E’ una morte che Bin Laden, mosso dalla sua
ambizione di potere vestita da fede religiosa, ha cercato per anni, con
freddezza e determinazione, assieme alla morte di decine di migliaia di
altri esseri umani innocenti. Quello che ha cercato, ha trovato.
Mi auguro innazitutto che il governo americano riesca a dar
conto in modo scrupoloso delle modalita’ dell’evento fugando le voci che
vanno moltiplicandosi al riguardo.
Eviterei comunque
festeggiamenti e toni trionfalistici. Non c’e’ proprio nulla da
celebrare. Basti pensare ai 52 ragazzi morti in Afghanistan proprio nel
mese di aprile che si e’ concluso il giorno prima della morte di Bin
Laden. Confrontato con l’aprile dei 10 anni che dal 2001 lo hanno
preceduto, e’ stato per le forze della coalizione di gran lunga il piu’
sanguinoso. Dopo dieci anni di impotenza, di tutto parlerei all’infuori
che di un trionfo.
Se tutto fosse iniziato da lui,
tutto finirebbe con lui. Il solo fatto che, dopo una sfida delle
dimensioni dell’11 settembre, la piu’ grande potenza del mondo assieme
ai suoi alleati, abbia consumato tanto tempo, versato tanto sangue, e
speso tante risorse per raggiungere l’obiettivo che oggi celebriamo ci
dice che e’ tutto piu’ complicato. Dietro e attorno alla persona di Bin
Laden c’era e continua ad esserci enormente di piu’. Se l’11 settembre
del 2001 ci ha trovati impreparati e’ a causa di quello che non abbiamo
fatto il 10, il 9 e tutti i giorni precedenti. Pensare che sia tutto
finito il 1 maggio
del 2011, sarebbe ancora piu’ insipiente.