2222
17 Dicembre 2007

Se il 50% dei ragazzi non capisce cosa legge

Autore: Mario Pirani
Fonte: La Repubblica

E’ terminato il primo trimestre dei corsi scolastici 2007-2008. Fra
qualche giorno alunni e famiglie riceveranno le pagelle con gli
scrutini. Quest´anno, però, vi sarà una novità. Chi avrà una o più
insufficienze potrà usufruire da subito di un intervento di sostegno in
un orario supplementare al fine di migliorare nello spazio dei due
trimestri residui. Se a giugno l´alunno non avesse ancora raggiunto la
sufficienza, la scuola sarà tenuta ad organizzare un intervento di
recupero nei mesi estivi. A settembre il consiglio d´istituto
giudicherà l´esito e promuoverà l´alunno o gli farà ripetere l´anno.
Fino ad oggi non era così. Negli scrutini non figuravano insufficienze.
A chi ne avesse veniva assegnato, comunque, un sei scritto in rosso,
sostituito negli ultimi tempi da uno spazio bianco per non offendere la
privacy dello studente, la cui famiglia nel frattempo riceveva per
lettera notizia del cattivo risultato. La qualcosa non destava,
peraltro, eccessivo allarme poiché l´ammenda si traduceva nel
trascinarsi dietro nelle classi successive uno o più «debiti» con
l´impegno puramente virtuale di saldarli in futuro.

Il più delle volte
questo saldo positivo non veniva onorato, i «debiti» si prolungavano
fino alla licenza e magari uno si iscriveva ad ingegneria non avendo
mai avuto una sufficienza in matematica. Si calcola che in dieci anni
8.800.000 ragazzi si siano diplomati, malgrado la permanenza di lacune
gravi, certificata da «debiti» pregressi che non erano mai riusciti a
superare. Questo dato di per sé boccia le riforme di sinistra e di
destra che si sono susseguite e va dato atto al ministro Fioroni e alla
sua vice Bastico di aver proclamato la ferma rinuncia ad ogni ulteriore
rivoluzionamento, volendo invece dedicarsi a misure pratiche per
riportare al centro della relazione didattica tra insegnanti e allievi
il principio della responsabilità. La decisione che abolisce il
«trascinamento» all´infinito dei «debiti» rientra in questa logica.
Spetta ora a presidi e insegnanti fare la loro parte, organizzando bene
i corsi gratuiti di sostegno per i quali la Finanziaria ha stanziato i
fondi, ferma restando la libertà per le famiglie che lo desiderino
pagarsi delle ripetizioni private.

Elementare norma di buon senso che
ha destato i rimbrotti di chi paventa la privatizzazione degli studi.
Ma in nome di quale principio costituzionale si potrebbe vietare ad un
genitore di far impartire a pagamento lezioni supplementari ai suoi
figli? A meno di non rassegnarsi alla paradossale conclusione di un
gruppo di insegnanti dell´istituto Planck di Lancenigo (Treviso) che in
una lunga lettera preannunciano l´esplosione del «meccanismo ad
orologeria innescato nelle scuole» dall´ordinanza ministeriale
destinata, a parer loro, a devastare le casse dello Stato, l´industria
del turismo estivo e le famiglie, impossibilitate ad organizzare le
ferie. Tutto per un «obiettivo impraticabile», dato che la carenza in
questa o quella materia, proprio perché circoscritta, è «imputabile a
varie cause genetiche ed ambientali (sic!)». C´è da arguire che il
richiamo alle «cause genetiche e ambientali» sia indotto dalle teorie
messe in atto dal famigerato sindaco Gentilini nel vicino capoluogo?

Ma
in questo caso ne sarebbero succubi i docenti firmatari ancor più dei
discenti. L´urgenza della svolta impressa dall´attuale ministro è
stata, del resto, comprovata dal rapporto Pisa (Ocse 2006) che declassa
i nostri studenti al 33 posto per le competenze di lettura, al 36 per
la cultura scientifica e al 38 per la matematica. Un recente libro che
gli educatori dovrebbero compulsare, «Le valutazioni internazionali e
la scuola italiana», di Bolletta e Pozio (Zanichelli 2008) spiega a
fondo i criteri di indagine. In particolare la valutazione del Pisa
(Programme for International Student Assessment) è incentrata
quest´anno su quanto i giovani debbono sapere una volta usciti dalla
scuola. Ad esempio, se le competenze di lettura sono basse, ne deriva
anche l´incapacità di usare Internet «che richiede abilità che vanno
ben oltre la decodifica: scorrere rapidamente testi anche lunghi e
complessi, giudicare quali informazioni, nella massa di quelle
disponibili in rete siano affidabili ed esaustive, selezionare quelle
pertinenti per i propri scopi. Compiti che evidenziano tra l´altro
l´importanza del pensiero critico nella competenza di lettura». Ebbene,
secondo Pisa, se nel 2000 il 44,5% dei ragazzi italiani non era in
grado di capire neppure un minimo di quel che leggeva, oggi la
percentuale è salita al 50,9%. Un fatto genetico?