La sopravvivenza del bipolarismo solo grazie ai Ds in difesa delle loro convenienze? Ho paura che Casini non si renda conto del rilievo delle sue considerazioni. Una delusione! Se qualcosa mi avvicinava a Casini era il comune riferimento al bipolarismo cioè alla nascita di una democrazia competitiva e governante come una conquista per il Paese, una conquista che consente ai cittadini di scegliere tra due proposte alternative di governo capaci ognuna di raccogliere attorno a sè la maggioranza degli italiani. In nome di questa scelta pensavo che Casini avesse fondato nel ’94 il Ccd e deciso di collocarsi nel campo di centrodestra rompendo con Martinazzoli. In nome di questa scelta aveva iscritto in questi anni il suo partito, anche se con una qualche dignità e misura, nel seguito di Berlusconi. Sento invece che, dismettendo ancora una volta in modo irrituale i suoi panni istituzionali, il Presidente della Camera attribuisce oggi la tenuta e la sopravvivenza del bipolarismo alla sola “guardiania dei Ds”: quasi a dire che se fosse per lui il bipolarismo sarebbe preferibile abbandonarlo tornando all’antica regola proporzionale da lui definita “giusta ma non percorribile”, e se il tempo a disposizione non fosse solo “uno scorcio di legislatura” forse si potrebbero trovare anche altri alleati interessati alla restaurazione del bel mondo antico. No, caro Casini, nessuno può impedirle di cambiare le sue convinzioni nè di rinnegare in modo così scoperto il suo percorso politico, ma non faccia conto su altre alleanze o almeno su alleanze significative nel nostro campo. Di sicuro non nella Margherita che pur divisa su molti punti ha iscritto la difesa del bipolarismo tra i tratti costitutivi. Ma neppure negli altri partiti dell’Unione che sanno tutti distinguere le forme della legge elettorale sulla quale hanno legittime opinioni diverse, dal bipolarismo sul quale la convergenza è solida anche se talvolta può non apparire altrettanto unanime.