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14 Agosto 2005

Unipol, Prodi con Fassino “Ma non si senta perseguitato”

Autore: Carmelo Lopapa
Fonte: la Repubblica

ROMA – Preoccupato per la “sindrome da suicidio” che sembra ancora una volta comparire nel centrosinistra. Quelli che ieri lo hanno avvicinato, Romano Prodi lo raccontano così. Il leader dell’Unione è amareggiato per gli attacchi a Fassino, che considera ingiusti e ingiustificati, e teme una spirale che ingeneri sempre più nei Ds la convinzione di essere perseguitati. Il Professore continua a tenere i contatti con la coalizione, ad abbozzare “codici etici” in grado di unire. Ma deve fare i conti con i rischi di una guerriglia di tutti contro tutti.


I sintomi di uno scontro tutto interno all’Unione, sul tema della questione morale, si sono visti anche ieri. Dopo le ultime puntate delle intercettazioni sulla scalata Unipol a Bnl, la Quercia finisce ancora una volta sotto il “fuoco amico” degli alleati. L’attacco parte ancora una volta da sinistra, con Bertinotti che torna alla carica contro i Ds ritenuti “troppo indulgenti con i nuovi capitalisti”. Il segretario di Rifondazione, in una lunga intervista che esce oggi su Liberazione, rimprovera alla Quercia non solo un eccesso di vicinanza con la Unipol, ma soprattutto la “neutralità” rispetto a Ricucci e agli altri scalatori, rappresentanti di quel capitalismo fondato sulla rendita che, per Bertinotti, la sinistra dovrebbe combattere. Sbagliato “schierarsi nella battaglia per la balcanizzazione, per la feudalizzazione della nostra economia, schierarsi con la rendita o far finta di essere indifferenti”. Questo rischia di trasformarsi nel “vicolo stretto che porta al disastro”, avverte. “Non voglio introdurre veleni – sottolinea con chiaro riferimento ai rapporti tra dirigenti Ds e Unipol – però credo che andrebbe affermato un principio elementare: un dirigente della sinistra deve abbandonare alcune consuetudini, alcune relazione che magari sono state costruite in altre fasi della propria esperienza politica”.


Non è l’unico, Bertinotti. C’è Di Pietro che torna a invocare il “patto etico” e a definire quanto sta emergendo dalle intercettazioni “un gigantesco verminaio, tale da far sembrare marachelle le malefatte di Tangentopoli”. Fassino a tutto questo prova a dire basta: ieri, in intervista all’Unità ha parlato di “aggressione ai Ds” e, per spazzare ogni dubbio sul suo operato nella vicenda Unipol, ha chiesto che siano tolti gli omissis dalle conversazioni intercettate. “Tutti potranno così constatare – spiega – che non c’è nient’altro che uno scambio di opinioni”. A difendere Fassino ci pensa il verde Pecoraro Scanio: “La questione morale va affrontata senza divisioni e strumentalizzazioni interne, altrimenti ci facciamo solo del male da soli”. E il vice presidente dello Sdi Villetti, che chiede una commissione bicamerale di inchiesta sull’uso delle intercettazioni “poiché la loro diffusione instaura un processa di piazza senza garanzie”.


Lo spettacolo dell’Unione divisa sulla questione morale suscita la reazione ironica della Cdl. Il vicecoordinatore forzista Cicchitto evoca la storia dei pifferi di montagna “che andarono per suonare e furono suonati: chi di questione morale ferisce, di questione morale rischia di perire”. Per il ministro di An Storace, se la sinistra ha bisogno di un patto etico è perché “non si fidano l’uno dell’altro”. Gasparri parla di “inquietante e torbido intreccio tra Ds e cooperative”.