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13 Marzo 2008

Gli impegni del Paese vanno sempre rispettati

Autore: Arturo Parisi

Vedo che si è aperto all’interno del Popolo delle Libertà un dibattito
sulle missioni italiane all’estero che vede manifestarsi posizioni
diverse su un tema che certo nessuno può considerare marginale. Da una
parte Fini propone infatti di ridurre la presenza in Libano e di
considerare la possibilità di un rafforzamento in Afghanistan.
Dall’altra Martino avanza una proposta decisamente più netta fino a
proporre la cancellazione della missione in Libano, un ritorno in Iraq
e un invio di nuove forze combattenti in Afghanistan. Non è mia
intenzione sottolineare la differenza di posizioni interne al Pdl, e
neppure stressare la differenza tra le posizioni di Fini e Martino e
quella del Partito democratico che sostiene invece il mantenimento
degli impegni che l’Italia ha già assunto. Le elezioni chiamano tutti
ad un confronto.

E’ bene approfittarne per mettere sul tavolo sia i
dubbi che le certezze, così come le diverse priorità con l’obiettivo di
costruire la più ampia unità del Paese attorno ad una linea capace di
tenere nel tempo. D’altra parte non posso dimenticare che sia le
missioni in Libano che in Afghanistan si fondano su un sostegno corale
del Parlamento al quale si sono sottratte nel presente solo alcune
componenti della sinistra. Quanto all’Iraq dal quale siamo rientrati
con onore sulla base di un orientamento già anticipato dal centrodestra
va detto che la nostra presenza ancorchè in forme diverse è continuata
anche dopo il rientro del nostro contingente con compiti appunto
addestrativi nel quadro della Nato Training Mission. Quello che voglio
invece sottolineare è comunque che tutte le posizioni, appena
descritte, riconoscono che l’Italia sta già facendo il massimo per la
sicurezza e la stabilità internazionale impegnata com’è in un gran
numero di missioni militari. Al momento per impegni all’estero in
missioni multinazionali l’Italia è tra i paesi europei seconda solo al
Regno Unito. Considerate le risorse disponibili questo ci chiama ad
assicurarci innanzitutto che gli impegni presi siano tenibili nel tempo
senza mettere a rischio il mantenimento di un adeguato livello di
efficienza dello strumento militare nazionale.

E’ appunto per questo
che nessuna persona responsabile, come ritengo Fini e Martino, pensa di
proporre nuovi impegni senza una corrispondente riduzione di altri
impegni già in corso. E’ in nome di questo senso di responsabilità che
mi permetto di ricordare che nella scorsa legislatura dopo una prima
fase di tenuta dei conti della Difesa, per iniziativa dell’allora
Ministro del Tesoro Tremonti si è proceduto a colpire drasticamente il
bilancio portando le risorse disponibili dai 19.811 milioni del 2004 a
17.782 del 2006. Un taglio profondo che certo siamo riusciti con duri
sacrifici a recuperare in questi venti mesi portando gli stanziamenti a
21.132 milioni, anche se occorrerà ancora tempo per sanare i danni
prodotti dalla cura Tremonti. Sono costretto a ricordare il dato non
per amore di propaganda ma perchè vedo proporre se non addirittura
annunciare il ritorno di Tremonti nel suo ruolo di avversario della
Difesa. Se questo dovesse capitare altro che ridurre una missione a
favore di un altra! Quello che saremmo costretti a rimettere in causa è
tutta la nostra politica di presenza all’estero e ancor peggio la
nostra capacità di assicurare uno strumento di difesa adeguato per lo
stesso territorio nazionale a partire dal numero e dal trattamento del
personale militare. Sicuramente Bertinotti non riuscirebbe a fare
meglio.