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11 Ottobre 2005

Quattro ore di stop contro la manovra

Autore: Alessandro Barbera
Fonte: La Stampa

Ancora uno sciopero generale dei sindacati contro il Governo e la Finanziaria. Dopo una riunione fiume ieri le segreterie di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso le modalità: quattro ore il 25 novembre (articolate su base territoriale) precedute da una giornata di riunioni degli attivi sindacali il 12 novembre. «Confermiamo il giudizio negativo sulla manovra perché non si occupa delle condizioni dei giovani e degli anziani, non sostiene il Mezzogiorno, i consumi e non riesce a mettere a posto i conti pubblici», ha detto il leader della Cgil Guglielmo Epifani. La Finanziaria è entrata nel mirino anche del Fondo Monetario Internazionale, che in occasione della missione autunnale chiede chiarimenti sull’andamento della spesa e sulla (sempre più ampia) forbice fra uscite ed entrate di cassa. Tremonti ieri sera dal vertice dell’Eurogruppo rassicurava: «La Finanziaria è riconosciuta sempre più come responsabile» e «resterà quadrata, con varianti su alcune cifre di riferimento. Abbiamo fiducia in una discussione equilibrata». Tremonti ha anche contestato le ultime cifre che circolano sul deficit 2005: «L’ipotesi del 5,1% quest’anno non è coerente. Siamo convinti di avere tutte le possibilità di rispettare i nostri impegni».


VIA LIBERA DALLA CISL. In sette ore i tre leader si sono dunque accordati su uno sciopero che fino all’ultimo la Cisl non aveva dato per scontato. Il leader Savino Pezzotta mantiene aperto giusto uno spiraglio: «Credo che il governo dovrebbe accogliere le richieste che avanziamo. Se troveremo un accordo con il Governo lo sciopero sarà sospeso, ma questo dipenderà soprattutto da loro». Più che sulla mobilitazione, le divisioni sono invece emerse sulla proposta di detassazione degli incrementi salariali, cara alla Uil ma che non convince la Cgil. «Abbiamo convenuto di chiedere al governo una riduzione di tasse sui redditi da lavoro dipendente», spiegava ieri Angeletti. «Su come farlo ognuno mantiene le proprie idee». Oggi le confederazioni si riuniranno di nuovo per mettere a punto le controproposte in un documento che sarà inviato a Parlamento, Governo, Enti locali e Confindustria. Per quest’ultima è pronta anche la richiesta di un incontro ad hoc. Epifani contesta agli industriali di «aver contraddetto gli impegni presi su Mezzogiorno e politica industriale». Per il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi la decisione dei sindacati sullo sciopero è «un errore».


I DUBBI DEL FMI. I tecnici del Fondo saranno a Roma per la consueta missione autunnale nell’ultima settimana di ottobre. Quest’anno però hanno messo a punto un questionario particolarmente dettagliato. Nelle 22 domande messe a punto dagli esperti di Washington e anticipate ieri dall’agenzia Radiocor si punta il dito soprattutto sull’andamento della spesa nei comparti critici: sanità, previdenza, pubblica amministrazione ed Enti locali. Il Fondo chiede ragguagli anche sulla forbice tra indebitamento netto della pubblica amministrazione e fabbisogno di cassa, come sono stati stimati gli introiti dalla lotta all’evasione e su numerose misure della Finanziaria 2006. Il Fondo vuole sapere quali sono strutturali e quali temporanee, l’ammontare di privatizzazioni e altre vendite (leggasi immobili), i tempi per l’uscita dell’Anas dalla pubblica amministrazione e, di conseguenza, lo Stato dell’arte sulla eventuale cessione delle tratte.


TREMONTI SALTA ECOFIN, A ROMA SI VOTA. Ieri Giulio Tremonti era al Lussemburgo per il vertice dei ministri finanziari della zona euro, ma oggi né lui né il collega francese Breton saranno invece presenti all’Ecofin dei 25 ministri dell’Unione. Alla Camera si vota sulla legge elettorale e tutta la maggioranza – ministri compresi – è mobilitata per evitare sorprese dell’ultima ora. Per di più Tremonti in serata è atteso in audizione al Senato. In Commissione entra nel vivo la discussione sulla Finanziaria.


CAMBIA LA TASSA SUL TUBO. La lista delle misure da rivedere è già lunga. Tremonti al convegno dei Giovani industriali di Capri aveva dichiarato la sua «disponibilità» a rivedere la tassa sul tubo dopo la bocciatura dell’Autorità per l’Energia. Al ministero dell’Economia ci stanno lavorando. L’ipotesi che sta prendendo corpo è quello di una tassa una tantum per Eni ed Enel, azioniste delle reti di distribuzione del gas e della luce, Snam Rete Gas e di Terna. Non è però chiaro quale sarà l’entità dello sforzo che l’azionista Tesoro chiederà alle due società energetiche, nel mirino per i superdividendi garantiti da posizioni di quasi monopolio. Nel solo 2006 la tassa sul tubo dovrebbe garantire ben 800 milioni di euro di gettito. Intanto il ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno rilancia l’ipotesi di uno sgravio Irap: «Perché non inserire nel maxiemendamento qualche forma di fiscalità di vantaggio per il Sud magari partendo proprio dalla cancellazione dell’Irap?».