Come avevo da tempo previsto, tra i risultati di
questa elezione la prova piú sicura che Berlusconi ha perso la sua
scommessa é quello relativo alle sue preferenze personali. Mentre
infatti nelle elezioni di cinque anni fa gli elettori del suo partito
che avevano scritto il suo nome sulla scheda erano stati 34,4 per
cento, questa volta solo 25 elettori su cento hanno deciso di
indirizzare verso Berlusconi uno dei tre voti a loro disposizione”. Lo
afferma Arturo Parisi, leader degli ulivisti nel Pd.
“Tre elettori su quattro – continua – si sono invece
limitati a dare il voto al partito ma non hanno accompagnato il loro
voto di lista con una preferenza personale per Berlusconi. Dal punto di
vista assoluto potremmo invece dire che nel confronto col 2004 ben due
milioni sono i voti mancanti all’appello. 2milioni e 700mila
preferenze sono infatti poco di piú che quelle che gli riconobbero
quattro anni fa gli elettori della sola Forza Italia quando il partito
raccolse cinque anni fa il 20,9% dei voti. Non credo che il dato metta
in dubbio la prevalenza del centrodestra sul piano politico e neppure
il primato del Pdl sul piano politico. Ma sul piano sociale e culturale
il dato ci rassicura che a nessuno é possibile dire e fare qualsiasi
cosa senza dover fare i conti col giudizio degli elettori. Neppure a
Berlusconi. Non penso neppure che questo dato metta in causa la
leadership di Berlusconi, il cui rilievo non puó essere disconosciuto o
sottovalutato neppure da chi come noi é stato da sempre suo avversario.
Il dato sulle preferenze segnala tuttavia che qualcosa é avvenuto: non
solo che a battere Berlusconi sará innanzitutto Berlusconi, ma che il
suo viaggio di ritorno é giá iniziato – conclude Parisi.