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16 Marzo 2005

Sartori: “Vogliono il dispotismo elettivo”

Autore: Aldo Varano
Fonte: l'Unità

Professore Sartori, lei ha scritto un editoriale sul Corriere titolato “La dittatura del premier”. Se dovesse dare un giudizio di merito sulla riforma in discussione al Senato cosa direbbe?
«Ho sempre sostenuto che la riforma della costituzione progettata dai “saggi” di Lorenzago – e scriva “saggi” con le virgolette – è incostituzionale. Viola i principi stessi del costituzionalismo. Le costituzioni sono strumenti, regole del traffico, ma non solo organizzazioni, sono strumenti limitativi del potere. La riforma al Senato invece dà un potere pressoché assoluto al premier quindi, in questo senso, viola la Grundnorm cioè il fondamento stesso del costituzionalismo. Ho sempre avuto questa posizione, insieme a tantissimi colleghi».

C”è un punto particolarmente odioso, paragonabile per gravità a quel che secondo lei rappresenta la Gasparri rispetto alle televisioni?
«Tutti questi signori che citano le espressioni “tirannide della maggioranza”, “premierato assoluto” polemizzandoci si richiamano a una letteratura che non conoscono o che conoscono male o che conoscono di terza mano. Quindi ho voluto precisare che l”espressione “tirannide della maggioranza” in Tocqueville è la tirannide della maggioranza sul pensiero. Non è un concetto costituzionale. Se si vuole, un concetto sociale, sociologico, e di riflesso di formazione di opinione. Ho citato la Gasparri in questo senso: una legge di sistema che regolamenta l”etere consentendo il monopolio delle comunicazioni di massa. Teoricamente è un duopolio. Ma un duopolio controllato dalla stessa persona è un monopolio. Ecco, questa sarebbe una “tirannia della maggioranza” perché crea una manipolazione e un”oppressione sul libero pensiero».

Ci sono altri tipi di dispotismo?
«Certo, ci sono i dispotismi elettivi. Se una maggioranza parlamentare comanda senza rispettare le minoranze, senza limiti, senza autolimiti diventa un dispotismo elettivo».

Ma Prodi esagera quando parla di dittatura del premier?
«Ma no. Ormai lo diciamo tutti. La dittatura per definizione è un eccesso di poteri. Quindi la parola si può usare in senso costituzionale quando c”è una carica o una persona che ha un eccesso di potere, cioè quando non è controbilanciato da altri poteri. Prodi non ha detto dittatura di un dittatore ma dittatura di un premier. Premier è un signore che viene eletto. Il meccanismo democratico dell”elezione del premier sussiste, non è una dittatura. Ma è una dittatura del premier nel senso che il premier, che è una figura che appartiene al contesto liberaldemocratico (fin quando non lo seppellisce), è caratterizzato da eccesso di potere. Nessuno lo frena. Lo stato non conta più niente: perché la Corte costituzionale verrà impacchettata; perché all”autorithy, come abbiamo visto, il premier nomina addirittura i suoi a controllare se stesso e così via e potrei fare un lungo elenco. Così diventa un capo del governo illimitato, incontrollato, incontrollabile, assoluto, cioè privo di legami, e in questo senso ha poteri di tipo dittatoriale. Non dico è un dittatore, ma che ha poteri di quel tipo».

E aggiunge: anche se non siamo alla guerra civile.
«Lo aggiungo perché tutte le volte che qualcuno fa un attacco frontale, arriva un altro e dice: attenzione, si lacera il paese! Io dico che questa è una fregnaccia mai vista. Cosa si lacera? Ci mancherebbe altro! Anche gli americani sono fortemente divisi su Bush che è un altro leader che antagonizza l”opposizione. In democrazia se c”è una proposta di riforma costituzionale, secondo me orribile e addirittura incostituzionale, va affrontata duramente. L”appello a non lacerare il paese è curioso. Chi lo lacera il paese? quella proposta. Si ritiri il disegno di Lorenzago e tutto finisce. Ma questa è una invenzione italiana: prima, dire che si doveva trovare un accordo era un inciucio; ora, si deve per forza trovare un accordo o si lacera. Sono le panzane che inventiamo e inventano i media. Perché non si dovrebbe contrastare qualcosa che merita di essere contrastata duramente? Questa è la democrazia, ragazzi!».

Ma che sta accadendo, secondo lei, attorno alle riforme?
«Che Bossi vuole assolutamente la devolution. La vuole a rotta di collo. Ora, per la fretta di Bossi, è uscita dalla Commissione perché la Lega vuole la devolution prima del voto amministrativo. E tutto quel che Bossi chiede, Berlusconi glielo dà. Non si sa bene perché. Potrebbe anche governare senza i suoi voti e governerebbe meglio. I voti di Bossi non sono indispensabili a Berlusconi. Ma siccome ha questo complesso di soggezione… O forse si somigliano. Gli piace. Uno scamiciato, uno in doppiopetto ma con le affinità elettive. Fatto è che quella riforma ce la vogliono fare ingurgitare. E questo è dispotismo elettivo».

È preoccupato?
«Io sì».

Dobbiamo preoccuparci tutti?
«Io lo spero. Stiamo costruendo la casa nella quale andremo a vivere. Se la casa è costruita da un ingegnere che non sa progettare ci casca addosso. Anche se gli italiani non lo sanno. Ma poi da chi dovrebbero sapere qualcosa? Da questa televisione? È rimasto solo qualche giornale…».