E
va bene, torniamo al futuro. Ciascuno tiri fuori la sua fede – alla
maniera in cui ce l’ha, se ce l’ha – insieme alle ragioni che lo
ispirano nel fare politica. Il dibattito pubblico si fa sempre più
religioso? Nella campagna elettorale statunitense risuona di continuo
il Nome che mai bisognerebbe pronunciare invano? Perfino l’Angelus
domenicale del papa viene frequentato –e rilanciato da apposito
maxischermo su altre piazze- come se fosse una manifestazione politica?
Nessuno scandalo. Sono i segni di un tempo contemporaneo tumultuoso,
pieno zeppo di domande e di paure nuove: sarebbe patetico restare
vincolati all’idea di laicità anacronistica per cui un ateo come
Fabrizio Cicchitto non dovrebbe aderire all’invito del cardinal Ruini
(religioso? politico? ma che importa?) per un’adunata riparatoria
d’amore e di fedeltà al papa. Del resto sotto quella finestra di San
Pietro ci sono già andati in altre occasioni Marco Pannella e Massimo
D’Alema, perché dunque non avrebbe dovuto accorrervi da Ceppaloni, con
seguito di flash e telecamere, l’inquisito Mastella? E le veglie di
preghiera nelle chiese siciliane oranti invano per l’assoluzione del
governatore Cuffaro, le classifichiamo sotto la voce devozione o sotto
la voce manifestazione?
Il
mio amico Arturo Parisi, cattolico restio all’esibizione di una fede
che il Vangelo contemplerebbe piuttosto come testimonianza, ci fa
notare che Alcide De Gasperi non avrebbe mai guidato la sua corrente
politica a manifestarsi così dal papa. Altri tempi, quelli della
Democrazia cristiana. Rimasti privi di quello scudo, hanno voluto farsi
gruppo intorno a Ruini pure un bel po’ di ministri e dirigenti
cattolici del suo Partito democratico. Si rassegni, l’amareggiato
Parisi: è vero che domenica 20 gennaio a Roma si è mancato di rispetto
contemporaneamente al valore della religione e alla laicità della
politica. Ma l’episodio è destinato a ripetersi, dunque urge provvedere
alle contromisure. Io ne ho in mente una che mi piacerebbe discutere
con Parisi, Flavia e Romano Prodi, Rosy Bindi e tutti gli altri
cattolici di cui conosco una forte impronta religiosa posta alla base
dell’impegno politico (sia ben chiaro, ce ne sono molti altri di
schieramento diverso, cito loro solo per ragioni di confidenza).
Arturo,
Flavia, Romano, Rosy: io lo so che la fede diversa o assente non
costituisce un ostacolo a trovarsi d’accordo nelle scelte della
politica, comprese quelle più difficili che riguardano il nascere, il
vivere, il morire, il prendersi cura. Avete vissuto l’Ulivo e il Pd
come approdo felice di questa pratica laica, in cui finalmente la
religione non dovesse più ostacolare il perseguimento di un bene
comune. Avete aiutato la cultura politica italiana a progredire oltre i
guelfi e i ghibellini. Ma ora, per favore, non autocensuratevi in nome
di una malintesa difesa del principio di laicità.
Se
trovate inaccettabile una Chiesa al rimorchio degli atei devoti sul
come si difende la vita. Se trovate accigliata, poco misericordiosa,
non accogliente la relazione della Chiesa con le donne e gli uomini di
oggi. Se risuona in voi falso il richiamo gerarchico alla lesa maestà
di un papa che ha subito –diciamolo- un affronto tutto sommato modesto
rispetto a quelli inflitti a Colui di cui viene indicato come Vicario
in terra. Se troppo spesso vi capita di udire l’argomento dell’identità
cristiana rivendicato per giustificare il no all’accoglienza dello
straniero povero. Se provate scandalo di fronte alla incoerenza esibita
nella loro condotta di vita quotidiana da politici che si proclamano
cristiani e che la Chiesa come tali legittima… Beh, cominciate a dirlo
con voce ferma e pacata.
Non
sentirei ferita in alcun modo la laicità della politica se finalmente i
politici cristiani cominciassero a rendere esplicito anche in Italia il
loro argomento religioso. Che la fede si manifesti degnamente nella
sfida culturale. Denunciate con passione chi abusa della religione, chi
manifesta comportamenti anticristiani, chi sembra aver dimenticato lo
spirito evangelico. Tirate fuori quel che vi rode nell’animo, Arturo,
Flavia, Romano, Rosy (e tutti gli altri, di destra e di sinistra). Sarà
un confronto appassionante, ne trarrete sollievo e autorevolezza.