Signori Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati,
poche sono le considerazioni che sono oggi in condizioni di aggiungere in ordine alla missione della quale il Ministro degli Esteri ha appena illustrato premesse, significato e finalità.
In nome della verità che dobbiamo al Parlamento e al Paese per quel che riguarda la dimensione militare sento di dovere innanzitutto riconoscere che essa si prospetta come una missione lunga, impegnativa, costosa e rischiosa, e tuttavia non per questo meno doverosa. Alle parole del Ministro Esteri posso solo aggiungere, che poche missioni come questa sono capaci di dar seguito in modo evidente al mandato iscritto nell’art.11 della nostra Costituzione che ci chiama al ripudio della guerra attraverso iniziative attive al servizio della pace sulla base della condivisione di un impegno nel quadro delle organizzazioni internazionali.
È per questo che ritengo che la consapevolezza della lunghezza dell’impegno, dei costi e dei rischi della missione non possono e non debbono fermarci nell’assumerci le nostre responsabilità. E allo stesso tempo che è proprio la determinazione ad assumerci le nostre responsabilità che deve spingerci a ponderare, limitare, governare in modo realistico e prudente rischi e pesi impliciti nella missione stessa.
Oggi è il giorno nel quale dobbiamo esprimere il nostro sì alla partecipazione di forze nazionali al rafforzamento della Missione Unifil in Libano. Un sì che formuliamo in risposta all’appello dell’Onu. Un sì che esprimiamo guidati dalle scene di dolore di sangue e di morte dei giorni scorsi che ancora ci interpellano dai teleschermi. E’ stato appena ricordato: 1200 morti in un mese fanno 40 morti al giorno, 40 vite perdute, 40 famiglie in lutto. E’ per questo che ci riconosciamo in questa tregua che ha già risparmiato centinaia di morti. E’ per questo che ci sentiamo impegnati, incondizionatamente impegnati, perchè le ostilità cessino e cessi il fuoco, e la tregua si trasformi in una stabile pace. Nelle prossime ore ci applicheremo al come della missione, e al come della nostra partecipazione, e a questo mi sento impegnato personalmente come ministro della Difesa. Ma deve essere chiaro che il come deve essere per noi a valle del sì. Se è vero che la tregua ha già risparmiato centinaia di vite, non possiamo dimenticare che il ritardo del cessate il fuoco ha prodotto centinaia di morti.
Come restare insensibili al pianto di David Grossman per la morte del suo Uri?
Come non riconoscere in esso il pianto di tutti i padri e le madri che piangono in questi giorni da entrambe le parti i loro figli?
Guai se dovessimo fallire.
Quanto alla dimensione militare della nostra partecipazione alla Missione in Libano, il punto di partenza di ogni ragionamento al riguardo è costituito dal fatto che, la Risoluzione 1701 dell’11 agosto scorso – che si basa sulle precedenti Risoluzioni 425 e 426 del 1978 – definisce, di fatto, il nuovo intervento come un ampliamento ed una ridefinizione della missione United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), in termini di personale e di mandato.
Ricordo sommariamente che la missione UNIFIL è stata costituita con la Risoluzione 425 adottata in data 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a seguito dell’intervento di Israele in territorio libanese, in risposta all’aggressione di un commando palestinese avvenuta in territorio israeliano. Successive Risoluzioni hanno prorogato, con cadenza semestrale, la durata della missione. Le prime truppe UNIFIL arrivarono nell’area il 23 marzo 1978.
La Risoluzione 425 indicava lo stretto rispetto dell’integrità territoriale, della sovranità e dell’indipendenza politica del Libano entro i confini riconosciuti in campo internazionale e, conseguentemente, richiamava Israele a cessare immediatamente la sua azione militare contro l’integrità del territorio libanese e a ritirare subito le sue forze da tutto il territorio. Il Consiglio di Sicurezza decise inoltre, alla luce della richiesta del Governo del Libano, di costituire immediatamente una forza di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano meridionale. Questa forza fu creata per i seguenti tre scopi:
– ottenere il ritiro delle forze di Israele;
– ristabilire la pace e la sicurezza internazionale;
– assistere il Governo del Libano nella ripresa della sua effettiva autorità nell’area.
Con la Risoluzione 426 il Consiglio di Sicurezza approvava il rapporto del Segretario Generale sull’implementazione della Risoluzione 425, prevedendone una iniziale durata di 6 mesi. UNIFIL, che nel tempo è giunta a schierare fino ad 7.000 caschi blu, impiega oggi circa 2.000 uomini appartenenti all’Italia, Cina, Francia, Ghana, India, Irlanda e Polonia.
Le forze operano nell’ambito del Cap. VI dell’ONU, che prevede il ricorso alle armi solo per autodifesa, avvalendosi di:
– posti di osservazione;
– checkpoint fissi e mobili;
– pattugliamenti;
– contatti fra le parti.
L’Italia partecipa, dal giugno 1979, con un reparto della Cavalleria dell’Aria costituito da 52 militari e 4 elicotteri AB 205 di stanza a Naqoura, sede anche del Comando UNIFIL, con compiti di:
– sgomberi sanitari;
– ricognizione, ricerca e soccorso;
– collegamento tra il Comando UNIFIL e le dipendenti unità operative della Forza;
– collegamento tra il Comando UNIFIL e il Comando ONU in Israele;
– attività antincendio.
La Risoluzione 1701, ora approvata, richiama espressamente gli accordi che hanno portato alla costituzione di UNIFIL ma, sul piano sostanziale, per quanto di competenza della Difesa:
1) amplia l’area d’intervento fino ad interessare tutto il territorio compreso tra la Linea Blu e il fiume Litani;
2) estende mandato e capacità di intervento in misura significativa,
e pertanto accresce il numero di militari impegnati portandoli dai 2.000 di oggi ad un massimo di 15.000, e comunque ad una misura nettamente superiore alla consistenza mai raggiunta in precedenza.
In particolare, secondo il combinato disposto del paragrafo 8 e dei paragrafi 11 e 12, in aggiunta al mandato affidatole dalle richiamate Risoluzioni 425 e 426, la forza dovrà assolvere i seguenti compiti:
– monitorare la fine delle ostilità;
– facilitare e supportare il dispiegamento delle forze armate regolari libanesi nel Sud del Libano, anche lungo la Linea Blu, mentre Israele ritira le sue forze, coordinandosi con i Governi di Israele e del Libano;
– assistere, su richiesta, il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire l’immissione illegale di armi;
– adottare, a supporto della richiesta del governo libanese, tutte le azioni necessarie per assicurare che l’area di operazioni di UNIFIL, non sia utilizzata per operazioni ostili di qualunque tipo;
– resistere a tentativi condotti con la forza e diretti ad impedire alle Forze di UNIFIL di svolgere i propri compiti;
– proteggere il personale e le infrastrutture delle Nazioni Unite;
– garantire la sicurezza e la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e del personale che fornisce assistenza umanitaria;
– proteggere civili sotto imminente minaccia di violenza fisica.
Si tratta, dunque, di un impegno consistente, volto al controllo del Sud del Libano in concorso e supporto dell’esercito libanese.
Da una missione UNIFIL che aveva compiti di mera osservazione, ora viene disegnata una forza con un profilo più attivo, chiamata ad operare affinché la pace sia conseguita e mantenuta.
Il Governo italiano, consapevole della importanza di questa occasione di trovare una soluzione per uno dei problemi più annosi che attanagliano il Medio Oriente, e nel totale rispetto dei principi di pace tracciati dall’Art. 11 della nostra Costituzione, ha ritenuto di proporre al Parlamento la disponibilità del Paese di condividere l’impegno per la pace nel Libano rafforzando la nostra presenza in UNIFIL in modo determinante in riferimento ai nuovi impegni attribuiti alla forza internazionale.
Il nostro Paese è pienamente consapevole della necessità dell’immediatezza dell’intervento, ed in tal senso ci stiamo organizzando in funzione delle effettive esigenze che verranno rappresentate dal Dipartimento delle Operazioni di Peace Keeping dell’ONU (DPKO) e dal Comandante di UNIFIL.
Al riguardo, la Difesa ha avviato la pianificazione tecnica di dettaglio.
Per essere portata a compimento essa necessita tuttavia di alcuni essenziali chiarimenti dei quali ancora non disponiamo:
1) il concetto operativo delle Nazioni Unite dovrà esplicitare il mandato e, in particolare i contenuti dei paragrafi 8, 11 e 12 della Risoluzione nonchè, le loro interazioni;
2) le regole di ingaggio dovranno essere chiare e rispettose del mandato, delineando nel dettaglio i comportamenti da adottare dalle Forze schierate sul terreno;
3) la catena di comando preposta a questa nuova fase di UNIFIL dovrà essere sottoposta a verifiche circa la sua perfetta rispondenza alla nuova struttura delineata, superando i limiti emersi in passato per l’attuale struttura UNIFIL . Ciò in quanto la nuova Risoluzione 1701 ha ampliato in modo significativo gli obiettivi della missione;
4) la partecipazione del Paese dovrà essere calibrata su quella delle altre Nazioni potenzialmente partecipanti. In particolare, considerato come Italia e Francia abbiano sin dall’inizio ricoperto un ruolo trainante, è ipotizzabile che la partecipazione italiana possa essere definita su un livello analogo o comunque comparabile con l’apporto francese. Pur non potendo in questo momento ipotizzare con esattezza l’entità del nostro apporto a causa della indisponibilità di informazioni conclusive sul contributo di altri Paesi, la disponibilità a mantenere nella missione un ruolo di prima responsabilità è inevitabilmente associato alla possibilità che, nel tempo, il nostro Paese possa assumere la responsabilità della guida dell’Operazione con tutti gli oneri aggiuntivi in termini di personale e di mezzi che ciò comporterebbe.
Il Governo è attivamente impegnato ad acquisire gli elementi chiarificatori indicati che – una volta acquisiti – consentiranno alla Difesa di perfezionare la pianificazione operativa e di schierare tempestivamente le forze in teatro.
Signori Presidenti, Onorevoli Senatori e Deputati,
quello odierno è un passaggio particolarmente importante. Siamo in una situazione che impone a tutti maggioranza e opposizione il senso di responsabilità e l’equilibrio necessari ad affrontare, sia pure nella differenza delle posizioni di ciascuno, una situazione politica e militare che richiede un alto senso di responsabilità nazionale diretto a rafforzare l’efficacia delle scelte che il Paese è chiamato a compiere.
Questo senso di responsabilità e di equilibrio non è mai mancato sulle questioni di grande rilievo e, sono certo, non mancherà anche in questa circostanza.
L’intervento militare in Libano, nell’ambito della coalizione internazionale, assume un significato che va al di là degli obiettivi operativi. L’obiettivo strategico è quello di fare un passo sostanziale per ristabilire condizioni di pace e sviluppo nell’area.
In questo quadro, l’azione del nostro Governo è coerente con il ruolo del nostro Paese nel consesso internazionale e con la necessità di una sicurezza che inglobi anche un Medio Oriente pacifico, democratico e prospero.
In tale contesto l’Italia, che con le proprie Forze armate svolge già responsabilmente il suo importante ruolo in molte parti del mondo, è disponibile, qualora ne maturino pienamente le condizioni, a fornire una partecipazione qualificata e significativa anche alla nuova operazione UNIFIL.
Il Governo intende, pertanto, condurre questa azione a fianco degli altri Paesi che hanno risposto o che risponderanno all’appello delle Nazioni Unite, nella certezza che il Parlamento non farà mancare alla decisione il suo sostegno forte e pieno.