamo insieme cercato e trovato la via per garantire governabilità, stabilità e affidabilità.

 Per questo oggi con serenità, con forza, con convinzione e con retta coscienza chiediamo ai nostri concittadini un voto per l?Europa, un voto per l?Italia, un voto per l?Ulivo.