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20 Settembre 2004

Riforme, Prodi dice tre volte “no”

Autore: Marco Marozzi
Fonte: la Repubblica

ROMA – «No, no, no». Romano Prodi spara sullo «strazio della Costituzione», bacchetta i Ds e la Margherita che sono astenuti sul «Senato federale». «Non capisco e non mi adeguo. Non capisco perché non abbiamo votato contro». Ma non cerca la lotta intestina, anzi chiama tutto il centrosinistra all´attacco invece di rimuginare su sé stesso. «Non sono mica tanto convinto» ribatte ridendo ad Oliviero Diliberto che lo ha accolto alla festa del Pdci e ha appena confessato: «Il centrosinistra è un po´ fesso».
Iera sera dai comunisti italiani, stamattina con i vertici della sua Lista Unitaria, questa sera da Rifondazione con Bertinotti, il Professore torna in Italia a proclamare che lui non ci sta alle pressioni perché sforni subito il «mio» programma di governo. Così, insiste, non ha paura dei sondaggi con Berlusconi e il Polo in ripresa, il centrosinistra – per «dubbi» e «divisioni» – in erosione di consensi. «Ma perché Kerry e gli altri i loro programmi li possono presentare tre mesi prima delle elezioni e io devo farlo subito e Berlusconi può non farlo mai? Non io… noi il programma lo vogliamo fare insieme, in modo progressivo. Fissando i pilastri, i temi principali in modo serio, per durare cinque anni e farlo capire prima delle elezioni che dureremo tutta la legislatura».
Rilancia: «Non vedo nessun vantaggio strategico del centrodestra, nonostante i sondaggi. Non è cambiato niente solo perché si parla di controllo su prezzi che stanno già calando. Verrà il momento in cui usciremo più forti. La gente capirà. Discutiamo non perché siamo deboli, ma perché non siamo marionette. I nostri progetti non nascono dal nulla, da una scrivania e da notaio». Diliberto lancia: «Il primo giorno del nostro governo va fatta una legge seria sul conflitto di interesse». Il Professore, appena atterrato da tre giorni nei paesi del Caucaso, si indurisce: «Qualcosa di simile all´Italia c´è in Thailandia… Sono d´accordo che questo è il grande problema della democrazia moderna. Dobbiamo risolverlo non solo per la democrazia italiana, ma per la democrazia di tutti».
Ecco allora la contrarietà per le astensioni sulla riforma dell´articolo 1 della Costituzione. «Può darsi che vi siano ragioni di corto periodo per quel che è avvenuto. Ma dobbiamo essere compattamente contrari è questo strazio della Costituzione. La posta in gioco è un modello di società. Dobbiamo dire di no perché sappiamo che poi toccherà all´articolo 2, 3, 4… Ma siamo diventati matti? Sulla scuola, sulla sanità, sul turismo è dimostrato che la frammentazione a livello regionale non tiene».
E se le primarie «con spirito proporzionale sarebbero un passo indietro», l´appello a schierarsi uniti è generale. La politica diventa «valore», come sulla legge per la fecondazione assistita. «Sono questi – dice – i problemi più seri e profondi, di cui abbiamo discusso tante volte insieme. Con un criterio fondamentale: sulle cose che riguardano la vita e la morte non si può decidere per disciplina di partito, ci vuole un dibattito profondo. Altrimenti si fanno leggi partigiane e cattive come questa». «Spero – proclama – che vi sia un nuovo accordo e che il referendum possa essere evitato, perché dilanierebbe il Paese. Spero nella saggezza di capire che non possiamo prendere una bandiera, non guardare i contenuti e andare avanti».
Con questa linea oggi si tenta la ricucitura con Francesco Rutelli, il quale ieri ha ripetuto: «Non c´è niente da decidere, c´è da fare. Il candidato del centrosinistra è uno: Romano Prodi. Abbiamo deciso per la federazione, e la faremo. E´ una sfida grandissima, è la prima volta in 60 anni di storia d´Italia che dei partiti si uniscono». E tratteggiando il ruolo della Margherita, il suo presidente ha fatto sapere che deve «introdurre politiche di innovazione e di equilibrio» perché «la coalizione non sia sbilanciata su posizioni estreme». Il confronto sarà anche con quello che stasera dirà a Bertinotti un Prodi che ieri ha di nuovo ricordato di essere stato «fra i fondatori della Margherita». «Anche in lei, come in tutti i partiti, – è parso stendere la mano – c´è discussione, dialettica. Ma si arriverà all´azione comune al momento di agire».