NEW YORK – Nello sconforto dell´amara sconfitta, i delusi elettori democratici cercano già qualche speranza per il futuro, la grande speranza che nel 2008 li possa salvare. Il primo nome che salta sulle labbra di molti fedeli del partito è Hillary Clinton, che riporta alla mente la sensazione di soddisfazione per l´unico presidente democratico, suo marito Bill, che fu eletto a un secondo mandato dai tempi di Harry Truman nel 1948. Bill Clinton è l´unica vera stella del partito democratico e il suo brillante discorso alla Convention democratica ha contribuito ad accentuare la relativa mancanza di carisma di John Kerry, fattore che ha giocato parzialmente nella sua sconfitta.
Per molti elettori democratici Hillary è quanto di meglio possa esserci: anche lei attira vaste folle ed è accolta con entusiasmo genuino dalla base del partito. Nel 2008 avrà quasi dieci anni di esperienza al Senato degli Stati Uniti, e ciò le conferirà delle credenziali politiche di tutto rispetto, oltre ad essere la moglie di un ex presidente. Attualmente Hillary sta per esempio prestando servizio nella Commissione del Senato dei Servizi Armati, con il chiaro intento di migliorare le proprie credenziali in tema di affari esteri e questioni militari, nonché al fine di contrastare le eventuali obiezioni future, quelle di non essere in grado di guidare il paese in tempi di guerra.
Hillary in linea generale ha ottenuto delle ottime valutazioni lavorando al Senato: è estremamente intelligente, è una lavoratrice instancabile e ben preparata. Un amico che conosce numerosi membri del Senato mi ha detto che Hillary è sicuramente quella che gli ha fatto la migliore impressione tra tutti quelli che ha conosciuto. «Molti di loro per parlare di varie questioni devono sempre fare affidamento sugli appunti che il loro staff ha preparato» ha osservato, «mentre Hillary è in grado di discutere un´impressionante gamma di argomenti con acume, cognizione di causa e profondità».
Tuttavia Hillary potrebbe rivelarsi una pericolosa illusione nelle vesti di salvatrice del partito. Il suo carisma è essenzialmente la luce riflessa dell´appeal del marito. In realtà come candidato i suoi punti di forza e le sue debolezze sono assai più vicini a quelli di John Kerry che a quelli di Bill Clinton. È una brillante studiosa di politica, con qualcosa delle fatue maniere del tecnocrate o del docente universitario. Non è un´oratrice particolarmente vivace e spesso sembra forzata e innaturale quando alza la voce o cerca di imprimere passione alla sua oratoria. In più Hillary ha una serie di punti vulnerabili. Se è vero che Hillary è molto amata dalle donne democratiche, è altrettanto vero che è ancor più appassionatamente odiata in molte zone del paese. Si è tirata addosso tutta la rabbia che suo marito si era attirato – rabbia per aver evitato la leva, per essere stato contro la guerra, per aver fumato marijuana, per la liberazione sessuale della generazione degli anni ?60 – senza essere in grado però di edulcorarla con il vecchio fascino del Sud che gli appartiene. Clinton, sebbene sia stato un genio della politica che ha studiato a Yale e Oxford, ha le maniere ordinarie della lower-middle-class dell´Arkansas. Hillary per la destra conservatrice è l´icona dell´élite snob del Nordest, che ritiene di essere la migliore e la più brillante del paese. Inoltre il fatto che sia una donna desta antipatia, sospetto, e per i conservatori è l´esempio di tutto ciò che di sbagliato vi è nel femminismo. Quando le fu chiesto perché avesse continuato a dedicarsi alla sua carriera dopo aver avuto una figlia, Hillary commise il tipico errore che suo marito non avrebbe mai fatto: invece di lusingare e assecondare il suo pubblico, si irritò e disse la verità: «Che cosa si suppone che dovessi fare? Starmene a casa a preparare biscotti tutto il giorno?».
Questa risposta può anche aver suscitato le acclamazioni delle femministe di New York e della California, ma offese la classe lavoratrice bianca e gli elettori della middle-class del cui appoggio i Democratici avevano disperatamente bisogno per poter riguadagnare terreno. Molta dell´antipatia per Hillary è ingiusta e dovuta semplicemente a ben radicati pregiudizi contro una donna intelligente che aspira alla più alta carica, ma per molti conservatori americani Hillary Clinton è l´anti-Cristo. Se volete sconfiggere un candidato impegnato in una corsa politica nel Sud o nell´Ovest degli Stati Uniti, vi basterà spedire dei volantini con la foto del candidato in posa accanto a Hillary Clinton.
Se i repubblicani si sono divertiti a bombardare John Kerry con la parola “flip-flop”, banderuola, si divertiranno immensamente di più con Hillary Clinton. Vedremo circolare migliaia di foto relative alle centinaia di volte che ha cambiato pettinatura cercando il look giusto. Prima, negli anni ?70 del femminismo, usava il suo cognome di ragazza, Rodham. Poi adottò il cognome Clinton per placare gli elettori conservatori dell´Arkansas. Infine, quando è approdata sul palco della nazione, si è decisa ad adottare il titolo di Hillary Rodham Clinton, come per accontentare tutti. Il suo discorso volto a spiegare il voto da lei dato a favore dell´invasione dell´Iraq è stato un capolavoro di equivoci contorti, con il quale in sostanza ha detto di aver votato per la guerra perché è a favore della pace.
La triste realtà è che nella corsa alla presidenza oggi aiuta molto non avere un gran curriculum, come avvenne nel caso di George Bush nel 2000. Ciò potrebbe indurre i Democratici a cercare una stella su cui puntare che abbia meno fardelli, come John Edwards o il senatore dell´Illinois appena eletto Barak Obama, sebbene puntare per la presidenza con un candidato di colore possa essere ancora più duro che osservare Hillary che cerca di diventare la prima presidente donna degli Stati Uniti.
(Traduzione di Anna Bissanti)