14 Novembre 2005
Unione, un piano in quattro punti per il Sud
Fonte: Il Mattino
Bari.
Sparano a zero sulla Finanziaria appena votata al Senato. Bocciano la proposta di una grande coalizione lanciata dall’ex leader dell’Udc, Marco Follini. Ma soprattutto si presentano a Bari a ranghi compatti per snocciolare davanti a 1200 piccoli imprenditori riuniti nel padiglione 7 della Fiera del Levante, la ricetta dell’Unione per il Mezzogiorno.
C’è il candidato premier, Romano Prodi, accompagnato dal presidente dei Ds, Massimo D’Alema e dai responsabili economici della Quercia e della Margherita, Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta. Insomma, un pezzo consistente del governo prossimo venturo nel caso in cui il centrosinistra vincesse le elezioni.
L’occasione è il convegno organizzato da due fondazioni, Italiani Europei e Governare per. Con tanto di «biglietto» di ingresso per partecipare (prezzo 100 euro per un posto numerato in platea) e una marea di slides che raccontano i centri di eccellenza dell’impresa pugliese.
Chi si aspettava, però, un attacco a testa bassa contro Berlusconi, è rimasto deluso. D’Alema non nomina mai il Cavaliere. Anche quando sottolinea che «il Mezzogiorno è stato cancellato dall’agenda politica degli ultimi anni».
Una posizione condivisa dal professore di Bologna che ieri, a pochi chilometri da Bari, ha anche trovato il tempo per visitare uno stabilimento: «Sono demoralizzato. Questa Finanziaria fa fare passi indietro al Paese, comporta sacrifici pesante per i più poveri, prevede ulteriori tagli agli enti locali. Sarà dura risalire la china».
Quanto all’idea di una grande coalizione lanciata da Follini, Prodi non ha dubbi: «È una proposta che non ha senso nella politica italiana». Categorico anche D’Alema: «Ci si appassiona su cose che non ci sono.
Quello che c’è è un centrosinistra che si candida per governare il Paese, che ha forza, che vince tutte le elezioni che ha un leader scelto dai cittadini attraverso le elezioni primarie. Ed è la forza che si prepara a governare l’Italia». Ma al centro del convegno barese c’è soprattutto il Mezzogiorno.
Che negli ultimi anni, sottolineano sia Letta sia Bersani, ha invertito la rotta, perdendo punti nei confronti del Nord e ampliando il gap con le aree più forti del Paese. Ma tocca a Prodi delineare un «piano d’azione» per il Sud.
Con quattro punti principali: sviluppo delle infrastrutture, a cominciare dai porti, attrazione degli investimenti stranieri, sviluppo delle risorse umane e pubblica amministrazione efficiente.
A tutto questo, D’Alema, parlando prima del professore di Bologna, aveva aggiunto altre due priorità: dirottare gli investimenti e le risorse europee su alcuni grandi progetti strategici evitando la vecchia logica della distribuzione dei fondi a pioggia.
E contrattare con l’Europa una fiscalità di vantaggio per le aziende che decidono di investire nel Meridione. «Anche a costo di ottenere meno fondi strutturali», aveva aggiunto il numero uno della Quercia. Prodi va anche oltre, sottolineando il ruolo che il Sud può avere nel nuovo contesto degli scambi commerciali, con il ruolo ormai conquistato dai mercati asatici.
«Mi hanno criticato perché ho detto che il presidente del Consiglio è andato solo una volta in Cina e non in rappresentanza del governo italiano ma di quello europeo. Nello stesso periodo Schroeder è andato a Pechino sette volte e altrettanto ha fatto Chirac».
Invece è proprio su questo fronte che il Sud deve puntare. Accettando, però, due condizioni: evitare che la rete di autonomie locali venga interpretata come una frammentazione dell’interlocutore politico.
E accettare anche scelte impopolari, come ad esempio «la localizzazione di infrastrutture fondamentali, come i gassificatori, impianti sicuri che non hanno un impatto sull’ambiente».