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21 Dicembre 2009

Arturo Parisi ai riformisti, no ad ogni inciucio e al ritorno al passato. Sì al compimento della transizione

Il problema non e’ il confronto, ma quale confronto. Son troppi anni che lo ripetiamo. Da troppi anni il confronto riprende e fallisce. Gia’ quindici anni fa la prima riga del programma dell’Ulivo auspicava nuove regole come “un patto da scrivere assieme” con lo stesso Berlusconi di oggi. Appena due anni fa alla guida del dialogo, ora tornato saldamente nelle mani di D’Alema, stava peraltro Veltroni col grande risultato che ancora ricordiamo. 
 
Il problema non e’ il confronto ma l’altezza della asticella, sotto la quale l’accordo scade inevitabilmente a inciucio, ad uno scambio guidato cioe’ solo dall’interesse di parte, e, sopra la quale, il confronto puo’ dirsi nell’interesse del Paese. E’ del contenuto dello scambio che dobbiamo percio’ parlare. Ci dicano quelli che sono di nuovo impazienti del confronto che cosa propongono di scambiare in cambio di che cosa. Ci dicano cosa mai guadagnerebbe il Paese da uno scambio nel quale l’opposizione concede alla maggioranza l’immunita’ del suo capo a prezzo del principio di uguaglianza dei cittadini, e la maggioranza concede ai partiti di opposizione la loro distinta sopravvivenza grazie al ritorno del proporzionale e la fine del bipolarismo?
 
E’ dall’interesse del Paese che dobbiamo partire: dalla necessita’ di riforme che pensino al futuro, non dalla tentazione di tregue pensate per il presente. Non mi sembra che il ritorno al proporzionale pagato con il mancato rispetto del principio di uguaglianza possa essere sottratto alla categoria dell’inciucio, al quale la risposta non puo’ essere che quella di un no fermissimo.
 
E’ tuttavia da quelli contrari al confronto che molti attendono una risposta. Se puo’ non sorprendere che la maggioranza del Pd continui la linea maanchista, con la Bindi che protesta in piazza e D’Alema che tratta nel Palazzo, sarebbe assurdo se la minoranza uscita dal cosiddetto congresso rispondesse con un maanchismo di segno rovesciato, con Veltroni che protesta nelle piazze e Marini che tratta nel Palazzo. Se nel Pd sopravvive una linea veramente riformista e’ questo il momento per battere un colpo. Avanzino finalmente i riformisti con forza una proposta che segni il discrimine tra piccolo inciucio e grande riforma, una proposta che interpreti la necessita’ di andare avanti portando a compimento la transizione aperta venti anni fa, e difenda il Paese dalla prospettiva di un ritorno indietro giustificato dalla paura della tirannide e allo stesso tempo fondato sull’accordo con quello stesso tiranno dal quale ci dovrebbe difendere. No quindi ad ogni inciucio e al ritorno al passato. Si al compimento della transizione.