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9 Febbraio 2012

FINANZIAMENTO AI PARTITI? PARISI, SIA UNA LIBERA SCELTA DEI CITTADINI

Autore: Arturo Celletti
Fonte: Avvenire

“Serve
un patto alto per salvare la democrazia, non un inciucio per difendere
noi stessi».
Arturo Parisi continua a ragionare a bassa voce e presto
arriva al punto provando a inchiodare quelli che chiama i “capi partito”
agli impegni presi con i cittadini. «Hanno detto per mesi che una nuova
legge elettorale doveva essere preceduta da un intervento essenziale
sul piano delle riforme costituzionali. Bene, devono farlo adesso. Da
domattina. Sento parlare di sedici mesi… È assurdo, è ora di volare,
non di camminare: di mesi davanti a noi ne abbiamo a mala pena cinque.
Dopo il ritorno delle vacanze di agosto bisogna applicarci sulla legge
elettorale sapendo che il conto alla rovescia verso il voto è
cominciato».

Professore, già si scorgono le prime frenate…
È così: dietro l’omaggio formale ai cittadini e
al Capo dello Stato vedo annunciarsi l’ennesimo tradimento. Ma così
rischiamo di far sprofondare nel burrone tutta la democrazia italiana.

Democrazia nel burrone?
Ora dopo ora cresce la distanza tra chi
pretenderebbe di comandare e il riconoscimento di questa pretesa di
comando. Capisce? Questa distanza cresce, crescono, parallelamente,
tutte le illusioni e tutte le tentazioni che alla democrazia sono
alternative: dalla tecnocrazia al populismo, dal governo degli apparati
all’irruzione della piazza.

Che direbbe ora a Bersani e Alfano?
Date seguito nei fatti alle troppe parole che
avete detto e che anche in queste ore andate ripetendo sui giornali.
Avete spiegato che la legge elettorale va fatta a valle dei cambiamento
istituzionali? Beh, questo è il momento della verità: o i “capi partito”
riescono a trasmettere ai cittadini l’idea che quello che li guida è la
preoccupazione per Paese e per la democrazia o la crisi di credibilità
che li circonda è destinata a crescere in maniera esponenziale.

Ma non sarà che hanno già deciso di stringere un patto per governare da soli?
Il timore c’è. Che si stiano arrendendo alla
loro impotenza per salvare la loro prepotenza. E che dietro certe
manovre ci sia la tentazione di riproporre la democrazia bloccata del
Pentapartito.

Parlava di credibilità: la vicenda Lusi l’ha già colpita duramente.
I capi partito si trovano nella mani un potere
eccessivo. Dalla scelta dei candidati alla gestione delle risorse. Un
potere superiore alla loro capacità di controllo.

E dunque?
Troppo spesso scelgono la strada più facile. Se
soli, cedono alla tentazione di circondarsi di persone che non li
mettano in ombra; se accompagnati, sono costretti a piegarsi alla mera
spartizione interna. Ora spero solo che dalla disperazione nasca la
speranza e che al Grande Rischio si risponda con uno scatto in avanti.

Il caso Lusi scuoterà anche il Pd?
Certo, scuoterà la politica italiana. E non
finirà qui: ancora una volta si ripropone con assoluta forza il 
problema del finanziamento ai partiti. E io dico: sia uno dei punti
della grande riforma costituzionale

Professore ha un’idea?
Ridurre le spese e ridurre le entrate. Dobbiamo
costringere i partiti a tendere la mano ai cittadini per cercare anche
nel loro sostegno economico la prova e la misura del loro consenso.
Ragioniamo sul loro finanziamento almeno – e ripeto almeno – come
ragioniamo per le organizzazioni no profit e per le confessioni
religiose.

Sarebbe una rivoluzione
Urgente. Il finanziamento dovrà essere una
scelta fondata sulla volontà diretta dei singoli cittadini. E poi
bisognerà correggere un altro aspetto: oggi
tutte le risorse arrivano nelle casse centrali dei partiti, non è
giusto. Come fanno i partiti a parlare di federalismo se non praticano
al loro interno quello che predicano per lo Stato?

Davvero riuscirete a fare tutto prima di agosto?
Se pensiamo di non riuscirci, allora si abbia il
coraggio di dirlo. Non vorrei che ci ritrovassimo alla fine esattamente
come al punto di partenza. Con lo stesso numero di parlamentari, le
stesse due Camere fotocopia, i parlamentari nominati come prima anche se
in modo diverso e un governo fondato su alleanze dichiarate dopo le
elezioni. Allora sì che ne vedremo delle belle.