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23 Gennaio 2010

Con Casini non possiamo avere amori occasionali

Autore: Stefano Cappellini
Fonte: Il Riformista

Professor Parisi, in un certo senso domenica si ricomincia da dove si era partiti: le primarie in Puglia, laddove esordirono cinque anni fa anche e soprattutto per merito suo. A chi va il suo sostegno: Boccia o Vendola?
Se fossi pugliese sceglierei solo in riferimento alla capacita’ delle diverse proposte di portar fuori la Puglia dai guai nei quali la vedo cacciata, e di mobilitare attorno ad esse la passione e la ragione dei pugliesi. Penso al triangolo politica-sanita’-affari, sul quale quest’anno sulla Puglia si e’ letto di tutto. Mi farebbe piacere che sia Vendola che Boccia mi spiegassero come ci siamo finiti, cosa propongono per uscirne, e in che misura le diverse alleanze possono aiutarci a risolvere i problemi in campo. Sento invece troppo su come vincere, ma troppo poco su cosa fare della vittoria. E, per di piu’, sento di una vittoria da pensare per il Paese, quasi che la salvezza della Puglia non avesse a che fare con la salvezza del Paese.
 
Lo Statuto lo consente, ma lei ritiene politicamente opportuno che esponenti del Pd facciano apertamente campagna per l’esponente di un altro partito come sta appunto accadendo per Vendola? È un segno di estrema libertà intellettuale o il sintomo di profondo malessere interno?
Il profondo malessere del partito e’ sentire in pubblico cose opposte a quelle che si dicono in privato, sostenere in una regione linee opposte a quelle incoraggiate in altre regioni, proclamare convinzioni notoriamente opposte a quelle vere, disattendere impegni presi solennemente, annunciare sostegni manifestamente opposti alle proprie intenzioni. La scelta di domenica e’ quale debba essere la persona e il progetto attorno al quale costruire la coalizione, e non invece quale sia il partito che debba guidarla. Se la domanda riguardasse il partito guida, non ci sarebbe alcun bisogno delle primarie. La risposta la daranno gli elettori nelle elezioni di marzo. Se, come ha ribadito piu’ volte Bersani, durante il cosiddetto congresso del Pd, si e’ deciso di avvalersi delle primarie per la designazione delle persone preposte alla cariche monocratice e’ perche’ a queste persone e’ affidato il compito di essere in quanto tali un riferimento unitario per tutti gli elettori della coalizione al di la’ delle preferenze e delle appartenze ai diversi partiti che la compongono. Se la competizione diventasse, come purtroppo appare, uno scontro tra 
partiti militarizzati a favore dei rispettivi candidati finiremmo per produrre un grave danno alla solidarieta’ della coalizione, alla unita’ del partito, alla autonomia del candidato, e, alla stessa credibilita’ delle primarie. 
 
Se Vendola vince, salterà l’alleanza con l’Udc in Puglia e la possibilità di far fare un altro passo avanti al laboratorio di un nuovo centrosinistra alternativo a Berlusconi. Non è un prezzo alto da pagare alla “democrazia delle primarie”?
Se il nuovo centrosinistra avesse lo spessore e la democrazia la qualita’ che viene associata alla alleanza con l’Udc qualsiasi prezzo sarebbe per me eccessivo. La verita’ e’ che non si ha il coraggio di riconoscere che quello che viene raccontato come un prezzo da pagare all’Udc e’ il fine perseguito autonomamente da una parte del nostro stesso partito. 

Lei viene considerato un accanito nemico dell’alleanza con Casini. Ma davvero è impossibile conciliare un accordo politico-elettorale con l’Udc e la sopravvivenza del bipolarismo?
Basta che si riconosca che i problemi del Paese sono problemi la cui soluzione non sta in una sola legislatura, e ci chiedono quindi progetti e alleanze di lunga durata. Il tempo dei matrimoni indissolubili sara’ pure finito. Ma nessuna alleanza al servizio della Repubblica puo’ essere pensata come un amore occasionale.
  
La candidatura Bonino nel Lazio pare aver riaperto una questione cattolica nel Pd, addirittura spingendo alcuni esponenti a uscire dal partito. Trova fondate le loro argomentazioni? C’è il rischio di un nuovo scontro tra il Pd e una parte delle gerarchie ecclesiastiche come ai tempi della polemica sui “cattolici adulti”?
A dare fondamento agli argomenti e ai rischi sono le reazioni inadeguate e tardive della dirigenza del partito. Quando Carra dice che passa all’Udc per realizzare il disegno di D’Alema e Bersani ha detto tutto. Come dar torto a quanti si chiedono perche’ mai abbiamo messo casa insieme quando era piu’ semplice amoreggiare restando ognuno a casa sua?
 
Il centrosinistra menava vanto di una classe dirigente locale molto più preparata e popolare di quella del centrodestra. Oggi le difficoltà nel trovare candidati all’altezza per le regionali – che fanno seguito a molti casi di giunte azzoppati da inchieste giudiziarie e scandali sembra smentire quella superiorità. È così?
E’ cosi! Quando ci si affida, non ad una nitida e riconoscibile distinzione politica ma alla presunzione piu’ o meno dichiarata di superiorita’ morale, questa e’ la fine inevitabile che ci attende.
 
Nel corso della cosiddetta “estate dei furbetti”, lei fu il primo a parlare di una “questione morale” nel centrosinistra. Crede che l’allarme resti attuale?
Appunto! Ora si capisce meglio perche’ purtroppo si e’ diffusa a livello di massa. Se denunci di giorno gli altri come monopolisti del male devi prepararti a dar conto degli affari che di notte intrattieni con loro. 

A Bologna sul sindaco Delbono pendono gravi accuse e alcuni comportamenti già accertati sono – profili penali a parte – già degni di censura politica. Non trova che, per coerenza con quanto fatto e detto nei confronti di Berlusconi, il Pd dovrebbe invocare per primo risposte chiare da Delbono e, in caso queste non arrivino, riservarsi di chiedergli un passo indietro?
Quanto a lui son sicuro che quello che ha fare lo capisce da solo. Quanto a noi quello che tardiamo a capire e’ il rispetto per le persone e le istituzioni. Il fatto che la semplice ipotesi di dover dare delle spiegazioni esponga una persona al ludibrio generale e’ per i veri colpevoli un alibi sufficiente per gridare ad ogni richiesta di conti.
 
Capitolo giustizia: da alcuni autorevoli esponenti democratici – penso a Oscar Luigi Scalfaro e Gerardo D’Ambrosio – è arrivata un’apertura sull’ipotesi di uno scudo giudiziario per il premier e le alte cariche dello Stato. Ritiene anche lei che a certe condizioni se ne possa discutere?
La forme, gli argomenti e l’urgenza con i quali Berlusconi continua ad imporci i suoi problemi privati come problemi pubblici, non debbono impedirci di porci i problemi pubblici come problemi pubblici. Questo naturalmente nelle forme, con le motivazioni e i tempi con i quali vanno difesi gli interessi della Repubblica. Se Berlusconi non avesse esordito cercando di sfuggire ai giudici con un atto di prepotenza forse non ci troveremmo a questo punto.