Roma – «E’ andata in scena la contrapposizione non di due diverse impostazioni
politiche, che già sarebbe grave. Quella che è emersa è la divisione
tra due culture inconciliabili. Una, quella della Lega, identitaria, localistica, indifferente al resto del mondo. L’altra, quella espressa dal governo e da buona parte del Parlamento, che sa che il mondo esiste e bisogna farci i conti.»: ha un diavolo per capello Arturo Parisi, ex ministro della Difesa del Governo di Centrosinistra. E’ stato lui a parlare, a nome del Pd, a Montecitorio, nel dibattito di due giorni fa sulla strage dei nostri soldati in Afghanistan, e a reagire con sconcerto alla spaccatura nel centrodestra tra il ministro della Difesa, Ignazio La Russa «Vigliacchi, non ce ne andremo), e quello delle Riforme Umberto Bossi «Basta: missione esaurita. Spero che i nostri soldati tornino a casa per Natale»).
«Come pensare che siano divisioni senza rilievo politico e, al termine del Consiglio dei Ministri, assicurare che l’incidente è rientrato? Dia un’occhiata ai giornali stranieri. Ripensamento e ritiro sono le parole che ricorrono di più, assieme all’ammonimento agli italiani a non cedere alla emozione da parte del mio ex collega Morine, Ministro francese della Difesa, che ancora mi brucia. A lasciare il segno, nonostante le precisazioni successive, sono state le prime parole del Presidente del Consiglio che è sembrato ancora una volta sposare la posizione di Bossi. Quasi una “ricevuta di ritorno” del messaggio inviato dai Talebani».
Sarebbe a dire che la strage ha avuto l’effetto che il kamikaze sperava?
«Esatto. E’ questa l’impressione. E dire che assieme ai nostri sei connazionali hanno perso la vita anche dieci cittadini afgani e cinquantacinque sono rimasti feriti. Persone, mica numeri. E’ bene non dimenticare che la distanza tra Kabul e Roma e’ la stessa di quella tra Roma e Kabul, e laggiù ci seguono e sanno interpretare sempre meglio ogni segnale che parte da qui”.
Lei è convinto che i Talebani sappiano tutto di quel che accade a Montecitorio?
«A differenza del passato e di quanto ancora si sostiene da più parti, non sono affatto convinto che l’attentato sia stato compiuto ai danni di una generica “forza militare” della coalizione. Questa volta gli attentatori avevano almeno una conoscenza approfondita delle caratteristiche tecniche dei mezzi in uso ai soldati italiani. Forse non ancora un attacco “mirato” ma certo un “attacco consapevole”».
Seguendo questo ragionamento si arriva alla conclusione che, due sere fa, leggendo su internet le parole di Bossi, i Talebani abbiano avuto un sussulto di soddisfazione?
«Certamente. E’ come se avessero esclamato: colpito!».
Ed ora il centrosinistra che fa? Nel febbraio del 2007, quando il centrosinistra era al governo, foste scottati dal dibattito sulle missioni di pace (la mozione del centrosinistra non raggiunse il quorum per la defezione di due esponenti dell’estrema sinistra e Prodi fu costretto a presentare le prime dimissioni, n.d.r.): pensate di rispondere con la stessa moneta? Con un dibattito parlamentare?
«Lasciamo perdere il passato. Questa volta la divisione passa dentro il governo. Una domanda non possiamo perciò non porla: qual e’ la linea del governo in Afghanistan? La stessa domanda che ponemmo nel luglio scorso e alla quale non fu data risposta: anche allora a partire da una differente posizione della Lega interpretata dal Presidente del Consiglio. Quello che comunque non e’ assolutamente accettabile e’ che prima venga data una risposta al Parlamento e poi una diversa sui media e nelle piazze. Sull’onda del dolore lacerante per questi lutti penso che la domanda vada riproposta. E chiederemo, come già facemmo nel 2007, il pieno sostegno dell’Italia alla Conferenza Internazionale. Allora, molti paesi europei non condivisero questa nostra impostazione. Ora, a distanza di due anni, sono in molti ad essersi spostati sulle nostre posizioni»
Che possiamo riassumere così: fine di Enduring Freedom, avanti con l’Onu?
«Meglio sarebbe, un paese una missione, quella indicata dall’Onu. Temo tuttavia che, neppure ora, il governo e la maggioranza riescano a risponderci con una voce sola. Leggo che il Ministro Frattini, si augura che l’effetto di questa strage, sull’opinione pubblica, sia la crescita della solidarietà nel paese. E’ la nostra stessa speranza. Quello che si e’ ripetuto ieri mi spinge a dubitarne».
Perché la Lega si metterà di traverso ancora una volta?
«Il fatto e’ che nel confronto tra Pdl e Lega sopravvive una vera e propria divisione genetica. Da una parte stanno voci che si richiamano all’unità della nazione, dall’altra un partito che nel suo statuto ha ancora iscritta la divisione del Paese e l’indipendenza della Padania e l’illusione della protezione dal resto del mondo».
Certo che anche nel centrosinistra vi sarebbero problemi: anche Di Pietro, dopo che Bossi aveva lanciato il sasso, ha concordato sull’esaurimento delle ragioni che sono alla base della nostra presenza in Afghanistan.
«Un motivo in più per aprire un dibattito che chiami tutti a chiarire le proprie posizioni e ancor piu’ le motivazioni che le guidano».