Se le notizie sulla partecipazione al voto finora diffuse fossero confermate, esse dimostrerebbero che questa volta a perdere la scommessa sono stati i talebani. I dati anticipati sono fin troppo lusinghieri e vanno perciò valutati con attenzione nella consistenza e ancor più nella distribuzione.
Prima di lasciarci andare a giudizi affrettati ai lettori di casa nostra è bene ricordare che all’ultimo turno di elezioni provinciali italiane ha votato il 45% di elettori. Ed erano elezioni nelle quali nessuno aveva minacciato gli elettori di mozzargli le dita, non ricordo che i seggi fossero stati oggetto di attentati.
Per esercitare il loro diritto di voto gli elettori italiani hanno avuto inoltre 22 ore e più di 61000 seggi e non 9 ore e meno di 7000 seggi come risulterebbe dalle informazioni ufficiali in Afghanistan. Si aggiunga che in Afghanistan la popolazione urbana rappresenta solo un terzo, mentre il resto è disperso in un territorio esteso il doppio del nostro, nel quale le difficoltà di collegamento hanno costretto a distribuire il materiale elettorale a dorso di asino.
Se l’ipotesi di una partecipazione attorno al 50% che arriva da Kabul fosse confermata dovremmo semmai chiederci, come hanno fatto gli afghani a votare in tanti in così pochi seggi, e in così poco tempo, e allo stesso tempo come mai, in condizioni radicalmente opposte e con tutte le facilitazioni possibili, gli elettori italiani vanno a votare sempre meno.