Sarà il tasto delle tasse quello sul quale batterà la destra per capovolgere il trend che la dà in svantaggio. E non a caso, ieri, Prodi, D’Alema, Rutelli e Sbarbati – rilanciando da Bari il Partito democratico – hanno replicato in coro a Giulio Tremonti e a quella che il presidente della Quercia definisce “un’azione di tipo terroristico”. L’obiettivo del ministro dell’Economia è chiaro: far credere che l’Unione al governo toglierà soldi dalle tasche degli italiani. “Una sciocchezza”, per dirla con il leader della Margherita. Diffondendola la Casa delle libertà tenta di invertire la rotta sfavorevole dei sondaggi. “Le previsioni migliorano – spiega Romano Prodi da Matera – Persino gli americani ora dicono che dovremmo vincere, e se lo dicono loro…”. Secondo lo staff del leader del centrosinistra, anche la Psb, la società made in Usa alla quale si era rivolto Berlusconi, darebbe adesso l’Unione sopra il centrodestra di un punto e mezzo. Non solo, i sondaggisti italiani attribuirebbero al 57% degli indecisi una preoccupazione crescente nei confronti del premier. Il blitz vicentino, in sostanza, non ha giovato alla sua immagine, ha “spaventato piu’ che convincere”. Soltanto il 22% degli incerti approverebbe il comportamento tenuto dal Cavaliere all’Assemblea di Confindustria. La Cdl cerca di metterci una pezza rilanciando l’equazione: Unione al governo uguale piu’ tasse. E anche da Bari, dove i leader dell’Ulivo hanno parlato davanti a migliaia di persone, la replica è stata netta. ”Tremonti mente sapendo di mentire – accusa D’Alema – La destra fa un’azione di tipo terroristico”. E Prodi: “Noi tassatori? E’ un’invenzione. Non prevediamo aumenti, semmai un riequilibrio”. Niente “condoni fiscali”, però. Nessun “sacrificio” ulteriore da chiedere ai cittadini – spiega in mattinata agli industriali materani – piuttosto “passi moderati”, e una politica fiscale “di lungo periodo che sara’ cambiata il meno possibile”.
E’ il Mezzogiorno la realtà decisiva per l’esito del confronto del 9 e 10 aprile. La manifestazione di Bari, con il Tir giallo illuminato a fare da palco tra il Comune e la Prefettura, con Prodi che arriva da Matera sul pullman del ’96, con il sindaco, Emiliano, che lo saluta con calore veemente, con Nichi Vendola che lo presenta come “il futuro presidente del Consiglio”, è una delle tante che replica nel Sud il centrosinistra. Prodi chiede un voto per ottenere “una grande maggioranza in Parlamento”, e fa appello al Sud “dimenticato dalla Cdl” perché diventi il motore della vittoria del centrosinistra. Ai militanti dell’Unione il candidato premier chiede di mobilitarsi al massimo. Perché i voti non si conquistano solo in tv, e “non possiamo essere schiavi dello schermo televisivo”. Servirà a mettere in campo tutte le forze l’appello lanciato al “popolo delle primarie” perché domenica prossima “torni ad affollare i gazebo” che verranno rimontati nelle piazze di città e comuni grandi e piccoli. E il Professore parla dell’Ulivo come del motore del “Partito democratico, che sara’ il custode e il garante del nuovo riformismo e della nuova Italia”. Chiede “una forza robusta, coesa in Parlamento, che conduca l’Unione nell’attuazione del nostro programma”. Per Rutelli il Pd dovra’ nascere necessariamente all’indomani del voto. “Non c’e’ una sola ragione per cui io e Prodi non possiamo stare nello stesso partito”, dice D’Alema, esortando a “vincere le paure” per dare vita a una forza che superi il 30%.
Ma c’è una concezione “altra” nelle parole che Prodi, D’Alema, Rutelli e Sbarbati hanno pronunciato ieri in Puglia. “Altra” rispetto a quella che il Cavaliere ha dimostrato con il blitz all’Assemblea degli industriali di Vicenza. Berlusconi dice che grazie a lui Della Valle si è dimesso dal vertice di Confindustria? “Se ne è certo, buon per lui – ironizza il Professore – Quella del presidente del Consiglio è una versione ridicola, che non sta in piedi”. “Il premier come il desposta di Montesquieu, quindi?”, chiedono i giornalisti. “C’è la volontà di arrivare direttamente all’opinione pubblica saltando gli stadi intermedi e impadronirsi delle autostrade mediatiche – risponde il leader dell’Unione – E’ un fatto grave. C’è una grande differenza tra noi e loro nell’approccio alla democrazia”. Il rischio, in sostanza, è quello che avanzi una “deriva dispotica”, anche per questo il 9 e 10 aprile “dovrà prevalere il centrosinistra”.