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20 Maggio 2004

Berlusconi-Bush, accordo totale sulla necessità di “non lasciare a metà il lavoro iniziato”. Sarebbe questa la svolta?

Di fronte alla guerra, ripeto, alla guerra iraqena la nostra linea è stata da sempre una sola: o una svolta o il rientro. Dopo mesi di dileggio è sembrato per un momento che anche Berlusconi avesse condiviso la richiesta di una svolta. Di fronte all’accordo definito “totale” con cui si è concluso il suo incontro con Bush la domanda è oggi una sola: è svolta quella annunciata ieri? La nostra risposta è:no. Come possiamo chiamare svolta un programma enunciato con la formula di “non lasciare a metà il lavoro iniziato”? Come possiamo chiamare svolta un programma avanzato dalle stesse persone che ci hanno portato in una guerra e per di  più proclamato senza la minima autocritica in nome dei “comuni valori”, della stessa “saggezza”, della stessa “concezione della democrazia e dei diritti umani” che hanno governato la prima meta del lavoro che ora si vorrebbe portare a termine?

Di fronte ad una situazione oggettiva di guerra che Berlusconi non ha il coraggio di chiamare col suo nome è semmai il nostro Governo che chiede al Paese una svolta: una svolta alla rovescia. Quella di riconoscere che il nostro intervento non può essere più proponibile come un “intervento umantario”, nè la condizione del nostro Paese  rivestita dalla formula ipocrita di  “alleato non belligerante” e che di conseguenza l’approdo più realistico che, per difendere la vita dei nostri soldati, a questo punto si imporrebbe è uniformare le regole di ingaggio delle nostre truppe a quelle degli alleati belligeranti, riconoscendo così di averli portati in una guerra a dispetto dell’art.11 della Costituzione: della prima e della seconda parte. A questa svolta alla rovescia, che rappresenterebbe un avallo a posteriori al tragico errore della guerra e alle colpevoli omissioni del governo italiano non siamo disponibili. Mentre di fronte alla situazione attuale non possiamo non chiedere al Governo di preparre il rientro delle nostre truppe dall’Iraq, ci sentiamo invece ancora di più impegnati per produrre la svolta autentica che porti l’Iraq fuori dalla guerra e l’Italia e l’Europa impegnate con l’Onu ad una vera pacificazione.