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11 Marzo 2005

Rispettare il Giudice degli stati

Autore: Antonio Cassese
Fonte: la Repubblica

È un diritto fondamentale, previsto dalla Convenzione di Vienna del 1963.
Ieri Condoleezza Rice ha deciso che la Corte internazionale di Giustizia, il massimo organo giudiziario internazionale, non può più accertare se gli Usa rispettano la Convenzione di Vienna. Beninteso, gli Stati Uniti continueranno a essere obbligati a garantire agli stranieri il diritto di accesso ai propri consoli.
Se però questo diritto non verrà rispettato, lo Stato di cittadinanza dello straniero arrestato in America, ad esempio l´Italia, la Francia, la Germania, non potranno più ricorrere alla Corte Internazionale. Insomma, è come se uno dicesse: accetto le regole sulla circolazione stradale; se però passo con il rosso nessuno mi potrà fare una multa.
Questa decisione si presta a due considerazioni. Primo, mostra che gli americani oramai sono in guerra aperta con la giustizia internazionale, sia penale, sia interstatuale. In pratica, ciò significa che non intendono sottoporsi al giudizio di un terzo neutrale, in quasi nessun campo. È un atteggiamento che tra l´altro contraddice la stessa filosofia politica americana:
vogliono diffondere la democrazia nel mondo, e sanno che uno dei capisaldi della democrazia è il concetto di preminenza del diritto. Ma sanno anche che tale preminenza non ha senso se non c´è un organo di controllo che la fa osservare.
La seconda considerazione è più specifica. Gli americani sono irritati perché molti stranieri colpevoli di gravi reati in America, se riescono a farsi assistere da bravi avvocati scelti dalle autorità consolari, evitano la pena di morte. Questa invece per gli americani è ancora un punto fermo nell´universo sanzionatorio. Che qualcuno riesca ad impedirne l´irrogazione costituisce per Bush un´intollerabile interferenza dall´estero.
L´Italia e l´Europa hanno le carte in regola: potrebbero perciò svolgere una paziente azione diplomatica volta a dimostrare l´utilità politica e il fondamento morale di un atteggiamento più conforme a principi di coerente democraticità e di pieno rispetto dei diritti umani.