18 Ottobre 2005
Prodi: “Ora la lista unitaria”
Autore: Concita De Gregorio
Fonte: la Repubblica
ROMA – L´Ulivo, adesso. Tre su quattro dei quattro milioni e trecentomila cittadini che domenica sono andati a votare hanno segnato Prodi sulla scheda, dunque stasera Prodi si presenta in tv – per la prima volta, ufficialmente – come capo del futuro governo possibile a scandire l´agenda. Lo intervista Bruno Vespa, incalzante come non sempre gli capita.
Si vada a votare lo stesso giorno, il 9 aprile, per le amministrative le politiche e le regionali in Sicilia, dice Prodi per cominciare: «Si risparmierebbero 150 milioni euro. E´ un impegno di serietà e di controllo della spesa». Si sa che Berlusconi non ama l´election day per via del fatto che le amministrative di solito le vince il centrosinistra.
Avanti con l´Ulivo, dice Prodi subito dopo. Il vecchio Ulivo, sì. Quello naufragato tra le rivendicazioni di visibilità dei partiti e delle componenti dei partiti. La lista unica, quella che Rutelli bocciò sonoramente portando la Margherita a votare contro solo qualche mese fa. Ora però lo scenario politico è cambiato, e sta per cambiare la legge elettorale.
Ora Prodi ha avuto il 75 per cento di consensi alle primarie e in attesa di farsi «eleggere alla Camera, come un presidente del Consiglio deve essere» può andare in tv a ricordare che «il voto di domenica ci chiede unità, e sarebbe folle non leggerne il senso. Io sono in politica per unire, ho sempre fatto solo questo: l´Ulivo era il mio punto di orientamento e lo è ancora».
Pazienza se Boselli dice subito, a trasmissione in corso, che lo Sdi non farà parte della lista unitaria. «Boselli ha un congresso decisivo alle porte, lo capisco. Il problema non è: o tutti o nessuno. L´Ulivo si costruisce passo dopo passo».
Torna in mente la sua vigilia di partenza per gli Stati Uniti, quando in procinto di andare da Clinton parlava della stagione dell´Ulivo mondiale: «Quella è la rotta, presto o tardi ci arriveremo, non perdiamola mai di vista». Poi qualche punto cruciale del programma: il ritiro delle truppe dall´Iraq, subito.
La tassazione delle rendite finanziarie e oltre una certa soglia di cumulo anche dei bot. Un piano quinquennale e non elemosine per la ricerca scientifica. Una strategia di risparmio energetico e di uso delle fonti alternative che non prevede l´installazione di impianti nucleari «almeno fino a che non ci saranno diverse condizioni di sicurezza». Così la prima ora di intervista sul primo canale della tv pubblica all´indomani del voto.
Prodi arriva con i suoi assistenti e consiglieri – Silvio Sircana, Sandra Zampa, Rodolfo Brancoli e Richy Levi – accolto come al solito in cortile, alla Rai, da Bruno Vespa. Si intrattiene in camerino con Alba Parietti venuta a salutarlo. Belpietro del Giornale e Orfeo del Mattino sono i direttori che lo intervistano, insieme al corrispondente da Roma di Le Figaro.
Ci sono anche Mannheimer e Angeletti della Uil, il vicepresidente di Confindustria Pistorio, Della Valle in collegamento per lui notturno da Singapore. Sul maxischermo c´è scritto “oltre quattro milioni di elettori”, Prodi dice «non me l´aspettavo: stimavo fra i seicentomila e il milione, e speravo in un sessanta per cento di consensi.
Immaginavo una maggiore frammentazione fra i votanti». Anche Bertinotti sperava. «È chiaro che la gente dice: non sono contro i partiti ma voglio qualcosa di più». L´Ulivo, ecco. Anche se – segnala subito Vespa, che chiede lumi «all´amico di Mastella Della Valle» – ci sarebbe appunto il problema dell´Udeur: Della Valle media e sorride, «sono due persone intelligenti che si stimano troveranno certo il modo di chiarirsi», anche Prodi sorride e inclinando al testa dice con Mastella «sarò clemente».
E´ «un uomo di teatro, ha ottenuto il risultato di stare tutti i giorni nei tg», e comunque la sua affermazione personale non è da sottovalutare. Nel merito del programma di governo, ancora. Angeletti gli chiede se sia possibile detassare gli aumenti contrattuali per tre anni: portare più soldi in busta paga nei prossimi contratti, insomma. Prodi risponde che sì, in teoria è possibile, «bisogna vedere in quali condizioni questo governo lascerà i conti».
“Prodi stravince”, si legge ora nella scritta alle spalle dell´ospite, a Vespa non sfugge che l´entità della vittoria del Professore può preoccupare più d´uno nella sua stessa coalizione. Gli chiede se pensa di scrivere il programma da solo, lui risponde che ci sono dodici commissioni e quattrocento persone al lavoro ma certo «la responsabilità della sintesi adesso, dopo le primarie, è mia».
Belpietro incalza sul nucleare, vuol sapere se si faranno o no le centrali come in Francia. «Ero favorevole al nucleare, in origine, poi c´è stata Chernobyl. Tranne la Francia e la Finlandia tutti gli altri paesi hanno tolto le centrali: finché non ci saranno diverse condizioni di sicurezza no, niente nucleare.
Questo non vuol dire non investire nella ricerca: al contrario, più soldi alla ricerca per arrivare più in fretta all´obiettivo sperato». Bertinotti, intervistato, sulla lista unitaria dice che «il risultato delle primarie parla di unità nella diversità». È una risposta vaga ma si vede che Prodi è già soddisfatto così.
Farà la sua lista personale se non dovesse riuscire a comporre una lista dell´Ulivo?, gli chiede Vespa. No, niente lista Prodi. «Non ho una seconda linea di difesa. Per ora penso all´Ulivo e basta: le liste personali se non hanno un obiettivo non hanno neppure capacità di coesione».
D´altra parte bisognerà tener conto della nuova legge elettorale sulla quale, annuncia il Professore, non ci sarà nessuna trattativa neppure al Senato. L´idea di Fassino è tramontata con le dimissioni di Follini. Visto che tenuta sulla riforma elettorale, la Casa delle libertà, alla Camera?, gli fa osservare Vespa.
«Quando ho letto il testo della legge ho capito che era una bomba: studiata per dare qualcosa a ciascuno di loro, un testo demoniaco…». Però certo, sulle quote per le donne si dovrà intervenire. Nella prossima legislatura: «Io sono contrario alle quote, ma sono necessarie: la mancata presenza delle donne in Parlamento è un disastro per la democrazia».
E se Berlusconi facesse un passo indietro, se non fosse lui il candidato premier? «Non lo farà. Se Berlusconi fa un passo indietro cade in un buco».