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9 Giugno 2005

Prodi rilancia: intesa solo se c’è il sì all’Ulivo

Autore: Francesco Alberti
Fonte: Corriere della Sera

ROMA — Si sono sentiti per telefono, Romano Prodi e Francesco Rutelli. Una conversazione di qualche minuto che non ha però dissipato il gelo e la diffidenza che da giorni dividono i due alleati dopo lo strappo della Margherita sulla Lista dell’Ulivo, la reazione del Professore, le minacce di scissione dei prodiani e i veleni sulla leadership dell’Unione.

E’ stato l’ex premier a chiamare nel primo pomeriggio di ieri Rutelli. Una telefonata, preceduta da un’altra diretta a Piero Fassino, « per fissare l’agenda dell’Unione » fanno laconicamente sapere dall’entourage prodiano.

Solo nei prossimi giorni, e sicuramente non prima dello svolgimento del referendum sulla fecondazione assistita ( con Rutelli schierato per l’astensione e il Professore deciso invece al voto), si potranno valutare gli sviluppi di questo primo contatto tra i due leader. Le tensioni comunque restano tutte. E sulla telefonata fioccano interpretazioni alquanto differenti.

Negli ambienti vicini al presidente dei Dl, si parla di un Rutelli « dialogant e e collaborativo » , deciso a rilanciare la Federazione e le ragioni dell’unità. Un Rutelli, così almeno viene descritto, a tal punto preoccupato dall’attuale immobilismo della coalizione da affermare nel corso della conversazione con Prodi: « Romano, la gente per strada non ci chiede altro: dobbiamo uscire da questa impasse, così non si può andare avanti! » .

Da qui, l’invito al Professore a convocare al più presto un vertice, concordare una pausa di riflessione sul tormentone della Lista ulivista, concentrando le energie « su 3 4 proposte concrete che ridiano benzina alla Federazione » .

La reazione del leader dell’Unione? A dir poco gelida, a quanto trapela da chi gli è vicino. Ai suoi, l’ex presidente Ue avrebbe infatti affermato: « Senza Lista ulivista non può esistere alcun progetto politico.

E’ inutile, e pure assai poco credibile, invocare il rilancio della Federazione se poi la si amputa del suo motore principale. « No, non ci sto: io sono qui per unire le forze riformiste di questo Paese e ho intenzione di andare avanti » .

Con queste premesse, inizia oggi il percorso dell’Unione per arrivare entro l’autunno all’elaborazione del programma elettorale. Del Comitato, coordinato dal parlamentare e dirigente della Margherita Andrea Papini, fanno parte i rappre sentanti di tutti i partiti.

Prodi, pur sapendo di entrare in un campo minato, si presenta all’appuntamento con alcune idee ben piantate in testa, frutto del suo girovagare per l’Italia e dell’istruttoria svolta negli ultimi due mesi nella Fabbrica bolognese ( 14 incontri, 1600 persone coinvolte, 400 esperti, 3 milioni e mezzo di contatti sul sito).

Il nocciolo duro del programma prodiano parte dalla lotta all’evasione fiscale, per proseguire con la diminuzione del costo del lavoro attraverso la riduzione dei contributi fiscali, un massiccio piano di investimenti su scuola, innovazione e ricerca, regole e arbitri certi in tema di concorrenza e politiche a sostegno dell’industria.

In questa cornice pro grammatica spiccano due temi. Il primo è la revisione della legge Biagi sul mercato del lavoro. Discussa nella Fabbrica bolognese, la normativa ha messo tutti d’accordo nel centrosinistra: « Va cambiata » .

Se è vero infatti, si sostiene, che uno dei primi obiettivi di un eventuale governo Prodi dovrà essere la lotta al precariato, allora la legge 30 « ha fatto solo guasti » sentenzia l’ex ministro Tiziano Treu, « creando un sottobosco di lavori precari » aggiunge il ds Cesare Damiano. L’altro tema è la riduzione dei costi della politica, idea tutta prodiana che ha fatto capolino per la prima volta nel cosiddetto « manifesto di Creta » .

In concreto, significa spendere meno per il funzionamento degli organi istituzionali, delle campagne elettorali, del personale politico.

Facile populismo? « Il rischio c’è — riconosce Giulio Santagata, parlamentare della Margherita — , le resistenze saranno tante, ma vogliamo provarci… » . Ma non avete già abbastanza guai? « Ne vale la pena, crediamo.

Anche perché, nel momento in cui si chiama l’opinione pubblica a farsi carico di una situazione economica difficile, è giusto che pure il ceto politico faccia la sua parte » . E anche su questo saranno scintille.