10 Gennaio 2006
Prodi rilancia “Subito il partito democratico”
Autore: Marco Marozzi
Fonte: la Repubblica
ROMA – Partito Democratico. Da costruire «subito» e «ovunque». «Acceleare». Per una svolta nella politica del centrosinistra. Romano Prodi lancia la proposta alle otto di sera del primo giorno del dopo vacanze. Sul suo sito web. Dopo due settimane di riflessioni, colloqui a distanza, mentre aumentavano le tensioni sul caso Unipol. Lo fa appena giunto a Roma, alla vigilia dell´Esecutivo della Margherita, oggi, e della Direzione Ds, domani. Due appuntamenti decisivi a cui il Professore fa giungere il suo messaggio. Su «scelte che dobbiamo prendere insieme».
Prodi vuole segnare il suo rientro con tutta la forza possibile. Per far uscire il centrosinistra da un´impasse sempre più pericolosa. Per essere lui a indicare la linea, per battere sul tempo ogni possibilità di conflitto, anche solo di gara fra Margherita e Ds. Con nella borsa sondaggi che prospettano per la prima volta la possibilità di perdere le elezioni. Per disaffezione. Ed eccolo chiamare a recuperare «l´entusiasmo delle primarie». «Dobbiamo convincere i nostri elettori ad andare a votare, spiegare quale è la nostra diversità, che non ci facciamo dettare le mosse dagli avversari». «Questo è il momento delle scelte» scrive. «Su di noi ricade una grande responsabilità, la responsabilità di vincere per governare».
Il Partito Democratico, da prospettiva per il dopo-elezioni, esplode come scenario su cui impostare la campagna elettorale. Un «soggetto politico unitario» che sia riferimento per scelte «impegnative». Si tratta di decidere come presentarsi. I sondaggi dicono che la lista unitaria dell´Ulivo alla Camera raccoglierebbe, adesso, meno voti delle liste separate Ds e Margherita al Senato. Che gli elettori faticano a capire un Ulivo dimezzato.
E allora due ipotesi sono montate. O riuscire a creare una lista unica anche al Senato, correndo tutti i rischi di una legge elettorale che «spinge alla frammentazione», ma cercando un plusvalore legato all´Ulivo. E´ la grande speranza. Oppure cavalcare dovunque la linea del «più liste per avere più voti». «Facendo comprendere, in ogni caso, che a darci una prospettiva, al di là di una legge impostaci, è una visione di unità. Sono l´Ulivo, il Partito Democratico».
L´asse – con «gruppi unici nel prossimo Parlamento» – su cui mantenere la barra di una prospettiva di un´Unione che per la riforma elettorale non potrà più essere presente nelle schede come «simbolo comune». «Questo carica di una responsabilità ancora più grande i due maggiori partiti, Ds e Margherita, partecipi di un condiviso progetto riformista».
Questo Prodi getta sul tavolo dei partiti e dice direttamente ai cittadini. Il suo intervento lo aveva in bozze partendo da Bologna. Ha parlato con Rutelli, ha atteso la sua dichiarazione sul «ci muoviamo all´unisono con Prodi e i Ds». Ha atteso la sferzata di D´Alema sull´Unipol. Poi, mentre Berlusconi si preparava al tour de force in tv, scegliendo di «parlare» prima, gli ultimi aggiustamenti in Piazza Santi Apostoli. Con Arturo Parisi, che da sempre spinge su Ulivo e Partito Democratico, Giulio Santagata, il responsabile della campagna elettorale, Ricardo Levi, il consigliere politico, Silvio Sircana, il portavoce.
«Coerenza, volontà unitaria, risposta concreta e credibile» sono le parole d´ordine del Professore. «Non posso chiudere gli occhi di fronte ai segni di disagio tra i cittadini e gli elettori del centrosinistra» scrive. Ricorda «le vicende e le polemiche di questi giorni», ma aggiunge che «altre e forse più profonde cause» sono «nello scompiglio creato dalla nuova legge elettorale». Passaggio per mostrare «la diversità fra centrosinistra e centrodestra».
Attacca «il conflitto di interessi» e «la tolleranza, addirittura la giustificazione morale dell´evasione fiscale da parte del presidente del Consiglio», «l´indifferenza della tutela dei risparmiatori». «Ridurre il costo della politica», rilancia, «limiti alle spese elettorali e per il funzionamento delle istituzioni», «accorpamento» delle elezioni in due tornate, per le politiche e le amministrative.
Poi «quattro solo autorità di controllo» (Bankitalia, Antitrust, Consob, Autorità per le reti) per una «politica che stia in campo indossando la maglia dell´arbitro e mai del giocatore». Regole nelle imprese «per impedire che i massimi dirigenti abbiano un potere che sfugge ad ogni controllo» e nelle banche «per evitare la sovrapposizione tra attività bancaria e distribuzione di titoli ai risparmiatori». «Per costruire un´Italia migliore».