Ci sono due Prodi e due stati d’animo di fronte all’editoriale e alla lunga inchiesta che l’ Economist ha dedicato a Berlusconi, all’uomo che «non è in condizioni di guidare il governo di nessun Paese».
C’è il presidente della Commissione Europea «imbarazzato e molto preoccupato» per il clima e le preoccupazioni diffuse nelle cancellerie del Vecchio Continente. Preoccupazioni per la prospettiva di un governo Berlusconi e che l’ Economist porta a galla con forza. Da oggi Prodi sarà più «condizionato, formale e distaccato» nei rapporti con il leader della Casa delle libertà. Ma sempre rispettoso dei ruoli, qualunque sarà quello che rivestirà Berlusconi dopo il 13 maggio – presidente del Consiglio o capo dell’opposizione – tenuto conto che Prodi guida un «governo» di unità europea sostenuto dal Ppe e dal Pse. In ogni caso «preoccupato e imbarazzato», riferiscono i prodiani del giro stretto bolognese, «come potrebbe essere un presidente austriaco della Commissione Europea se scoppiasse il caso Haider». «Da oggi in poi – aggiungono – parlerà con Berlusconi come se avesse l’avvocato accanto». E’ ovvio che una cosa del genere a Prodi non la sentirete mai dire, fin tanto che sarà a Bruxelles. In camera caritatis, invece, con i suoi interlocutori del fine settimana a Bologna, sì. Qui viene fuori anche l’altro Prodi, quello guerrigliero e non istituzionale, cioè l’ex leader dell’Ulivo e il fondatore dei Democratici. Ecco, quest’ultimo Prodi in privato dice che quegli articoli potrebbe sottoscriverli dalla prima all’ultima parola. Del resto, per lui – e non solo – l’E conomist non è la «Bibbia dei liberali, quelli veri»? Vero, presidente? Eccolo Prodi. Esce dal portoncino di casa sua con la moglie Flavia e il suo amico-consigliere economico Paolo Onofri. Via Gerusalemme è silenziosa, immersa in un tepore primaverile che dura poco a Bologna. Respira forte, assapora l’aria e sfodera un sorriso rotondo senza labbra. «Ehi, ragazzi, che fortuna vivere in un Paese che ha questo clima. Io a Bruxelles è da settembre che non vedo il sole». Presidente, l’ha letto l’ Economist su Berlusconi? «Stamattina sono arrivato da Monaco con una stanchezza che mi sentivo morto. Poi, ho fatto un’oretta di bicicletta e mi sono rimesso la testa a posto». Sì, bello, ma lei è sempre un assiduo lettore dell’ Economist ? Sorride – «non ho perso mai un numero da quando avevo i calzoni corti» -, attraversa la bellissima piazza Santo Stefano, saluta i vicini, i turisti, si infila in un vicolo – «ma questi motorini come sono posteggiati? Non potrebbero sistemarli meglio?» – e non dice una parola sulla vicenda politica del giorno, nemmeno a cavargliela con le tenaglie. Arriva a via Castiglione per la presentazione del libro di Onofri («L’economia sbloccata»), e si perde in abbracci, baci e strette di mano con quelli del Mulino e del Cattaneo. C’è il presidente dell’Iri, Piero Gnudi, e l’amministratore delegato di Unicredito, Alessandro Profumo, due compagni di governo come Paolo De Castro e Alberto Clò. C’è anche il suo ex braccio destro al governo, Arturo Parisi, il profeta dell’ulivismo, candidato nel collegio 12, quello ereditato proprio da Prodi un anno e mezzo fa. E lui, il presidente della Commissione Europea, non si nega a una passeggiata dal sapore elettorale a piazza Maggiore, nell’ora di punta dei crocchi, a fianco di Parisi, Andrea Papini – anche lui candidato dei Democratici – e Antonio La Forgia, presidente della Regione Emilia Romagna, che del Parlamento romano non ne vuole sentir parlare. Prodi non parla di politica italiana. Quello che ha da dire lo ha detto tra quattro mura, a casa sua. E’ un po’ sorpreso dell’inchiesta fatta dall’ Economist , non perché non sapesse come la pensano a Londra, piuttosto per la radicalità di certe affermazioni. Dopo la passeggiata nel cuore di Bologna, dove pochi minuti prima stava parlando Marco Pannella, l’ex presidente del Consiglio lascia gli amici e torna a casa. Gli bastano le parole che pronuncia Parisi: «Purtroppo non avevamo bisogno degli inglesi per vedere il guaio in cui ci caccia Berlusconi, che non può sfuggire dai problemi posti dall’ Economist . Impari a rispondere. Abbiamo sempre auspicato, anche nel suo interesse, che mettesse mano al suo conflitto di interessi. Un conflitto – afferma Parisi – come non se ne vede in nessuna democrazia occidentale».
In mattinata Parisi ne aveva parlato anche con Castagnetti a margine di una conferenza stampa per la Margherita. E il segretario del Ppi è convinto che il richiamo del commissario europeo Pedro Solbes sui conti italiani sia un messaggio a futura memoria. Come a dire «diciamo oggi queste cose a un governo di centrosinistra per poterlo dire dopo anche a un governo Berlusconi». E dietro Solbes ovviamente c’è Prodi che chiede all’Italia continuità nella politica economica di rigore. Lo dice presentando il libro di Onofri, pensando al programma elettorale del centrodestra. «Il risanamento va continuato. E’ un processo che non si può interrompere».