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16 Febbraio 2004

Dobbiamo restare uniti anche dopo le Europee

Autore: Claudio Sardo
Fonte: Il Mattino

Tutto è andato secondo i programmi, si sono detti con Romano Prodi dopo la chiusura all’americana della convenzione dell’Eur. <Non ne dubitavo – commenta compiaciuto Arturo Parisi, vicepresidente della Margherita. – La lista unitaria ha messo in moto una montagna e nessun sasso, da solo, può cambiare il corso delle cose>. Un’imperfezione nella lettura dell’avvenimento, comunque, Parisi vuole segnalarla: <Parlare di ritorno mi sembra riguardo a Prodi come minimo improprio. Parla di ritorno chi pensa solo alle future elezioni politiche. Ma Prodi non è mai andato via. Le sue idee sull’Europa hanno alimentato continuamente il progetto dell’Ulivo>. E’ la premessa per respingere la richiesta di dimissioni da presidente della Commissione europea, sostenuta da gran parte della Cdl. <È una polemica senza fondamento. Fatta, per di più, nel giorno in cui Prodi ha annunciato che non si candiderà,  per restare fedele fino all’ultimo al suo mandato. D’altra parte nel ’99 era già Presidente designato della Commissione  quando pur senza candidarsi sostenne i Democratici ed anzi diede addirittura il suo nome alla loro lista. Per la lista unitaria non farà certo questa volta più di quel che fece allora>.


  Non rischia così di perdere efficacia la vostra polemica contro la candidatura di Berlusconi alle europee?

 <Al contrario, avrà maggiore forza. Noi sfidiamo Berlusconi a comportarsi esattamente come Prodi. Sostenga la sua idea d’Europa,  come Prodi difenderà la sua. Aiuterà così i cittadini a scegliere tra il suo antieuropeismo e il nostro europeismo. Ma eviti di ripetere la truffa di una candidatura, a cui la legge impedisce di dare seguito>.


  La lista unitaria ha scatenato polemiche anche tra i vostri alleati di centrosinistra. Non rischia questo di offuscare il messaggio di unità lanciato dall’Eur?

 <Sono polemiche che dispiacciono anche se non ci impediranno di mantenere uno spirito di solidarietà con gli alleati. Ma mi chiedo cosa sarebbe rimasto dell’Ulivo, se non fossimo neppure riusciti a unire il cuore e la stragrande maggioranza delle nostre forze>.


  La polemica più dura è di sicuro quella di Di Pietro. Forse è anche la più insidiosa, perché punta esplicitamente a sottrarvi fette del vostro elettorato. Come vive questo scontro?

  <Con disagio. Tuttavia, bisogna guardare alla divisione con realismo. Quel che è mancato è stato il tempo per maturare una vera coesione politica e una consuetudine di rapporti. Di Pietro, nel 2001, si schierò contro l’Ulivo. Nel luglio scorso, la sua prima risposta all’appello di Prodi, fu negativa. Ma il cammino dell’unità deve proseguire, oltre le europee. E confido che aiuterà molto il prossimo ingresso nell’Ulivo dell’Italia dei valori>.


  Professor Parisi, le propongo di fare un passo indietro. A luglio. Le è stato facile convincere Prodi che era arrivato il momento di lanciare la proposta unitaria?

  <Non scherziamo… Il padre politico della proposta è Prodi. E lo ha fatto per tre motivi. Per evitare che le europee si riducessero ad una contesa politica nazionale. Per non disperdere il forte contenuto europeista e riformatore, che già univa l’Ulivo. Infine, per scongiurare una dannosa competizione interna. Determinante poi per il risultato è stata la scelta dei tempi>.


  Ma davvero vi aspettavate il sì dei Ds? Non vi ha sorpreso che, nel momento di massima incertezza, sia stato proprio D’Alema a spingere i Ds verso il listone?

  <La scelta di D’Alema non mi ha sorpreso. Mi ha confortato. Una ulteriore conferma dell’intelligenza politica  e della maturazione ulivista del gruppo dirigente diessino. Quanto a D’Alema, la sua svolta ulivista data dall’agosto del 2000>.


  Con la lista unitaria, ora, cambia la geografia del centrosinistra…

  <Direi che cambia l’intera scena politica. Mi auguro sinceramente che pure la Cdl riesca a fare la sua lista unitaria. E se non adesso almeno quanto prima>.


  Nel centrosinistra, comunque, si è costituita una forza centrale del 30-33%. I suoi confini possono, in seguito, ulteriormente allargarsi. Ma può anche darsi che, accanto ad una federazione riformista, nasca una federazione della sinistra più radicale. E’ uno scenario che teme?

  <Per fortuna, non lo ritengo probabile. Perché continuo a pensare che una coalizione poggiata su due gambe – con il trattino più o meno visibile – sia instabile. Attorno al nucleo centrale della lista unitaria, deve continuare a vivere l’Ulivo, e, oltre l’Ulivo, una più ampia alleanza di centrosinistra>.


   Quanti voti deve prendere la lista unitaria perché si possa parlare di successo?

   <Ci basta confermare i risultati ottenuti dai partiti promotori. Vogliamo smentire ancora una volta la presunta regola che, in una competizione proporzionale, i voti non riescano mai a sommarsi per intero. Tutto il resto, sarà di più>.


  Già nei prossimi giorni la vostra unità sarà messa a dura prova dal voto sul finanziamento della missione in Iraq. Come pensate di superarla?

  <Decideremo insieme. I partiti della lista unitaria esprimeranno in Parlamento una sola scelta con una sola voce. La nostra contrarietà alla guerra non è in discussione. Chiederemo al governo una chiara e visibile discontinuità  nella gestione del dopoguerra iracheno. E ci comporteremo con il senso di responsabilità che deve avere una forza di governo, anche quando sta all’opposizione>.