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19 Gennaio 2007

“Dialogo inutile senza cultura della difesa”

Autore: Giampaolo Cadalanu
Fonte: La Repubblica

IL CAIRO – Le contestazioni sulla base di Vicenza non hanno scosso il ministro della Difesa. Erano attese, fa capire Arturo Parisi, e chi vede differenze fra le parole sue e quelle del premier «evidentemente non è abituato all´approccio filologico». La risposta alla sinistra radicale è sfumata, più una lezione di diritto costituzionale che una polemica politica, ma alla fine è ben chiara. «Nel Paese ancora non c´è una adeguata cultura della difesa e della sicurezza», dice il ministro al rientro della visita dal Cairo. L´idea di fondo è che le critiche verso l´allargamento della caserma Ederle siano in realtà frutto di una visione complessiva che nega il ruolo delle Forze armate. «C´è chi acconsente che la violenza ingiusta vada contrastata con la forza legittima. C´è invece chi non condivide. E c´è chi non ne vuole proprio sentire. Come ministro della Difesa, sento il dovere di acquisire un consenso consapevole». In altre parole, il dialogo è aperto per chi critica i modi, ma è inutile con chi non accetta nemmeno le basi della politica di sicurezza. Insomma, è difficile e soprattutto è inutile cercare “ponti” verso chi è troppo lontano. Con le «piazze», in altre parole, non si discute. L´allargamento della base di Vicenza è soprattutto una questione locale, dice in sostanza Parisi, e insiste: «La nostra è una democrazia governante. In passato era diverso, tutto si basava sulle deleghe. Oggi il campo della delega è ridotto. E questo costringe i cittadini a dire “sì” o “no” a tutte le scelte. Ma dentro le istituzioni, non nelle piazze». Le responsabilità della scelta sono a Vicenza, dunque, anche se il comportamento delle autorità locali sembra ispirato al «dualismo che spesso anima l´opposizione. Di giorno la dichiarazione in un senso, di notte il comportamento in senso opposto”. Un´ambiguità che ha ispirato anche le decisioni delle autorità vicentine: «L´amministrazione si è assunta le responsabilità solo ad autunno inoltrato, preferiva che le decisioni fossero prese per responsabilità altrui, così da poter criticare dopo». Non era il caso di usare la questione Vicenza per mandare un segnale forte all´amministrazione Bush, sostiene il ministro, sottolineando la diversità fra il suo ruolo e quello del collega Massimo D´Alema, a cui toccava la parte più critica verso l´alleato. Alla fine, com´è ovvio, la sintesi toccava a Romano Prodi, anche se negli organi collegiali tutti hanno espresso la propria opinione: «E´ bene che ognuno faccia la sua parte: noi dovevamo verificare la compatibilità della scelta di Vicenza con le linee di politica estera e di Difesa. Poi il presidente del Consiglio ha portato tutto alla sintesi». E´ un modo molto diplomatico per suggerire che anche all´interno dell´esecutivo le diversità di vedute erano piuttosto accentuate. In Egitto il ministro Parisi ha lavorato alla definizione di accordi militari «per un Mediterraneo mare di pace». Ha riscosso l´apprezzamento per il ruolo italiano in Medio Oriente sia da Mubarak che dalla Lega araba. Ha ascoltato l´appello espresso dal segretario di quest´ultima, Amr Mussa: un “SOS” in sostegno di una Conferenza per la pace nella regione. Insomma, in politica interna la divisione dei ruoli ha individuato un compito della Difesa forse più “tecnico” e meno politico. Ma sugli scenari internazionali, sembra convinto il ministro, nessuna decisione strategica può essere presa senza pensare alla sicurezza.