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10 Luglio 2008

L’opposizione ricominci dall’Ulivo in piazza Navona c’era il popolo del Pd

Fonte: La Stampa

Sconsolato ma non sorpreso. Questo è lo stato d’animo di un democratico non pentito di essere essere andato ieri a Piazza Navona. Come avevamo annunciato siamo andati a Piazza Navona in una parentesi dei nostri impegni nell’aula parlamentare, non per ascoltare i troppi comici che da comici si sono avvicendati al microfono ahimè leggeri di ogni senso di responsabilità. Siamo andati lì consapevoli dei rischi e dei limiti e quindi da esterni ai promotori della iniziativa e dopo aver contestato come inaccettabili i toni e i bersagli di alcuni organizzatori. E tuttavia proprio il senso di responsabilità politica ci ha chiesto di stare vicino ai democratici che lì si erano dati appuntamento. E lì li abbiamo trovati. Divisi dai loro dirigenti, ancorchè uniti tra loro a decine di migliaia, e perciò colpevolizzati da gran parte dei loro dirigenti per essere andati appresso ai girotondi e a Di Pietro. Ma come! Non sono neppure tre mesi da quando ci siamo presentati alle elezioni appunto con Di Pietro, unica eccezione al nuovo vangelo dell'”andare da soli”, e per di più in una alleanza farfugliata come anticipazione di uno stabile integrazione in un partito comune.

Ed ora tra i dirigenti Pd è tutt’un “mai più con Di Pietro” manco il Di Pietro di oggi non fosse l’anti Berlusconi e il legalitario che è sempre stato. Ed ora i dirigenti Pd, dopo aver riscoperto che Berlusconi è Berlusconi, accusano Di Pietro di essere Di Pietro! Ed abbandonano la propria gente proprio nel momento in cui il Berlusconi di sempre, guidato da una concezione totalitaria della democrazia, avvalendosi della forza datagli dalla regola maggioritaria oltre i consensi reali, impone al parlamento a tambur battente in poche ore una norma che lo sottrarrebbe alla faticosa condizione di cittadino comune. Ed abbandonano la propria gente per di piùd opo aver riconosciuto che è giusto protestare e protestare in piazza, ma il 25 ottobre a provvedimenti approvati. Intanto basterebbe raccogliere su una petizione firme a milioni esattamente come Berlusconi due anni fa, mentre già Di Pietro annuncia firme per un referendum. A leggere i giornali sembra proprio che invece di farsi carico delle ansie e delle passioni che hanno loro stessi alimentate, invece di offrire ad esse luoghi e modi adeguati per trasformare questa domanda in risposta politica, i dirigenti Pd si vergognino o facciano finta di non riconoscere i propri elettori dimenticando che a loro volta potrebbero essi a non riconoscere i loro dirigenti indirizzandosi verso l’antipolitica, l’apolitica, o un altra politica.

Con l’alibi di sciagurati aggettivi dimenticano i sostantivi, e con l’alibi delle inaccettabili parole dimenticano fatti ancora più inaccettabili. Col ritornello che di questi tempi della libertà, delle regole, e delle istituzioni ” alla gente non glie ne può interessare di meno. Come mi è capitato di sentire ieri in parlamento mentre ancora Piazza Navona ribolliva di indignazione. E’ questo appunto il rischio che corriamo. La divaricazione crescente tra una opposizione educata in parlamento ma impotente, ed una opposizione maleducata nelle piazze altrettanto impotente. E’ per evitare questa divaricazione, che fa impotente la democrazia, che dobbiamo mettere rimedio a questa frattura, stigmatizzando senza esistazione le parole ma contrastando i fatti. E’ per evitare questa divaricazione che abbiamo voluto dire ai democratici di Piazza Navona che noi, anche se non condividiamo, li conosciamo e li riconosciamo.

Quello che i più non capiscono è che la divisione prima iniziata come distinzione e competizione tra le componenti della vecchia maggioranza sulla scia del Procellum, e poi sfociata nella separazione consensuale tra Veltroni e Bertinotti, se non è frenata, è destinata a trasformare tutto il campo di centrosinistra in una maionese impazzita. Prima dividendo la alleanza tra Pd e Idv, poi al suo interno lo stesso Pd, e pian piano anche gli altri partiti esclusi dal Parlamento. E’ per questo motivo che è necessario ricominciare dallo spirito unitario e inclusivo dell’Ulivo guidati da un progetto e da una regola comune, per il bene certo del centrosinistra ma soprattutto della possibilità di una effettiva competizione col centrodestra e quindi per il bene della democrazia italiana.