ROMA – Sono passati solo 5 giorni dalla liberazione di Simona Pari e Simona Torretta: la gioia lascia spazio agli interrogativi e alle ricostruzioni. Il primo punto oscuro è quello del pagamento di un riscatto: si era parlato di un milione di dollari, ma ieri il Sunday Times ha scritto che sono passati di mano 4 milioni di dollari, quasi 8 miliardi di lire. Una cifra stratosferica, che però secondo una fonte del governo «potrebbe essere non lontana dal vero, anche se non tutto quel danaro è finito direttamente nelle mani dei sequestratori». Sarà molto difficile avere una vera conferma del pagamento di danaro, e infatti ieri pomeriggio il governo ha smentito l´articolo del Times con una nota di Palazzo Chigi: «Continua il balletto delle cifre e delle presunte indiscrezioni, talmente contraddittorie e inattendibili da smentirsi tra loro. Di fronte a tante fantasie rimane la smentita, effettuata con senso di responsabilità e a nome del Governo, dal Ministro degli Esteri: non è stato pagato alcun riscatto».
Le parole dell´ufficio stampa di Palazzo Chigi in effetti sono chiare, anche se l´unico che ha firmato con nome e cognome è Franco Frattini. Una ricostruzione di alcune fasi della trattativa permette avere un quadro meno oscuro. Dice una fonte del governo a Repubblica: «Ogni azione dei servizi di sicurezza italiani in Iraq è stata condotta consultando gli alleati: eravamo pronti a un´azione di forza per liberare Simona Pari e Simona Torretta, e chi ha rinunciato per primo a un´ipotesi del genere non è stato il governo italiano. A quel punto, noi italiani abbiamo spinto per una trattativa che ha incluso alcune compensazioni economiche. Riscatto? C´era qualcun altro che offriva molto di più… ». Innanzitutto c´è la conferma definitiva che un blitz militare per liberare le due volontarie era stato studiato da italiani, americani e inglesi ed era pronto a scattare. Secondo: il riscatto pagato non è un riscatto versato direttamente (o interamente) nelle mani dei rapitori, ma «una serie di compensazioni fatte anche ad organismi di governi alleati il cui ammontare in effetti potrebbe superare i 4 milioni di euro». Terzo elemento di informazione: la missione in Kuwait del ministro degli Esteri Franco Frattini ha avuto la fortuna di «riscaldare» il canale giusto. Sarebbero stati i servizi segreti del Kuwait ad aver infiltrato la banda dei rapitori delle due volontarie italiane, fornendo ai negoziatori italiani l´anello iniziale della catena della trattativa. Una volta avuta dai kuwaitiani l´informazione giusta, il Sismi avrebbe avuto conferma del luogo di detenzione anche con l´utilizzo di una tecnologia al laser con cui l´intelligence americana ha «puntato» una serie di abitazioni, individuando quella delle due donne.
A quel punto la possibilità di un blitz venne presa seriamente in considerazione. Il sottosegretario Gianni Letta ne parlò nei suoi incontri (e non solo telefonate) con i leader dell´opposizione, innanzitutto Piero Fassino e Francesco Rutelli. I leader dei Ds e della Margherita sconsigliarono il governo da un´azione di forza, ma – secondo una fonte del governo – «hanno garantito a Letta che non avrebbero speculato in maniera scorretta se le cose fossero andate male». La decisione di Berlusconi e Letta di rinunciare all´azione di forza però sarebbe dovuta alla quasi certezza che, anche in caso di successo, nelle mani dei rapitori rimaneva l´ostaggio inglese Ken Bigley,.
L´inglese sicuramente sarebbe stato decapitato dal gruppo militante che ancora lo tiene sotto sequestro: un serio danno per Tony Blair alla vigilia del congresso del suo partito.
Dal momento in cui si rinuncia al blitz, l´Italia riallaccia con forza il filo della trattativa, in cui però a sorpresa si sarebbe inserito il gruppo dei terroristi di Al Zarqawi. L´ex braccio destro di Bin Laden avrebbe offerto del danaro ai rapitori di Simona Pari e Simona Torretta per avere le due italiane. E – secondo una fonte del ministero della Difesa – «per disturbare la trattativa dell´Italia con i veri rapitori, sui siti vicini al terrorismo islamico gli uomini di Zarqawi hanno iniziato a far comparire gli annunci della morte delle due donne. Come dire: «Sono già morte, rinunciate alla trattativa, aspettate solo di ritrovare i loro corpi»».
Ecco dunque una spiegazione in più per i 4 milioni di dollari: molto danaro impiegato per sensibilizzare e mobilitare servizi segreti alleati, eventualmente per fare effettuare ad alleati i pagamenti destinati ai sequestratori ma anche ai mediatori. Un riscatto assai caro, con molti oneri accessori.