Leggo sulle agenzie che ieri sera, in occasione di un cocktail di saluto, il Presidente Berlusconi avrebbe riesposto i pilastri della sua dottrina sull’Afghanistan. Ha ripetuto con Bossi “Chi di noi non vorrebbe che i nostri soldati non tornassero a casa?”. Ha ribadito “noi dobbiamo essere la’ per far crescere la democrazia”. Ci ha dato appuntamento a dopo il 20 agosto quando “dopo le elezioni potremo prendere in considerazione una exit strategy dal Paese”.
Non esattamente la linea svolta nei giorni scorsi dalla Lega e confermata l’altro ieri, alla Camera. Ma certamente neppure la posizione allora esposta dal Ministro La Russa che ha invece ribadito che l’impegno in Afghanistan non è un impegno di settimane e neppure di mesi, ma di tempo lungo che ha come obiettivo quello di consentire al Governo afghano di gestire autonomamente la sicurezza dell’Afghanistan, e ha allo stesso ricordato che un’agenda raccorciata sarebbe “schizofrenica e contrastante” con la decisione già assunta e da lui molto dettagliatamente illustrata “di rafforzare la nostra presenza militare in Afghanistan”. Nonostante il Presidente del Consiglio continui ad accusare i giornali di speculare su una occasionale battuta di Bossi, solo per riempire le pagine, una cosa è chiara. Invece di chiarirsi, la situazione va ulteriormente confondendosi. E’ per questo motivo che, a nome del Pd, ho l’altro ieri lamentato che a chiarirla in Parlamento non fosse venuto il Presidente del Consiglio. La storia ci ha insegnato che, soprattutto sulle questioni militari, tutto a un Paese è consentito, all’infuori che avere contemporanemanete due linee. Una, quella di Berlusconi e della Lega, investe in pubblico sull’ansia e la speranza di una exit strategy a breve che attraversa il cuore di tutti. L’altra, quella affidata al Ministro della Difesa, muovendo dalla analisi della situazione e dagli impegni assunti, deve governare una presenza militare di tempo non breve. Qual è la posizione del governo? Non ci dica il Presidente Berlusconi “ne parliamo dopo il 20 agosto”. Il 20 agosto è domani. E soprattutto ricordi il tono con cui la Lega ha intimato al Ministro La Russa di “riflettere sulle parole del Ministro Bossi, e, dopo il 20 agosto, non a pensare di ipotizzare, ma a prevedere un’apertura di un grande confronto politico sulla nostra presenza e sulle nostre missioni all’estero”.