«Lo ricordo come se fosse oggi. Era il 18 aprile 1948,
esattamente il giorno delle elezioni. Io bambino, seduto sul bordo del
marciapiede, all’ombra del campanile della chiesa, e un ragazzo che
spiegava al “dottor” Masia – questo era il titolo col quale chiamavamo a
Sassari i sacerdoti laureati in teologia – che aveva torto il
maresciallo dei carabinieri, perché la targa dei Comitati Civici poteva
stare a distanza ridotta dai seggi, in quanto non rappresentava
pubblicità elettorale. Fu in quell’occasione – racconta oggi Arturo
Parisi – che accanto al parroco, unica autorità da me conosciuta, vidi
segnalarsi per autorevolezza una figura nuova. Quel ragazzo era
Francesco Cossiga».
Lei sostenitore con Prodi del bipolarismo,
lui fiero oppositore dell’Ulivo e stratega del governo D’Alema. Eppure
un tempo lei è stato “vicino” a Cossiga
Vicinissimo. In via
Asproni, abitavamo esattamente di fronte, frequentavo la stessa chiesa,
io bambino e lui dirigente dell’Azione cattolica, col messale sotto il
braccio come i preti e i laici colti.
Quello
che respiravamo assieme, e che lui prima di me aveva appreso da
Maritain. Pure nell’unitá dell’impegno, la distinzione dei piani, il
rispetto del confine tra l’ambito politico e l’esperienza religiosa.
Sassari ha avuto un ruolo anche nella sua ascesa al Quirinale, per la parentela con Berlinguer, allora segretario del Pci.
Pur
nelle contrapposizioni Sassari era una città fortemente segnata da una
comunanza di valori democratici grazie al clima favorito dalla presenza
dell’Universitá e ad una forte borghesia intellettuale. E’ in questo
clima piú che nella parentela che cercherei le radici del rapporto con i
Berlinguer. Ma come consonanza direi che a contare di più fu certamente
quello con un altro presidente della Repubblica, Antonio Segni.
In effetti, la parrocchia di San Giuseppe di capi dello Stato ne ha allevati ben due.
E di Segni condivise per un tratto anche la corrente.
Ma restó sempre un battitore libero, anzi liberissimo, uomo delle
istituzioni più che di partito.
I funerali si terranno si terranno a Cheremule. Ne è sorpreso?
Sì,
un po’ mi meraviglia. Avrei pensato piú a Siligo e Chiaramonti, i paesi
dei Cossiga che gli sentivo ricordare piú spesso. Forse ha voluto
sorprenderci fino alla fine.