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23 Giugno 2008

Purtroppo ha ragione Parisi

Fonte: Gad

Cari amici del blog,
innanzitutto mi scuso di non essere intervenuto tempestivamente nei giorni scorsi, ma faccio anche il padre e ho accompagnato Giacomino al suo primo Intercampus. Ringrazio coloro che mi hanno espresso consenso, come l’ottimo Giovanni Guzzetta presidente del Comitato referendum elettorale. E naturalmente anche coloro che invece dissentono.
Devo dare (purtroppo) ragione a Arturo Parisi, l’architetto delle diverse operazioni politiche che dall’Ulivo alla lista unitaria delle europee, dalle primarie al Partito Democratico, negli anni scorsi avevano portato il centrosinistra italiano a candidarsi credibilmente al cambiamento del paese. Nonostante le sue evidenti inadeguatezze.
Oggi il gruppo dirigente del Pd che sceglie di calpestare le regole democratiche per preservare l’opacità dei suoi assetti di potere si macchia di una colpa grave. Perchè solo rispettando la cittadinanza attiva, la sovranità del cittadino elettore, la partecipazione dal basso alla costruzione del partito, si può costruire un antidoto alla degenerazione della democrazia e offrire un’alternativa di contenuti alla destra di governo. E’ un’illusione vecchia, certo in buona fede ma poco lungimirante, quella di chi pensa di condizionare Veltroni e i suoi finti alleati interni partecipando alla direzione pateracchio frutto dell’ennesimo compromesso.
Non credo che il Pd sia destinato a morire, ma il suo rilancio politico passerà da un drastico ricambio del suo attuale gruppo dirigente che ormai ha fatto il suo tempo. Lo dico serenamente, senza astio: gli attuali dirigenti si dividono in silenzio sul sistema elettorale (proporzionale o maggioritario?) e sulle alleanze (con l’Udc? con la sinistra extraparlamentare? varando una riforma bipartitica insieme al Pdl?). Ma appaiono muti e subalterni alla destra su questioni fondamentali come le politiche sociali, la sicurezza, l’immigrazione. L’indifferenza con cui hanno sorvolato sulle norme statutarie, sulla raffica di sconfitte elettorali e sulla disaffezione dei militanti rivela una concezione della politica oligarchica con cui non si va lontano nell’Italia di Berlusconi.
Vi debbo ancora un paio di risposte. Sul deficit di bilancio del Comune di Roma: credo che Veltroni dovrebbe rispondere in prima persona, senza delegare ai suoi ex collaboratori. Molti enti locali, di destra e di sinistra hanno “buchi” enormi. Probabilmente l’abolizione dell’Ici è stato un provvedimento demagogico. Ma la sconfitta elettorale al Campidoglio rivela una fragilità di fondo del veltronismo come politica dell’apparire più che del fare. Bisognerebbe rifletterci onestamente.
Mi spiacerebbe, poi, se il Pd rilanciasse la sua opposizione al governo Berlusconi solo a partire dalla denuncia della norma bloccaprocessi. Stasera alle 18 a Milano ci sarà una manifestazione di fronte al Palazzo di Giustizia, indetta da Nando Dalla Chiesa e Gianni Barbacetto. Va bene, ci sarò. Ma il decreto sicurezza è profondamente sbagliato nell’insieme della sua impostazione -per quanto insegua un diffuso umore popolare- e non solo perchè vi hanno appiccicato una scandalosa norma “ad personam”. Finchè non recupereremo la nostra diversità culturale, sfuggendo alla tentazione del pensiero unico dominante, anche ripristinando le regole di una politica democratica, potremo anche alzare voci di protesta ma resteremo balbuzienti.