Sempre che le intercettazioni pubblicate siano confermate, a proposito della campagna-acquisti aperta sotto gli occhi di tutti per modificare l’esito del voto, il nostro Presidente del Consiglio, mentre in una telefonata con Saccà conferma la “campagna-acquisti” dicendo che “sto facendo la corte a più di venti” senatori, a proposito di uno di essi, non ha ritegno a dire “quello penso di cucinarmelo io”. Lo dice il professore Arturo Parisi, ulivista del Pd, parlando in Sardegna.
“Ripeto- dice l’ex ministro della Difesa – In tutto questo polverone prodotto dalla pubblicazione delle intercettazioni, distratti dal chiacchericcio su episodi spesso irrilevanti, quello che si sta perdendo di vista è il cuore di quell’episodio. L’accusa, ripeto, l’accusa al nostro Presidente del Consiglio di aver tentato con mezzi illeciti di sovvertire l’esito delle elezioni.
Se comprare dagli elettori il loro voto ancora non espresso è sempre una accusa grave, tentare di corrompere gli eletti perchè tradiscano il voto che gli elettori hanno loro affidato è in democrazia l’accusa più grave. A differenza di Di Pietro, nel caso di Berlusconi ad essere pesantemente chiamate in causa, non sono solo le parole ma i comportamenti, non gli aggettivi ma i sostantivi, non solo i mezzi ma i fini delle sue azioni.
Sarcatisco Parisi conclude: ” Sarà pure forte e aspro e irrituale il linguaggio di Di Pietro! Che dire allora di quello che fino a due mesi fa abbiamo preferito chiamare carinamente “il principale esponente dello schieramento a noi avverso” e scopriamo ora essere Berlusconi!”.