ROMA — Il palco è lo stesso da cui nel 2001 Silvio Berlusconi versò una lacrima evocando la « traversata nel deserto » , ma gli attori sono cambiati.
Ora in scena c’è Romano Prodi che al teatro Brancaccio è venuto a firmare l’atto di nascita del nuovo Ulivo e ad aprire le ostilità col Cavaliere: « Dobbiamo dire no, tre volte no all’attacco della Costituzione. Quella riforma è sbagliata, confusa, sciagurata » . La traversata del Professore è finita, la pianta dell’unità ha messo « nuove foglie » e promette « nuovi frutti » .
« Oggi si compie una nuova tappa del nostro cammino, cominciato dieci anni fa — inizia Prodi — . E voglio ringraziare Arturo Parisi, che più di tutti ha lavorato perché questo sogno diventasse un progetto » . L’alter ego di Prodi è in prima fila, tra due signori che la storia recente aveva archiviato come nemici dell’Ulivo. Ma ora Massimo D’Alema batte colpetti sulla spalla di Parisi e Franco Marini si prende la sua parte: « Artù, hai visto quanta strada abbiamo fatto? » .
Nasce così la federazione tra Ds, Margherita, Sdi e Repubblicani. Tanti omaggi a Ciampi, tante felci ma nemmeno un rametto d’ulivo, tante bandiere verdi ripiegate sulle ginocchia e appena due stendardi ulivisti che si alzano timidi sulle note della Canzone popolare . Pietro Scoppola inciampa, Piero Marrazzo legge emozionato e scambia il mattino per la sera, l’attore Luca Zingaretti figura per errore nel consiglio federale al posto del fratello Nicola. Walter Veltroni va via presto, Lilli Gruber non è venuta e Giuliano Amato nemmeno.
« La giornata — dirà Parisi — è storica » , ma i mille in platea non lo avvertono e solo quando Prodi passa la penna ai quattro segretari perché verghino lo statuto, il clima si scalda un po’. Enrico Boselli e Luciana Sbarbati han portato la claque , Piero Fassino ha riempito il teatro e così l’applauso più tiepido tocca a Rutelli con tre sparuti fischi. Ma anche al leader della Margherita va il grazie di Prodi per il nuovo Ulivo che mette radici e che non è « un semplice patto tra partiti » , ma « un nuovo soggetto stabile dotato di propri organi e competenze » . Aver ceduto sovranità su politica estera, europea e istituzioni è « un inizio forte » riconosce il Professore, ma « seguiranno altre cessioni di sovranità » . Rutelli è irrequieto, siede in pizzo alla sedia ed è chiaro che Prodi già rilancia, già tesse la tela del partito unico.
Era stato Boselli a preparare il terreno tra gli applausi: « Oggi nasce la prima forza politica italiana.
Essere federati è un vincolo politico » .
Dietro le quinte l’insediamento del Consiglio federale, che all’unanimità ha eletto Prodi presidente. Con qualche malumore per le nomine al vertice.
Amato è rimasto fuori dalla cabina di regia e ora Prodi cerca una toppa per il buco: a norma di statuto il presidente può invitare alle riunioni « personalità istituzionali dell’Ulivo » , ma se Amato è un ex premier anche Dini e De Mita lo sono e così il Dottor Sottile potrebbe entrare come presidente di Italianieuropei. Fuori resterà Enrico Morando, cui nottetempo Fassino ha preferito Antonio Bassolino. Freddezza e tre fischi per Rutelli Malumore sulle nomine, Amato resta fuori dalla cabina di regia