«Non c’è ancora un orizzonte comune; non c’è ancora la Margherita che sogno: quella capace di superare gli egoismi di partito, quella capace di mettere la coalizione davanti a tutto, quella decisa a costruire davvero l’Ulivo…». I microfoni e i taccuini sono fermi laggiù, a largo del Nazareno. E ora, in corsa verso Bruxelles, Romano Prodi parla con libertà. Lo fa riconoscendo che il “faccia a faccia” con la cabina di comando della “sua” Margherita non chiarisce tutto. Non risolve ancora. «C’è da fare, c’è da fare, e le resistenze sono tante», ripete sottovoce il Professore. C’è da chiarire sulle primarie. E ci sono da superare i dubbi sulla riproposizione della lista unitaria alle prossime regionali. Insomma, le ombre sono ancora tante, ma c’è anche qualche luce. Largo Nazareno ore 11 e 13: Prodi, giacca e cravatta, lascia la roccaforte della Margherita a due passi da Piazza di Spagna. Non sorride. Parla di «discussione franca». Racconta di «passi avanti». E ne spiega uno: «La federazione cammina». Lunedì, infatti, si incontrerà il comitato esecutivo della lista unitaria (Prodi, Fassino e D’Alema, Rutelli e Parisi, Boselli, Amato e la Sbarbati) per provare a decidere «regole e organi». Ai cronisti non basta. Vogliono capire: dopo giorni di colpi bassi, il chiarimento nella Margherita è definitivo? Prodi non mente: «I chiarimenti non sono mai definitivi».
Riavvolgiamo il film della giornata. Alle 8 e 15 l’intero ufficio di presidenza è seduto in una saletta di Largo del Nazareno. Alla destra di Prodi c’è Lamberto Dini; alla sinistra Ricardo Franco Levi, il più stretto collaboratore del Professore a Bruxelles. Ci sono Castagnetti, Bordon, Franceschini, De Mita, Marini, Parisi. E c’è Rutelli che siede proprio di fronte a Prodi. C’è chi addenta una brioche, e chi sorseggia un caffè caldo. Nessuno parla del “botta e risposta” di Monopoli. Si saltano tutti i preliminari e ci si butta dopo formali strette di mano in una riunione composta e carica di inevitabile tensione. È Rutelli a prendere la parola. È l’ex sindaco a rivendicare il ruolo della Margherita. «Fi sta cedendo, dobbiamo essere pronti a intercettare quei voti», scandisce. Lo scontro sembra riaccendersi quando il confronto si ferma sulle due linee della Margherita: quella “centrista” e quella “ulivista”. Dopo Rutelli tocca a Franceschini. È duro il coordinatore. «Volete cancellare la Margherita», dice rivolto a Parisi. Il professore sassarese non indietreggia: «Io sono qui in quanto presidente federale della Margherita e in questa veste incontro Prodi».
L’intervento più lungo è di Prodi. Rilancia la federazione. E torna a bacchettare i capi di Dl. «La lista unitaria è stata un successo e invece ho sentito parlare di pareggio e anche di sconfitta… Attenti la gente ci chiede unità nella chiarezza, ci chiede coesione, ci chiede il superamento dei veti: la Margherita non può essere percepita come la forza che vuole arretrare; non può pensare di tradire 10 milioni di italiani». I minuti scorrono veloci. Prodi alle 11 lascia la riunione e due ore più tardi tocca a Rutelli confermare i passi avanti. Ripetendo quanto concordato con l’ufficio di presidenza: la Margherita è pronta lasciare che sia la federazione della lista unitaria a decidere a maggioranza sui temi di politica estera, europea e su riforme istituzionali. E aggiungendo, a sorpresa, un successivo elemento: «Chiediamo che la posizione della federazione venga espressa da una sola voce in Parlamento». Per Prodi, però, è ancora poco.