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5 Luglio 2005

Prodi: “Sviluppo e rigore insieme, così ridaremo slancio all’Italia”

Autore: Paolo Garimberti
Fonte: la Repubblica

Romano Prodi conferma che le primarie si terranno l´8 e il 9 ottobre, ma, dice in mattinata ai microfoni di Repubblica Radio, anche se vincerà non tornerà a proporre la lista unitaria: «Credo che il problema dello schieramento sia stato definito, ora lavoriamo sui contenuti, gli italiani non ne possono più di schermaglie».

Poi, nel pomeriggio, concludendo alla Fabbrica – che, annuncia, «è già affidata all´Unione» – la giornata di lavoro dedicata all´innovazione e al rilancio delle piccole imprese, lancia un monito al ministro dell´Economia Domenico Siniscalco sul candidato alla presidenza della Rai: per la nomina «la legge richiede la maggioranza dei due terzi della commissione di vigilanza e questo a sua volta presuppone il voto favorevole dell´opposizione».


A Repubblica Radio, Prodi ha ostentato molto distacco dalle «querelle» della politica che hanno agitato il fine settimana del centrodestra: «Non credo che la politica debba essere l´affanno di cosa fanno gli altri.

Ho visto che si sono messi d´accordo, guardiamo un po´ i titoli sui giornali – dice ironico – Ecco qui: Fini chiede scusa ai colonnelli. Mi sembra un bel titolo. E poi c´è stato il discorso di Casini, che non ha portato grandi novità al quadro politico».


Però, presidente Prodi, è stato proprio Casini a dire al congresso Udc che l´Unione non è in grado di governare perché è un´accozzaglia di partiti troppo diversi tra loro.

«Mi viene da ridere. Ma Casini si rende conto di che giorni hanno passato loro? Noi non faremo la lista unica, ma stiamo costruendo un programma comune approvato da tutti. Non abbiamo bisogno di fare tutte queste commedie sul partito unico che oggi c´è e domani no. Abbiamo già deciso come si va alle elezioni. Non è l´ottimo che speravo, ma comunque una struttura che permette una politica coerente. Con le primarie esporremo le idee base del candidato, approvate insieme, che diventeranno il programma comune. Andremo con il programma comune e con il simbolo comune dell´Unione. Certo, in qualche modo sento la mancanza di un partito mio. Ma ognuno è figlio della propria storia, ed io sono arrivato in politica con l´emergenza. Ma avere un partito che possa lavorare su migliaia di persone che possano assorbire adagio una certa filosofia e nel contempo diano il proprio contributo è sempre stato il mio sogno».


Lei ha detto che gli italiani non ne possono più delle schermaglie sugli schieramenti…

«E´ così, stamattina ascoltando la rassegna stampa mi sono reso conto come, a differenza degli altri paesi europei, e sottolineo questa differenza, gli italiani siano angosciati dal problema del costo della vita e dell´occupazione. Proprio in questi giorni lavoro su questi due temi, su come ridare slancio al paese. E´ quello che io voglio mettere come priorità assoluta nel programma del centrosinistra. Lista unitaria o non lista unitaria, questo è il disegno da realizzare, se non andrà avanti oggi andrà avanti domani».


Però abbiamo davanti un anno in cui la preoccupazione delle elezioni dominerà i partiti e soprattutto il governo. Come si può evitare che questo anno passi invano?

«Bisognava andare subito alle elezioni quando si è visto chiaramente che il governo non ce la faceva più. E questo avveniva già sei-sette mesi fa, sono almeno sei mesi che questo governo non prende più alcuna decisione. Il governo sta perdendo tempo tragicamente e, da quanto ho capito, terminerà la legislatura senza prendere alcuna decisione riguardo all´economia. Mi auguro solo che non sia uno sciagurato ultimo anno in cui le spese elettorali finiranno per dare l´ultimo colpo agli equilibri finanziari del Paese».


Qualcuno dice che è l´Europa a impedirci il rilancio perché pretende il risanamento dei nostri conti. Allora secondo lei come si conciliano contabilità e competitività?

«Mi è stato detto molte volte: tu vuoi la politica dei due tempi, prima risanamento e poi ripresa. Guardate che la politica dei due tempi non è possibile, se non c´è ripresa economica rapida anche i conti pubblici vanno in malora. Il problema adesso è dedicare tutte le risorse, tutti i soldi, tutto quello che si ha a far riprendere la produzione e soprattutto le esportazioni. Quanto all´euro, ricordo che tutti lo hanno adottato. Perché allora di questi dodici paesi siamo l´ultimo».


A proposito di industria, si è sempre detto che in Italia l´economia marcia, quando marcia, grazie agli industriali e a dispetto dei politici. E gli industriali hanno sempre accreditato questa tesi. Ora, invece, sembra che chiedano sempre più insistentemente al governo di intervenire.

«Perché si sono sbagliati. Abbiamo avuto dieci anni di follia in cui dicevano che la politica industriale non serve a niente, che i governi dovevano lasciar fare agli industriali. Adesso si sono accorti che se non c´è una strategia, se non c´è un aiuto serio che non sia elemosina, se non si aiutano le imprese a fondersi, ad avere rapporti con i mercati finanziari e il sostegno delle banche, se non si sostengono le imprese nei nuovi mercati che si aprono, insomma se non c´è un sistema-Paese, allora non si riesce a fare niente. Io non ha mai ritenuto che politica industriale fosse una parola sporca e sono contento che adesso sia diventata un´opinione condivisa da tutti».


Dunque è d´accordo con Montezemolo?

«Per forza, l´ho sempre pensata così. Anzi, direi piuttosto che è Montezemolo ad essere d´accordo con me».


Gli industriali chiedono meno pressione fiscale, la gente spera nelle tante volte annunciata riduzione delle tasse. Come giudica la politica del governo?

«Ha lasciato il peso fiscale come prima, però i vantaggi li ha tolti al sistema produttivo e li ha dati alle classi più elevate di reddito. Il sistema fiscale ha aumentato la differenza tra ricchi e poveri. Sono fatti oggettivi, non giudizi. Io credo invece che dobbiamo creare un sistema fiscale che aiuti il rilancio del Paese e un´equa ridistribuzione del reddito. Quindi lotta feroce all´evasione e fare riemergere il sommerso perché il sommerso è un disonore per coloro che pagano le imposte con onestà».


L´Europa ci ha dato due anni di tempo per risanare i nostri conti. E´ un tempo sufficiente?

«Il governo ha detto brutalmente direi che per quest´anno non si farà niente, poi vedremo. Quindi il dramma del risanamento dei conti ricadrà interamente sulle spalle di chi andrà al governo l´anno prossimo».