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12 Settembre 2010

FINTE PRIMARIE SCELGONO FINTI MIGLIORI

Autore: Arturo Parisi
Fonte: Repubblica

Ho letto anch’io
attentamente l’intervista di Dionigi. Come sempre intelligente, colto e
provocatorio. Non c’e’ in essa cosa che non meriti di essere discussa.
Qualcuna appare invece onestamente discutibile. Senza precisazioni
potrebbe alimentare il qualunquismo e la diffidenza verso la democrazia
che a causa di burocrati e demagoghi va montando tra i cittadini. Per
chi conosce Dionigi esattamente all’opposto delle sue intenzioni. Le
primarie gli fanno venire i brividi? Figuriamoci a chi si batte da
sempre per la loro introduzione. Ma quali primarie? Quelle che
giustamente Dionigi definisce “un trucco premeditato”. Perche’ la
verita’ e’ appunto questa. Nonostante il gran parlare di primarie, di
sindaci selezionati attraverso primarie in Italia se ne sono visti
pochissimi. A Bologna nessuno. Parlo naturalmente di primarie di
coalizione vere, cioe’ aperte, partecipate, libere e competitive. Si
sono sperimentate invece tutte le procedure alternative. Dal candidato
scelto a forza di “si e’ pensato a”, o “alcuni amici mi hanno chiesto”,
dove chi sia il “si” e quali gli “amici” restera’ un mistero, per finire
col candidato esterno alla citta’ imposto dall’alto esattamente come se
fosse un commissario prefettizio. La verita’ e’ che per troppi le
primarie restano ancora una scelta subita, solo un prezzo da pagare alle
mode, un modo per fare gli americani restando italiani, un rito di
investitura, un plebiscito eventuale a favore del candidato gia’ deciso o
subito. Un modo per attribuire ai cittadini la responsabilita’ di
decisioni prese da altri. No! Le primarie non sono queste. E i cittadini
lo sanno, perche’ quelle vere le hanno viste con i loro occhi. Penso
alla elezione di Obama a conclusione di una campagna appassionata,
partecipata, e di una gara trasparente che aveva al suo centro le scelte
cruciali che stavano avanti al loro Paese, dal sistema sanitario, alla
guerra, alla economia verde. Una gara dura ma leale che ha coinvolto
tutta l’intelligenza e il cuore degli americani. Non siamo piu’ ai tempi
del semplice sentito dire. Nell’epoca del villaggio globale non c’e’
bisogno di andare in America o all’Universita’ per distinguere una cosa
vera da una cosa falsa. E’ per questo che dico al Pd. Ci credete?
Fatelo! Non ci credete? Pensate anche voi, come Dionigi sulla scia di
Platone, che e’ meglio che i migliori scelgano da qualche parte il
migliore per costringerlo a “entrare in politica”? E, allora, le
primarie non nominatele neppure. Non vi chiedo il coraggio di dire “noi
che siamo i migliori essendo stati scelti dai migliori abbiamo scelto
tra i bolognesi quello che ci sembra il migliore”. Ma cancellate dagli
statuti di partito queste concessioni allo spirito del tempo che, a
furia di primarie all’italiana e congressi all’americana, ci stanno
macerando nella menzogna. Se invece credete veramente che le primarie
siano la via per superare l’incapacita’ dei partiti di essere da soli
canali tra i cittadini e le istituzioni, mettetevi al servizio dello
svolgimento di primarie vere. Fate di esse un mezzo per “costringere”,
come dice Dionigi, i migliori, abituati a fare i consiglieri e i sindaci
sulla base di una elezione gia’ sicura in partenza, a mettere la loro
creativita’ e passione civile al servizio della citta’. Chiedete loro di
avanzare proposte per il futuro di Bologna e di raccogliere, in gara
tra loro, attorno a queste proposte il consenso dei cittadini.
>
C’e’ il rischio, dice Dionigi, che in questo modo non vengano scelti i
migliori? Altro che rischio, dico io, quasi la certezza. Ma questo
rischio si chiama democrazia. E d’altra parte gli altri metodi non ci
hanno assicurato sindaci migliori, sia che si trattasse di sindacalisti
che dei professori universitari dei quali capisco lui vada orgoglioso. E
chi dice poi che quello che noi chiamiamo il primo cittadino debba
essere il migliore? O come non preoccuparsi se, ancor peggio, fosse lui
stesso a pensare di essere il migliore? Dionigi dice che i “migliori si
tengono e vengono tenuti lontano dalla politica”. Ma come definire
migliore un cittadino che sta fuori dalla politica solo perche’ i
peggiori non lo chiamano tra loro, invece di combatterli a viso aperto
per i loro vizi? E che migliore sarebbe un migliore che si avvicinasse
alla politica solo a condizione che i peggiori lo chiamino tra loro?

Ecco perche’ scommetto sulle primarie, sulle primarie vere, come un
appello largo, rivolto a tutti, e soprattutto ai piu’ giovani, perche’
mettano in campo le loro idee migliori per Bologna dichiarandosi pronti a
realizzarle, anche se non pensano di essere i migliori. Ecco perche’
continuo a sperare che tutti i partiti del centrosinistra, ma – perche’
no? – anche quelli del centrodestra, in gara tra loro, facciano delle
primarie non una ulteriore gara tra partiti che consenta ad ognuno di
contare le proprie forze attorno al proprio candidato ma una occasione
per mobilitare, per incoraggiare tutta la creativita’ e la passione
politica presente a Bologna, magari attraverso un confronto che, come e’
stato proposto dall’Istituto De Gasperi, si sviluppi tra i cittadini in
turni successivi nei quartieri come in America attraverso gli Stati.
Una occasione per mobilitare la passione per il governo della polis, non
quella per far grande la propria parte o fazione. Non possiamo
arrenderci alla idea che Bologna, come dice Dionigi, debba essere
guidata per sempre da cittadini che “valgono solo per interposta persona
o perche’ presentati da altri”, o che, all’opposto, possa essere
salvata solo se si affida ai migliori e agli eroi.

Meritocrazia,
come dice Dionigi, puo’ anche far rima con democrazia, ma democrazia
non fa rima ne’ con burocrazia e meno che mai con aristocrazia.