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20 Aprile 2005

E’ in crisi la Cdl, è in crisi Berlusconi

Il documento della Direzione di AN nella sua stessa formulazione (col suo corredo di dimissioni dei ministri consegnate al capodelegazione) mostra senza alcuna incertezza la crisi della unità della Casa della Libertà attorno alla leadership di Berlusconi
Il documento della Direzione di AN nella sua stessa formulazione (col suo
corredo di dimissioni dei ministri consegnate al capodelegazione) mostra senza
alcuna incertezza la crisi della unità della Casa della Libertà attorno alla
leadership di Berlusconi e il ritorno al governo dei partiti in una forma e
intensità sconosciuta anche nella prima Repubblica.

Ammesso che sul piano della
quantità la maggioranza si confermi maggioranza, sul piano della qualità è assolutamente evidente che la Casa della Libertà non è più la casa di
Berlusconi.

A dispetto di tutte le parole spese in difesa del bipolarismo e del
riconoscimento della leadership di Berlusconi è evidente che la Cdl è ormai
definitivamente abitata da separati in casa.

Separati in casa uniti ormai solo
dalla necessità di difendersi dal verdetto nettissimo espresso dall’elettorato
in risposta alla domanda posta ad esso da Berlusconi circa la azione di governo
sua e della sua maggioranza.

Le elezioni e soprattutto la reazione al voto da
parte della Cdl rendono ormai evidente che quello che è a noi di fronte più che
un governo guidato dal leader e dal programma che raccolse il mandato degli
elettori nel 2001 è ormai solo un aggregato di delegazioni di partito guidata
ognuna dal suo interesse particolare.

Considerato che siamo all’ultimo anno
della legislatura se il governo dovesse sopravvivere a se stesso o riprodursi
come Berlusconi bis sarebbe dichiaratamente un aggregato di programmi e di
calcoli di interessi particolari l’un contro l’altro armati.

Anche se dovesse
apparire nella sua composizione come una fotocopia del governo sconfitto sarebbe
un governo profondamente diverso e soprattutto privo del mandato popolare
diretto che assume a fondamento diretto della sua costituzione.

Se si dovesse
andare al voto tra un anno gli elettori si troverebbero a giudicare un governo
diverso da quello che hanno eletto nel 2001.

Oltre che per la preoccupazione per
il danno che l’azione di un governo debole e contradditorio produrrebbe in
questo anno al Paese è per questo che pensiamo che il governo Berlusconi debba
dar conto ora della sua condotta rimettendo il suo mandato agli elettori.

Sarebbe invece inammissibile che a rispondere fosse chiamato un governo
profondamente diverso da quello presente.