Vedo che all’interno del Popolo delle Libertà si è aperto un dibattito sulle missioni italiane all’estero che vede manifestarsi posizioni diverse su un tema che certo nessuno può considerare marginale. Da una parte Fini propone infatti di ridurre la presenza in Libano e di considerare la possibilità di un rafforzamento in Afghanistan. Dall’altra Martino arriva a proporre addirittura la cancellazione della missione in Libano, un ritorno in Iraq e l’invio di nuove forze combattenti in Afghanistan. Ora Berlusconi smentisce almeno per il Libano sia Fini che Martino.
Le differenze tra le posizioni di Fini e Martino e Berlusconi su un tema di questo rilievo non sono certo una cosa da poco. Anche solo ipotizzare l’abbandono del Libano o anche solo l’indebolimento della nostra presenza significa dimenticarsi il ruolo avuto anche solo dall’annuncio della nostra iniziativa nella interruzione del fiume di sangue che aveva già prodotto morti e feriti a migliaia, disinteressarsi contemporaneamente della affermazione della statualità libanese e delle preoccupazioni per la sicurezza di Israele. Già solo indicare a livello di ipotesi questa prospettiva rischi di produrre conseguenze e danni sul piano delle relazioni internazionali. E’ per questo che ritengo più coerente la posizione assunta dal Pd in continuità con l’azione di governo. Prendere solo gli impegni che si pensa di mantenere e allo stesso tempo mantenere tutti gli impegni già presi. Con l’obiettivo di costruire la più ampia unità del Paese attorno ad una linea capace di tenere nel tempo, e quindi difendere e rafforzare l’immagine di affidabilità che l’Italia ha conquistato grazie alla qualità delle proprie Forze Armate.
D’altra parte seppure Pdl e Pd che definiscono la propria politica estera in riferimento all’Onu, alla Ue e alla Nato, divergono talvolta sull’ordine e sulla combinazione tra questi riferimenti, non posso dimenticare che sia le missioni in Libano che in Afghanistan si fondano su un sostegno corale del Parlamento al quale si sono sottratte nel presente solo alcune componenti della sinistra.
Quanto all’Iraq da dove siamo tornati con onore e in pieno accordo con gli alleati, sulla base di un orientamento del quale il centrodestra rivendica addirittura il primato, va detto che la nostra presenza ancorchè in forme diverse è continuata anche dopo il rientro del nostro contingente con compiti appunto addestrativi nel quadro della Nato Training Mission.
Quello che voglio invece sottolineare è comunque che tutte le posizioni appena descritte, riconoscono che l’Italia sta già facendo il massimo per la sicurezza e la stabilità internazionale impegnata com’è in un gran numero di missioni militari. Al momento per impegni all’estero in missioni militari multinazionali l’Italia è tra i paesi europei seconda solo al Regno Unito.
Considerate le risorse disponibili l’entità degli impegni già presi ci chiama perciò ad assicurarci innanzitutto che essi siano tenibili nel tempo senza che questo metta a rischio il mantenimento di un adeguato livello di efficienza dello strumento militare nazionale. E’ appunto per questo che nessuna persona responsabile pensa di proporre nuovi impegni senza una corrispondente riduzione di altri impegni già in corso, come hanno fatto appunto sia Fini che Martino.
E’ in nome di questo senso di responsabilità che mi permetto di ricordare che nella scorsa legislatura dopo una prima fase, per iniziativa dell’allora Ministro del Tesoro Tremonti si è proceduto a colpire drasticamente il bilancio della Difesa portando le risorse disponibili dai 19.811 milioni del 2004 a 17.782 del 2006. Un taglio profondo che certo siamo riusciti con duri sacrifici a recuperare in questi venti mesi portando gli stanziamenti a 21.132 milioni, ma che tuttavia non ci ha consentito di sanare tutti i danni prodotti dalla cura Tremonti per i quali sarà necessario ancora tempo. Sono costretto a ricordare il dato non per amore di propaganda ma perchè vedo proporre se non addirittura annunciare il ritorno di Tremonti con l’intenzione di portare a compimento la distruzione della Difesa a suo tempo avviata con tanta efficacia. Se questo dovesse capitare altro che ridurre una missione a favore di un altra! Altro che lasciare il Libano per l’Afghanistan e l’Irak! Quello che saremmo costretti a rimettere in causa è tutta la nostra politica di presenza all’estero e ancor peggio la nostra capacità di assicurare uno strumento di difesa adeguato per lo stesso territorio nazionale a partire dal numero e dal trattamento del personale militare. Sulla base della esperienza posso tranquillamente dire che, pur muovendo da posizioni profondamente diverse, comparato a Tremonti, Bertinotti non riuscirebbe a fare di meglio.