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10 Luglio 2008

E’ Veltroni l’organizzatore della manifestazione. non e’ in grado di porre rimedio alla sconfitta

Autore: Alessandro Farruggia
Fonte: Il Resto del Carlino

Arturo Parisi non si fa illusioni. «Nell’immediato — dice il leader ulivista — ho paura che il Pd farà finta di non comprendere il messaggio profondo della manifestazione di piazza Navona. Lascerà che alcune parole di alcuni comici coprano quelle della politica e soprattutto che gli aggettivi dei comici facciano dimenticare i sostantivi della manifestazione e i fatti che sta facendo Berlusconi in questo momento, imponendo in pochissime ore le sue personali priorità». Eppure non si rassegna.

Onorevole Parisi, lei ha detto: «Io in piazza Navona vado perchè è la c’è molta della nostra gente».
«E non le pare che sia emerso in modo incontrovertibile? C’erano decine di migliaia di elettori democratici, convocati dalle stesse emozioni che hanno attraversato il nostro popolo in questi anni, dalla imminenza della sfida lanciata da Berlusconi e dalla stessa denuncia del segretario Veltroni, che denunciando che una fase di dialogo si era conclusa ha alimentato una domanda, ma non ha dato una risposta. Anzi, peggio, ha detto che la risposta sarebbe stata data nientedimeno che il 25 di ottobre. Veltroni prima ancora che bersaglio è stato di fatto uno degli organizzatori della manifestazione. E in questa situazione gran parte della base del Pd, abbandonata a se stessa, ha fatto quello che il cuore e la passione le diceva per dare una risposta immediata a quel che Berlusconi stava facendo. Io non ho voluto lasciarla sola».

Ma la risposta di ieri le è parla la risposta giusta?
«No. Ma questo lo sapevamo dall’inizio. La risposta che è venuta dal palco è stata in troppe voci, nelle voci dei comici che hanno parlato da comici, assolutamente inadeguata, inaccettabile, controproducente, rispetto alla domanda di politica che la piazza poneva. Per questo non ho partecipato all’organizzazione. Ma da qui a far finta di non riconoscere che quello che andava in piazza era i nostri, ce ne corre. Non vorrei che, a loro volta, fossero loro ad essere tentati di non riconoscerci…».

Non crede che per certi toni usati la manifestazione rischi di tradursi in un ennesimo favore a Berlusconi?
«Senza dubbio alcuno. Molte delle cose dette sono inaccettabili se non sciagurate. La manifestazione di ieri ha mostrato una potenziale divaricazione tra una opposizione carina ma impotente e un’altra talvolta ineducata ma altrettanto impotente…».

E non ci sarebbe una via di mezzo?
«Appunto. A preoccuparmi, è il processo di scomposizione che attraversa il centrosinistra e continua ad avanzare. Speriamo che non prosegua oltre le europee. Chi come Veltroni e Bertinotti aveva immaginato la loro separazione sonsensuale come un allargamento del campo ha raccolto le macerie del voto di aprile, dei risultati romano e siciliano. Se questo processo continua l’esito inevitabile è un bipolarimo imperfettissimo che consegna indefinitamente il Paese al centrodestra. Questo processo può essere fernato solo da una leadership che recuperi l’ispirazione ulivista. Ciò che serve è una linea inclusiva e unitaria, cioè l’opposto della linea di Veltroni, che lavori per il ritorno ad una legge elettorale che incoraggia l’unità invece di alimentare la divisione. E io sono per una legge maggioritaria fondata sul collegio uninominale».

Quando lei parla di leadership ulivista fa un appello a Prodi?
«Le persone sono importanti. Ma è più importante la linea. Nonostante i guasti, in un primo momento io stesso ho coltivato la speranza che Veltroni potesse riconoscere l’errore e cambiasse linea e fosse lui quel leader….. Dopo tre mesi ho dovuto prendere atto che la sua capacità di riconoscere la sconfitta, leggerne le origini e di mettervi riparo è pressoché inesistente». 

Quindi qual è il messaggio che lei manda ai dirigenti del Pd?
«Di riprendere la strada laddove l’hanno abbandonata costruendo nuovamente una coalizione di centrosinistra la più ampia e unita possibile».