Roma. Arturo Parisi, sentinella del bipolarismo del Pd, prodiano, fustigatore dei proporzionalisti devoti alla vocazione minoritaria, ieri ha accolto con soddisfazione l’annuncio del Prof che, a sorpresa, e sulla scia delle mazzate antimaggioritarie della Consulta, ha annunciato che domani andrà a votare alle primarie. “La scelta di Prodi – dice Parisi al Foglio – è il segno della consapevolezza del pericolo che corre il Paese. Anche io non ho mai fatto mistero della mia profonda insoddisfazione per la distanza tra il Pd e il progetto per il quale all’insegna dell’Ulivo vent’anni fa, nel solco della stagione referendaria, ci mettemmo in cammino.
Ma ci sono momenti nei quali bisogna tirare le somme e ricordarci che c’è il male, ma anche il peggio. La sentenza della Consulta ha aperto oggettivamente una situazione segnata dalla incertezza e dal rischio. Questo è il momento di mettere a frutto ogni occasione che consenta di unire dentro e tra i partiti quanti sono preoccupati per le sorti della democrazia governante. Il risultato delle primarie del Pd va oltre i confini delle vicende interne del partito. Solo un consenso chiaro ed esteso attorno ad una scelta di cambiamento può offrire al vincitore la forza sufficiente per costituirlo come un riferimento sicuro per il necessario confronto con gli altri partiti. Di questo consenso l’estensione della partecipazione è la prima condizione.” E la Consulta? “Se di qualcosa dobbiamo essere grati alla Corte è di non averci costretto ad un ulteriore ritardo come, per un momento, è sembrato alla vigilia.
Ma sono pochi quelli che credono che la sentenza sia stata pensata nella notte tra martedì e mercoledì. Quello del quale non possiamo essere grati è il ritardo, l’enorme ritardo, col quale hanno risposto alla domanda di 1 milione e 200 mila cittadini che l’anno scorso avevano di poter abrogare finalmente il Porcellum. La domanda di poter far fare al popolo quello che sapevamo che i partiti non avrebbero mai fatto. Non è che non vedessimo problemi e difficoltà formali. E per questo avevamo cercato e trovato tra i costituzionalisti un consenso che in passato non era forse stato mai così esteso. Ma qualcuno può dire che nell’attuale scelta non ci sono problemi? Che, per evitare l’abrogazione da parte del popolo, è stato più prudente delegittimare tutto con un giudizio di incostituzionalità? Senza parlare dell’ammissibilità.” E il ruolo di Napolitano? Continua Parisi “Mi faccia misurare le parole, perchè questi sono tempi nei quali più che mai tutti debbono misurarle.
Salvaguardare la Presidenza della Repubblica è per tutti un dovere assoluto. Semmai Napolitano ha fatto anche troppo. E lo dico pensando sia a quando è apparso schierato dalla parte opposta alla mia, sia, quando ieri è sceso in campo in difesa del maggioritario. Ho letto (oggi su Repubblica) parole durissime che denunciano i “politici che per quasi tremila giorni ha discusso a vanvera di riforme elettorali e costituzionali” dando l’idea di prenderci in giro, gli stessi ai quali il Presidente si è appellato per 18 volte. Forse mi sbaglio. Ma non sono gli stessi saggi alla cui saggezza siamo stati e siamo ancora affidati?” Le primarie dunque. Per chi voterà Parisi? “Renzi. Esattamente come ho votato lo scorso anno. Pur avendo difficoltà a definirmi renziano, pur con un imbarazzo crescente per i compagni di strada, pur con rispetto per i suoi contendenti. Ma tra la sicurezza della continuità, e il rischio del cambiamento, preferisco il rischio. Non foss’altro, che su questo tema, grazie alla chiarezza di Cuperlo, se una cosa sappiamo è che è schierato per un assetto neoparlamentare, inevitabilmente figlio della delega ai partiti, e parente del proporzionale, sulla la stessa traiettoria lungo la quale si è mosso Bersani, e prima ancora D’Alema e assieme a loro Violante.
Non è di questo che l’Italia ha bisogno.” E il Cav? “Se Berlusconi fosse stato il riformatore che, a giorni alterni ha preteso di essere, non saremmo qua. Non mi faccia infierire. Forse l’Italia è stata un Paese che ha amato, o creduto di amare. (Ma di certo la “Re-pubblica” non è mai stata la sua passione.) Sarebbe bastato che non facesse nulla. Il Porcellum almeno ce lo saremmo evitato. In un tempo nel quale nessuno, e, ripeto, nessuno lo riconosce più come suo figlio, da avversario, una cosa glie la voglio riconoscere. Quella di aver detto che “del Porcellum è brutto il nome, ma non così la cosa”. (Tra parentesi proposizioni saltate nella versione finale)