«Ripeto, attenzione: con Rifondazione la coalizione scivolerà ancora più a sinistra e l’appeal verso i voti moderati verrà meno. Ripeto, attenzione…». A quel secondo avvertimento Lamberto Dini viene fermato da un cenno della mano di Romano Prodi. «Non si può prescindere da Rifondazione», ripete il Professore davanti allo stato maggiore della Margherita riunito lunedì mattina a largo del Nazareno. Molti annuiscono: Marini, Bordon, Franceschini. Anche Rutelli sa che Prodi ha ragione. Anche l’ex sindaco di Roma capisce che la strada è obbligata: se nel 2006 il centrosinistra dovesse vincere, Rifondazione comunista farà parte del governo.
È Prodi il regista dell’operazione. È lui, il presidente della Commissione europea, a sottolineare il cammino fatto da Bertinotti. A raccontare, nel suo ultimo volo tra Roma e Bruxelles, di un leader politico e di un alleato diverso. «Non si può chiudere gli occhi davanti al percorso di Fausto. Pensate al suo sì alle primarie: così ha accettato le regole della coalizione e ha detto sì alla logica che si decide a maggioranza. Pensate alla sua disponibilità a discutere di pensioni: abbiamo parlato e ci siamo trovati. E poi avete letto la sua ultima intervista: Fausto non ha pensato al ritiro, ha pensato alle nostre volontarie nelle mani dei terroristi». Chi siede davanti a Prodi prova a frenarlo. Prova a ricordargli il passato: nell’ottobre del ’98 fu Bertinotti a staccare la spina… Prodi scuote la testa: «È storia passata. Voglio credere che sia storia passata. Oggi Bertinotti sta lavorando per trasformare Rifondazione comunista da forza antagonista a forza responsabile. Sì, a forza di governo».
Nell’agenda privata del Professore ci sono due date segnate con pennarello rosso e a fianco di quelle date poche righe a penna per ricordare: lunedì 21 settembre festa di Liberazione e “faccia a faccia” con Bertinotti; sabato 3 e domenica 4 ottobre congresso dell’Italia dei Valori. Il presidente della Commissione non p arla di Antonio Di Pietro, non racconta il suo imbarazzo quando alla vigilia del voto europeo i big della Margherita decisero di chiudergli la porta della lista unitaria. Ma con Tonino parla, eccome. E l’ex senatore del Mugello racconta il patto: «Il 3 ottobre ufficializzeremo il nostro ingresso nell’Ulivo». E i veti della Margherita? E i dubbi dello Sdi? «Se dovessero permanere, sarà un ingresso deciso unilateralmente. Insomma, vogliano o non vogliano, noi nell’Ulivo entriamo e, questa volta, Romano Prodi sarà al nostro fianco per sostenere e avallare la nostra scelta».
Non sorprende il doppio passo di Prodi. Non sorprende la ferma volontà del Candidato di arrivare a una «coalizione larga, coesa. Capace di non escludere, e anzi di aprirsi». È questa la mission di Prodi, «una coalizione larga da Bertinotti a Mastella»; e il primo vero obiettivo dovrebbe essere un vertice (sarà la seconda metà di ottobre?) con tutti i leader del centrosinistra. Da Bertinotti a Mastella? Il leader dell’Udeur parla e sorprende: «Il problema non è Bertinotti, è semmai la parte che non lo seguirà. Fausto cammina deciso e la sua evoluzione politica va valutata e apprezzata, ma gli altri?». Mastella potrebbe fermarsi qui, ma un consiglio a Bertinotti non rinuncia a darlo: «Non restare invischiato nell’equivoco». Perplessità comprensibili: sia quelle di Mastella, sia quelle dell’entourage di Prodi. «Attento Romano, Bertinotti punta su di te solo perché con te alla guida della coalizione gli si apre uno spazio politico a sinistra… Attento Romano nel ’98…». Prodi sa che gli esami per Rifondazione non sono finiti. Sa che il percorso è cominciato, ma l’intesa è ancora da perfezionare. Ma sa anche che non ci sono alternative. «Nel 2006 si governa insieme. L’ipotesi di un nuovo patto di desistenza non è nemmeno da prendere in considerazione». Di Pietro sottoscrive: «Sì, è un’ipotesi fuori luogo e fuori tempo. Noi e il Prc siamo pronti a governare».