4 Dicembre 2010
FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI: UNO SCANDALO CONTINUO
Autore: Arturo Parisi
Fonte: Il Riformista
Caro Direttore,
mi consenta di commentare l’articolo di Stefano Cappellini che invitava dal suo giornale i partiti a “tenersi i soldi ma a mollare i cumulo”. Assieme a 132 deputati democratici, in occasione della approvazione della riforma Gelmini, seguendo l’indicazione del gruppo Pd, io ho invece invitato i partiti a mollare una parte dei soldi votando un emendamento proposto dall’Api, che, per i contratti per i ricercatori, proponeva di attingere alle risorse del finanziamento pubblico ai partiti. Come e’ noto nello stesso voto altri 54 deputati del Pd hanno aderito all’invito di segno opposto del tesoriere Ds, on. Sposetti, che aveva espresso sull’emendamento critiche severissime. Cosi’ come e’ noto che dei 54 dissenzienti dal gruppo faceva parte tutta intera la catena di comando diessina a cominciare dal Segretario Bersani e, naturalmente, dall’on.D’Alema. La lealta’ verso le indicazioni del Gruppo che finora ho seguito per rispetto del simbolo sotto il quale mi sono presentato agli elettori non mi impedisce tuttavia di riconoscere che non era quello lo strumento piu’ appropriato per riaprire la questione del finanziamento pubblico dei partiti. Mi sembrava tuttavia paradossale dissociarmi proprio nel momento nel quale la dirigenza del Gruppo veniva finalmente su posizioni nelle quali mi ero sempre riconosciuto disvelando ancora una volta in modo plateale la falsita’ della pretesa del Pdl di proporsi come campione del rinnovamento liberaldemocratico. All’origine del voto non stava il cedimento alla “facile demagogia” dei moderatissimi Calgari e Tabacci, ma il desiderio di mandare un segnale nitido della necessita’ di sostenere la ricerca, e allo stesso tempo di insoddisfazione verso l’attuale regolazione del finanziamento dei partiti.
Cappellini denuncia giustamente che, mentre tutti auspicano una diversa legge elettorale, “nessuno finora abbia alzato la mano per segnalare la necessita’ di cancellare la vergogna della attuale legge sui rimborsi”. Beh!. Ora dovrebbe essere contento, Di mani ne sono state alzate 197.
Il problema e’ ora quello di continuare.
A questo proposito Cappellini dice che “il vero scandalo” “non e’ il finanziamento bensi’ la sua moltiplicazione incontrollata”, il fatto che i partiti “continuino a percepire i rimborsi anche se la legislatura si interrompe prima della scadenza naturale” col conseguente accumulo in uno stesso anno di annualita’ che fanno riferimento ad elezioni diverse. Da cio’ la sua proposta di cancellare la vergogna della cumulabilita’ dei rimborsi.
Un tempo dicevamo. “Siate realisti! Chiedete l’impossibile”. E’ quello che sembra ripetere oggi Cappellini. Perche’ qua sta appunto il busillis. Riconoscere che in un anno ci sta solo una annualita’ e’ possibile solo se si ammette che quello che viene corrisposto ai partiti e’ un contributo annuale dello Stato al loro finanziamento. Ma nel sistema attuale il versamento e’ invece definito come la rata annuale di un rimborso forfettario per le spese sostenute dal partito per la campagna elettorale. E’ questa la spiegazione del fatto che se le elezioni dovessero svolgersi ogni anno invece che ogni cinque, ad un partito potrebbe toccare di incassare in un anno cinque rate annuali del rimborso per ognuna della cinque diverse campagne elettorali. La moltiplicazione del versamento statale che Cappellini considera il “vero scandalo” dipende appunto strettamente dal modo in cui il versamento viene giustificato. Fino a quando non si riconosce la verita’ delle cose, cioe’ a dire che quello al quale siamo difronte non e’ un rimborso di spese elettorali, peraltro non documentate, ma un finanziamento bello e buono dei partiti, la moltiplicazione dei rimborsi e’ destinata a continuare. Ma il vero problema, e quindi il vero scandalo, e’ che tutto possiamo riconoscere all’infuori che questa semplice verita’. Riconoscerla equivarrebbe infatti a riconoscere che l’attuale finanziamento dei partiti contrasta con il referendum promosso negli anni 90 dai radicali nel quale la stragrande maggioranza dei cittadini si espresse al riguardo in modo esattamente opposto, e riconoscere quindi che i partiti, invece di applicarsi tutti assieme a spiegare ai cittadini le buone ragioni che militano a favore del finanziamento, hanno ritenuto piu’ semplice trovare, d’amore e d’accordo, un modo per raggirarli ed imbrogliarli. E poi si dice che che gli italiani non credono nella legge, nei partiti, e nelle istituzioni democratiche! Questo e’ caro Cappellini il vero scandalo. Qua sta la spiegazione del fatto che il povero Sposetti ha dovuto alzare la voce per invitare i suoi compagni di partito a non fare i furbi lasciandolo a dire da solo la loro verita’ come se fosse una sua personale fissazione. Qua, caro Cappellini, sta la spiegazione del fatto che difronte a questa contraddizione il Pd ha deciso di lanciare con il Capogruppo Franceschini il sasso, votando contro i partiti, e, allo stesso tempo, nascondere la mano con il Segretario Bersani che, pur seduto in aula vicino a lui, ha dovuto assentarsi per un attimo. Questo e’ il vero scandalo che ha logorato e continua a logorare la politica, la democrazia e i partiti. Essere costretti a vivere nella menzogna: populisti di giorno contro i partiti, e partitisti di notte contro il popolo.
Arturo Parisi