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2 Gennaio 2006

Senza etica non c’è politica

Autore: Antonio Padellaro
Fonte: L'Unita'

Bene ha fatto la Lega delle Cooperative a ricordare la carta dei valori a cui tutti gli associati sono tenuti a uniformarsi, e quindi anche Giovanni
Consorte. Che si è dimesso, con il suo vice Sacchetti, prima che al presidente e amministratore delegato di Unipol fosse contestato l’articolo 4
che pretende l’assoluta trasparenza, onestà e correttezza dei comportamenti.


Ciò significa che il vertice Unipol ha sbagliato, che ha mancato proprio là dove per la natura stessa della cooperazione c’è una maggiore esigenza di
spirito di giustizia e senso di responsabilità. Non sappiamo invece quanto i comportamenti illegali contestati dalla magistratura a Consorte e Sacchetti
abbiano finito per fare assai comodo a chi, non da oggi, cerca di impedire la scalata di Unipol a Bnl. Ma possiamo immaginarlo. Tante altre cose non
abbiamo capito. Come escano, per esempio certe intercettazioni telefoniche e non altre. Chi le distribuisce. E perché sempre agli stessi giornali.
Sappiamo, però, ciò che non vogliamo. Lo abbiamo compreso meglio leggendo martedì, sul Corriere della Sera, l’articolo di Angelo Panebianco dal
titolo: “La sinistra e il moralismo”. Panebianco scrive che non si può, come ai tempi di Mani pulite “ricominciare con i soliti imbrogli confondendo di
nuovo la testa della gente con le questioni morali e la lotta dei virtuosi contro i reprobi”. Sostiene che “gli affari incrociano continuamente la
politica”, e dunque di politica e non di morale bisogna occuparsi. Conclude chiedendo alla sinistra, ora che ha i suoi problemi in materia, di
sbarazzarsi della questione morale anche se il moralismo è stato uno strumento di lotta contro Berlusconi.


Primo. Mani pulite non ha imbrogliato nessuno ma ha semmai mandato in galera gli imbroglioni. L’auspicio è che in questa meritoria opera la magistratura
continui a impegnarsi perseguendo gli imbrogli di qualsiasi natura e colore.


Secondo. Virtuosi e reprobi sono effettivamente categorie moralistiche.


Esiste invece chi rispetta la legge e chi se ne fa beffe truffando gli altri o rapinandoli dei loro risparmi o arricchendosi giocando sporco. Sperare che
costoro siano rapidamente assicurati alla giustizia non significa sentirsi moralmente migliori di qualcun altro. Ma certo, aiuta.
Terzo. Gli affari cercano continuamente di incrociare la politica da cui si aspettano favori, privilegi, scorciatoie e quant’altro offrendo in cambio
favori, privilegi, scorciatoie e segni di tangibile riconoscenza. Per questo la politica deve evitare di incrociare gli affari se non vuole finire nella
cronaca giudiziaria.


Quarto. La sinistra tutto ha fatto tranne che usare la questione morale contro Berlusconi. Come dimostra, per dirne una, la legge sul conflitto di
interessi che il governo dell’Ulivo non approvò nella passata legislatura.


Se Panebianco vuole sostenere che in politica non esiste morale e che, in questo campo, sinistra e destra sono uguali e in qualche modo
intercambiabili, il codice delle Cooperative e le conseguenti dimissioni di Consorte stanno lì a dimostrargli l’esatto contrario. Perché senza una forte etica la politica è una ben misera cosa.