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8 Novembre 2004

Rutelli: giustizia, ora un tavolo con il Polo

Autore: Francesco Verderami
Fonte: Corriere della Sera

ROMA — «Non basta definirsi riformisti, bisogna applicare il riformismo ai nodi irrisolti del Paese». E sul delicatissimo tema della giustizia Francesco Rutelli decide di aprire una linea di dialogo con il centro-destra, avanzando la proposta di «un tavolo di confronto», a patto che la maggioranza «cambi l’agenda» e modifichi la riforma sull’ordinamento giudiziario che è all’esame del Senato: «Da tre anni ci scontriamo in Parlamento, e credo che di questo passo finirà come sull’articolo 18».  Alla maggioranza chiede perciò di mutare «un provvedimento destinato a non funzionare», agli alleati propone invece di scendere dalle «barricate», ai magistrati sul solco dell’appello di Carlo Azeglio Ciampi chiede di «evitare lo sciopero, perché sarebbe una prova di grande saggezza».

Il leader della Margherita interpreta l’eterno braccio di ferro come «uno scontro tra poteri, che ha finito per ignorare il vero problema: il miglioramento della giustizia in Italia». Ed è a questo scontro che va posto fine, «perché i cittadini sono alle prese con un servizio pubblico mediocre». E per rappresentare meglio il concetto, fornisce dei paragoni con altri servizi pubblici: «Se penso agli uffici comunali, alle Poste, alle stazioni ferroviarie di dieci anni fa, dico che oggi quei servizi sono migliorati. Se invece penso ai palazzi di giustizia, mi rendo conto di come quasi tutto sia rimasto immobile. L’inospitalità degli uffici giudiziari è inaccettabile e testimonia un meccanismo ingrippato».

Quanto al livello di fiducia dell’opinione pubblica nei riguardi delle toghe, il giudizio non cambia: «Sarebbe utile la fine di un certo protagonismo. I cittadini non vogliono magistrati che esternano, chiedono professionisti discreti, che garantiscano imparzialità e celerità nelle decisioni. Nessuno vuole magistrati da “Grande fratello”.

La lentezza e l’inaffidabilità della macchina giudiziaria sono sotto gli occhi di tutti. La giustizia civile influisce direttamente sulla nostra economia: alcuni investitori stranieri mi hanno spiegato i motivi che li inducono a non puntare sull’Italia. Tra questi c’è la farraginosità della giustizia: se si apre una controversia legale, si finisce nelle sabbie mobili per dieci anni».


Con questa sua apertura al centro-destra non si farà molti amici nel centro-sinistra.

«La Margherita ha messo a punto alcune proposte attraverso il responsabile del settore giustizia Giuseppe Fanfani e Maurizio Fistarol che hanno trovato interesse e disponibilità anche tra i magistrati. Credo sia giunto il momento di rovesciare le barricate. Indubbiamente la doverosa difesa dell’impianto costituzionale ha reso più difficile per il centro-sinistra aprirsi al dialogo. Ma il coraggio di uscire dall’arroccamento politico va assunto».


E alla Cdl cosa chiede?

«La riforma dell’ordinamento giudiziario scritta dal governo è accettabile solo in alcune parti, nei passaggi più importanti va rigettata. Il fatto è che, invece di pensare al miglioramento della giustizia, il provvedimento si occupa solo dello statuto dei giudici, prevede un labirinto di concorsi, stabilisce un sistema verticistico nei rapporti tra il capo dell’ufficio e i suoi sottoposti, determina una maggiore influenza del potere politico sul sistema. Quindi avremo meno efficienza. Mentre i nodi da sciogliere sono altri: il magistrato deve essere tutelato nella propria indipendenza, ma deve al tempo stesso essere più responsabile dei suoi atti. E i cittadini non devono più assistere a processi troppo lunghi, all’uso eccessivo della carcerazione preventiva, alla scarcerazione di criminali incalliti. Noi siamo pronti a proporre soluzioni che peraltro inciderebbero poco sui conti pubblici».


Il pacchetto da quali provvedimenti è composto?

«Proponiamo intanto un manager per la giustizia. Serve una figura che, pur mantenendo un ruolo fiduciario con il capo dell’ufficio giudiziario, abbia la responsabilità di gestire la macchina amministrativa e organizzativa: i magistrati non possono e non devono perdere tempo per le gare d’appalto per le fotocopiatrici».


Questo attiene ai problemi burocratici, ma la lentezza dei procedimenti non si risolve così.

«Infatti il nostro pacchetto prevede norme utili ad accorciare i processi penali e civili. Per i processi penali proponiamo di modificare la disciplina della prescrizione, che porta strumentalmente a impugnare le sentenze di primo e secondo grado. Così si incoraggerebbero i riti alternativi e diminuirebbe il congestionamento dei procedimenti. Pensiamo anche alla modifica del dibattimento, formalizzando un’udienza filtro per stabilire l’agenda delle udienze e decidere su tutte le questioni ed eccezioni preliminari. Ancora, indichiamo la strada per semplificare il sistema delle richieste di nullità, e un intervento sulla disciplina per l’impugnazione delle sentenze, offrendo un beneficio a chi rinuncia all’appello e accetta la sentenza di primo grado».


Sono tutti interventi volti a ridurre gli spazi alla difesa.

«No, le attività solo dilatorie. Ma ci proponiamo anche di intervenire sull’altro versante. Pensiamo sia necessario rendere maggiormente responsabili i magistrati anche per quei casi in cui ci sono evidenti e ingiustificate lungaggini nelle indagini, nei provvedimenti e nei giudizi, che possono produrre danni ai cittadini. Bisogna dare una disciplina più rigorosa ai tempi delle indagini preliminari e delle fasi processuali, costituendo una serie sistematica di scadenze, e istituendo l’obbligo di comunicazione all’autorità superiore. E una motivazione precisa nel caso in cui i tempi non siano rispettati».


Su questi punti crede si possa aprire un dialogo con la Cdl?

«Se si cambia l’agenda, sì. Per mettere fine troppo lunga stagione di leggi ad personam. Nel frattempo ci confronteremo con i cittadini. Stiamo organizzando una giornata nei maggiori palazzi di giustizia italiani per presentare le nostre proposte. Perché queste sono le vere priorità. L’opinione pubblica è stanca di questo scontro tra poteri. È stanca di vedere che — in troppi casi — la pena viene scontata durante la fase della carcerazione preventiva. È stanca di assistere a clamorosi casi in cui manca la certezza della pena per soggetti responsabili di reati ad alta pericolosità sociale. È stanca di sentire che ci sono dieci milioni di procedimenti pendenti. Un sistema giudiziario bloccato produce solo sfiducia. E domandiamoci se il fenomeno della corruzione è scomparso o se sono diminuite le indagini sul fenomeno della corruzione».


A cosa sta alludendo?

«Alludo al fatto che in Italia abbiamo pochi pool che operano sui reati contro la pubblica amministrazione. Voglio essere chiaro: non sto accusando il governo. Ma intanto sento da parte del mondo imprenditoriale grida soffocate su un vasto ritorno della corruzione».


È pesante lanciare un simile messaggio senza circostanziarlo.

«Quando ero sindaco, ogni volta che ho ricevuto segnalazioni mi sono subito rivolto alla magistratura. Stavolta non ho avuto indicazioni specifiche, ma su questi messaggi credo sia necessario riflettere e agire. Lo dico alla maggioranza e ai miei alleati: scendiamo dalle barricate e sfidiamo il governo sui problemi veri della giustizia».